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 2016  luglio 29 Venerdì calendario

SPOSARE ONLINE I JOHADISTI SI PUO’

Le nozze via Internet con un pakistano sono valide: così ha deciso la Cassazione, invitando i Comuni a registrare in Italia i matrimoni celebrati rispettando le normative dei Paesi esteri che hanno ospitato l’unione, aprendo così la strada a pericolosi ricongiungimenti. Il problema era stato sollevato da una ragazza italiana che nel 2012 aveva chiesto al Comune di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, di trascrivere le «nozze telematiche». Il giorno del matrimonio, la romagnola si era collegata a Internet, via Skipe, alla presenza di due testimoni, mentre lo sposo era presente alla celebrazione officiata dall’autorità pakistana e che sanciva l’unione a distanza. Il giorno successivo, l’atto era stato regolarmente registrato in Pakistan, mentre in Italia erano iniziati i problemi, visto che il nostro ordinamento non reputa valido un matrimonio del genere e l’ufficiale di stato civile aveva detto «no». Quattro anni fa la ragazza si era rivolta al tribunale, vincendo. Il giudice aveva ritenuta valida l’unione perché «celebrata secondo le modalità e nelle forme previste dalla legge pakistana». Il Ministero dell’Interno, cogliendo la pericolosità della questione, si era opposto in Appello, incassando però un secondo giudizio negativo: la ragazza ha «espresso il proprio libero consenso» alle nozze «seppur a distanza», aveva stabilito la Corte. Il 25 luglio è intervenuta la Cassazione: con la sentenza 15343 della prima sezione civile, anche gli Ermellini hanno detto «sì» alle nozze online. «Se l’atto matrimoniale è valido per l’ordinamento straniero, in quanto da esso considerato idoneo a rappresentare il consenso matrimoniale in modo consapevole, esso non può ritenersi contrastante con l’ordine pubblico solo perché celebrato in forma non prevista dall’ordinamento italiano».