Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 29 Venerdì calendario

GINZBURG STRONCA MORAVIA, BASSANI E STANGA PAVESE


Con libro poco frequentato di Natalia Ginzburg, di cui quest’anno cade il centenario della nascita, si intitola Vita immaginaria e uscì da Mondadori nel ’74 con un risvolto firmato da Cesare Garboli. Libro minore in apparenza (è una raccolta di articoli) si rivela invece prezioso per conoscere i gusti letterari della scrittrice che non esitava mai a dichiarare il suo amore pieno (per esempio per Biagio Marin, Antonio Delfini, Bergman, Fellini) o il suo netto dissenso. Non le piace Io e lui di Moravia, cui vuole molto bene e che frequenta. Non riesce a dirglielo di persona ma lo scrive si un giornale: «Il suo libro lo e lui non lo trovo comico. Non lo trovo nemmeno tragico. Non mi piace... mi sembra scritto non da lui, ma dalla sua immagine pubblica».
Delle poesie di Giorgio Bassani (altro amico da molti anni) raccolte sotto il titolo Epitaffio scrive tout court «non mi piacciono perché mi sembrano piene di soddisfazione» che, aggiunge, con la felicità non ha nulla a che vedere. Trova pessimo lo spettacolo su Pavese firmato da Lajolo e Fabbri in scena al Valle di Roma dopo che lo Stabile di Torino lo ha rifiutato. Il vizio assurdo, decreta, è una commedia orribile e Pavese vi appare come un deficiente.
La Ginzburg non usa mai il linguaggio della critica: il suo dettato è addirittura elementare e forse proprio per questo i suoi giudizi appaiono limpidi come l’acqua.