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 2016  luglio 28 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL PAPA A CRACOVIA REPUBBLICA.IT Il cammino del popolo polacco "ha superato, nell’unità, tanti momenti duri"

APPUNTI PER GAZZETTA - IL PAPA A CRACOVIA REPUBBLICA.IT Il cammino del popolo polacco "ha superato, nell’unità, tanti momenti duri". E oggi la Madonna nera di Jasna Gora "infonda il desiderio di andare oltre i torti e le ferite del passato e di creare comunione con tutti, senza mai cedere alla tentazione di isolarsi e di imporsi". E’ l’invocazione commossa di Papa Francesco nel santuario di Czestochowa. Il cammino del popolo polacco "ha superato, nell’unità, tanti momenti duri", ha detto Bergoglio e oggi la Madonna nera "infonda il desiderio di andare oltre i torti e le ferite del passato, e di creare comunione con tutti". LEGGI ANCHE Adam Michnik: "La Polonia oggi sfiora la dittatura, qui Francesco sfida la xenofobia" Il Papa ha celebrato la messa davanti a una folla immensa ben oltre i 300 mila previsti per questo appuntamento speciale nell’ambito della 31esima Giornata mondiale della gioventù. Durante la funzione un piccolo incidente: Papa Francesco è inciampato mentre incensava l’altare all’esterno del santuario di Czestochowa. Si è subito rialzato con l’aiuto dei cerimonieri e ha ripreso immediatamente il rito senza problemi. Polonia, la veste tradisce. Papa Francesco inciampa e cade Navigazione per la galleria fotografica 1 di 12 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Papa Francesco successivamente ha lasciato Czestochowa in elicottero per fare rientro a Cracovia. La folla immensa che era nella spianata, circa mezzo milione di persone, tra le quali aveva compiuto un lungo giro in jeep scoperta prima della messa, ha potuto poi salutarlo di nuovo con un lungo applauso mentre il velivolo sorvolava la spianata gremita. Polonia, la grande attesa per papa Francesco Navigazione per la galleria fotografica 1 di 27 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Il Papa al santuario ha donato una rosa d’argento alla Madonna Nera, un dono esclusivo dei Pontefici in visita ai santuari mariani. L’oggetto è d’argento ed è composto dalla base in marmo rosa, sormontato da un vaso in argento con lo stemma papale, da cui partono i rami con tre rose e foglie. Prima di raggiungere Czestochowa, papa Francesco, a sorpresa, ha fatto visita in ospedale all’arcivescovo emerito di Cracovia, cardinale Franciszek Macharski. Macharski, 89 anni, è stato il primo successore di Karol Wojtyla sulla cattedra di Cracovia, dove ora siede il cardinale Stanislao Dziwisz. Al momento dell’elezione di Giovanni Paolo II, nel 1978, era rettore del seminario e la sua fu la prima nomina fatta dal nuovo Papa. Francesco è stato a pranzo nell’episcopio e poi in tram al Parco di Blonie, per la cerimonia di accoglienza alla quale parteciperanno 6 o 700 mila giovani di 178 Paesi e circa mille vescovi, tra i quali 139 italiani. I prati di Blonia sono un’area di 48 ettari che nei primi del ’900 era adibita a zona di pascolo e sosta per gruppi itineranti di rom. Qui nel 2002 Giovanni Paolo II celebrò una messa con un record di presenze: due milioni e mezzo di persone. Tra le bandiere che sventolano per le strade di Cracovia, a festeggiare la 31esima giornata mondiale della gioventù, ci sono anche quelle che non ci si aspetterebbe, come le bandiere cinesi. "Veniamo da Hong Kong, abbiamo fatto 14 ore di viaggio per arrivare qui, fermandoci a Mosca" ha detto una suora volontaria che accompagna un gruppo di adolescenti alla Gmg polacca, in mano hanno le bandiere della regione speciale di Hong Kong, ma anche