Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 29 Venerdì calendario

MEDIASET: FAREMO CAUSA A VIVENDI

Il consiglio di amministrazione di Mediaset risponde a muso duro alla proposta di Vincent Bollorè di modificare gli accordi su Premium: è «irricevibile». E dà mandato ai vertici di «adottare tutte le opportune azioni finalizzate ad ottenere l’adempimento del contratto da parte di Vivendi». In caso che nulla dovesse accadere il mandato è di «agire in sede civile ed eventualmente anche penale a tutela degli interessi della società», si valutano turbative di mercato. Anche da Parigi si evocano toghe e tribunali, con Vivendi che, parola di un portavoce, «non accetta di essere accusata di non onorare i contratti» e «si riserva ogni azione per tutelare la sua onorabilità», compresa una causa per diffamazione.
Mentre gli avvocati si scaldano a bordo campo, le diplomazie giocano la partita. Le ultime ricostruzioni della crisi tra Mediaset e Vivendi fanno risalire il tutto a maggio, un mese dopo la firma del contratto vincolante, quando il gruppo presieduto da Bollorè dà incarico a una società di revisione, la Deloitte, di fare una valutazione aggiornata delle sue partecipate. Deloitte esamina anche il business plan di Mediaset Premium (che negli ultimi tre trimestri ha sempre perso meno delle stime), il piano che Vivendi aveva già accettato dopo averlo rinegoziato, chiedendo di aggiungere 120 milioni di cassa. I revisori ritengono però che nel 2019/2020 le perdite saranno maggiori rispetto alle previsioni di Mediaset: circa 200 milioni all’anno. In più ci saranno 800 milioni da sborsare per le nuove aste del calcio. E segnalano a Bolloré che, a questo punto, occorrerà svalutare da subito il nuovo acquisto per l’intero prezzo, circa 750 milioni. Piccolo problema: Bollorè è già alle prese con 450 milioni di perdite di Canal Plus, che perderà altri 300 quest’anno. In Telecom deve affrontare una discesa dei corsi che gli costa quasi un miliardo e mezzo, altri grattacapi arrivano da Gameloft, l’ultima Opa fatta. Solo Universal Music dà qualche sollievo. A Parigi sanno perfettamente che il contratto è blindato, ma tentano il colpo grosso. Partono diverse mail fin da maggio. E si comincia a discutere. Due settimane fa, a pranzo a Cologno Monzese, si vedono l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, Tarak Ben Ammar (componente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, da sempre vicino anche a Berlusconi) si incontrano con l’ad Mediaset Pier Silvio Berlusconi, il numero uno di Fininvest Marina Berlusconi e il direttore finanziario del Biscione, Marco Giordani. E già si discute di come si può affrontare il problema. Giovedì scorso è Pier Silvio, sempre accompagnato da Giordani, a volare a Parigi, per un pranzo nella sede di Vivendi, dove si incontra con Vincent Bollorè, de Puyfontaine e Ben Ammar.
Le soluzioni? La nuova offerta di Parigi di prendere solo il 20% di Premium e con un prestito convertendo il 15% di Mediaset non passerà mai. Il contratto «è ancora valido e vincolante - ripete anche ieri Giordani agli analisti -: faremo di tutto per renderlo operativo. Non c’è un “piano B”, quando si firma si firma». Ci potrebbe essere una declinazione differente del “piano A”, per salvare il senso industriale dell’operazione. Vivendi dovrà scendere a più miti consigli, proponendo, per esempio, di acquisire sulle prime il 50% di Premium per rilevarla solo al raggiungimento del pareggio. Aumentando lo scambio del capitale al 7%, perché il 3,5% che Mediaset avrà in Vivendi tra 18 mesi varrà il doppio in termini di diritti di voto. Basterà? In casa Mediaset - a cui le spese per il contratto con Vivendi costano un rosso nel semestre da 27,8 milioni - guardano tutto con sospetto, incluso il 5% recentemente acquistato dall’americana Lazard Am. Temono che Bolloré possa riservare altre sorprese.