quelle cinesi. "Siamo molti. Non ancora così numerosi come gli altri gruppi, ma aumentiamo di volta in volta. La speranza è quella di vedere papa Francesco in piazza Tienanmen a Pechino il prima possibile, sarebbe un messaggio fortissimo. Non abbiamo paura, neanche in questo momento di tensione - ha aggiunto la religiosa - è tutto nelle mani di Dio, ma ci aiuterà perché siamo venuti ad ascoltare il nostro Papa". Intanto tra i giovani della Gmg di Cracovia spopola una particolare app: si chiama chiama Getcerti e consente di scattare un selfie accanto a una foto predefinita di Papa Francesco e di ottenere un ’certificato’ virtuale della partecipazione alle giornate. Decine di ragazzi distribuiscono per le strade i volantini per le istruzioni. In centro è stata anche allestita una postazione con Wi-Fi libero per visualizzare i propri ’selfie con il Papa’ su uno schermo led. PARLA MICHNIK "La Polonia oggi è una dittatura di velluto. La vera sfida da affrontare è quella di resistere alle spinte autoritarie e xenofobe. Questa è anche la sfida di Papa Francesco: pure nella Chiesa polacca, è ancora forte il richiamo della paura e dell’intolleranza. Dobbiamo lottare per non tornare a tempi bui". Adam Michnik fu la coscienza laica di Solidarnosc ed è direttore del quotidiano Gazeta Wyborcza. Ieri come oggi, è l’intellettuale anti-regime della Polonia. Wojtyla fu l’uomo-culto di una Polonia che alzava la voce contro il regime comunista. Ma quale Polonia accoglie oggi Papa Francesco? "Una Polonia molto diversa, che sta affrontando una prova cruciale. Nella società polacca persistono tendenze autoritarie che hanno molto a che fare con le politiche adottate dal governo. Lo stesso problema affligge anche la Chiesa cattolica polacca: sembra predominare l’intolleranza e la linea del reverendo Rydzyk, ben diversa dallo spirito di Wojtyla. Ovviamente esistono anche altre tendenze, ma vengono marginalizzate". C’è quindi una forte divergenza tra le posizioni di Bergoglio e quelle più conservatrici della Chiesa polacca? "Da osservatore esterno ho l’impressione che la Chiesa polacca oggi somigli a una fortezza assediata: parla il linguaggio della paura e dell’esclusione, esclude chi la pensa diversamente. Un esempio? Il bavaglio messo a sacerdoti scomodi". Papa Francesco è l’uomo che farà breccia in questa fortezza? "Giovanni Paolo II ci invitò a non avere paura, a seguire la verità per raggiungere la libertà. Allo stesso modo, Francesco ci dice oggi di non avere paura: fa appello ai valori del coraggio e del pluralismo". Bergoglio ha evocato più volte l’Europa dell’accoglienza. Ma sul tema dei migranti la sua Polonia sembra più vicina alle posizioni di chiusura di paesi dell’Est come l’Ungheria. "Su questo, il nostro episcopato, almeno a parole, ha espresso vicinanza alle parole di Papa Francesco. Un discorso a parte va fatto per il governo, che invece alimenta nei cittadini l’ansia, la xenofobia, la paura, l’intolleranza". Un giudizio duro sulle politiche del suo governo su questo tema. "Quando il leader di una formazione di governo mette in guardia la popolazione dalle "malattie" che possono portare i rifugiati, i fatti parlano da sé. "Stupreranno le vostre donne", "accoglierli significa far entrare qui i terroristi": questo è il linguaggio scelto dal governo per parlare di migranti. Questo linguaggio richiama i tempi più bui del Novecento. A tutto ciò dobbiamo dire chiaramente no. I polacchi sono stati una nazione di profughi, non possono comportarsi oggi come fossero i padroni di piantagioni che difendono la schiavitù". Ieri la Commissione europea ha ribadito le sue preoccupazioni sulle condizioni di salute dello Stato di diritto in Polonia. Ha minacciato sanzioni contro il suo paese. Cosa c’è in gioco? "Le scelte del governo rischiano davvero di trasformare una democrazia in un regime autoritario. Per ora siamo una dittatura di velluto, ma la Storia insegna che si rischia di passare a forme più brutali. Ringrazio Bruxelles per aver parlato la lingua della verità". Euroscetticismo, muri e riforme che lei giudica preoccupanti. Una Polonia che si chiude in se stessa: è davvero così che vede il futuro? "Vedo il presente, e le direzioni che stiamo prendendo, nel modo peggiore possibile. Ma sono anche convinto che questo momento passerà: è come una malattia, possiamo sconfiggerla. Il nostro futuro è quello di un paese democratico, tollerante. Un membro dell’Ue europea a pieno diritto". REPUBBLICA.IT "Addolorati, ma non spaventati e sempre più uniti nella preghiera". E’ quasi unanime la risposta dei giovani cattolici presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Al di là delle sigle di tutto il variopinto associazionismo cattolico, alle violenze terroristiche - l’ultima, l’assassinio sull’altare del parroco della chiesetta di Rouen, in Francia - i teanager cattolici reagiscono invocando "pace, dialogo, accoglienza", ma anche "opere di prevenzione più concrete e mirate". "Potrà sembrare un paradosso - spiega ad esempio, Gioele Anni, segretario del Movimento studentesco dell’Azione cattolica italiana, "ma qui, alla Gmg di Cracovia, non c’è clima di paura. I ragazzi, malgrado le notizie di attentati terroristici che ci arrivano dai media, non stanno rinunziando al senso di festa e di comunione che da sempre contraddistingue i raduni mondiali dei cattolici. Ed è giusto che sia così - specifica il segretario degli studenti di Azione cattolica - perché, pur con la tristezza e le preoccupazioni causate da quanto sta succedendo, cedere alla paura e rinunziare ai nostri momenti di festa e di aggregazione sarebbe il regalo più grande che si possa fare ai terroristi". "Qui a Cracovia siamo arrivati da tutto il mondo ed il clima che ci accomuna, al di là di nazionalità, tradizioni, culture, è sempre di unione e di fratellanza, e nessun terrorista ci costringerà a rinunciarci", aggiunge Lucia Colombo, vice presidente del Movimento giovanile dell’Azione cattolica. "Certamente siamo addolorati per quanto sta succedendo, ma non spaventati o intimoriti. Ce lo chiede ripetutamente papa Francesco, che ci ha definiti ’speranza del futurò e nel suo primo interventi a Cracovia ha ribadito ancora una volta l’obbligo dell’accoglienza per chi scappa da guerre e persecuzioni. E noi lo abbiamo preso sul serio, malgrado gli attentati terroristici", specifica Lucia Colombo rilanciando, in sostanza, la linea operativa-pastorale emersa al Forum internazionale dell’Azione cattolica riunito martedì scorso nella chiesa dei domenicani, intorno alle spoglie del beato Pier Giorgio Frassati. La voce del Vicariato. Analoghi sentimenti, pensieri e parole che don Walter Insero, portavoce del cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, punto di riferimento dei giovani romani arrivati a Cracovia, di fronte al parroco martire di Rouen e alle vittime di tutti i terrorismi, sintetizza con espressioni di "tristezza, sgomento, ma non di rassegnazione, indicando nella preghiera l’unica arma con cui contrastare gli attentati, senza offuscare lo spirito della Gmg". "E’ vero, niente finora ha scalfito il clima di accoglienza, comunione e fratellanza che contraddistingue questa Gmg", fa eco don Silvestro Sowizdrzal, responsabile dei giovani Orionini intervenuti a Cracovia, che ricorda pure "il fermo invito che ci è stato fatto dal cardinale Stanislao Dziwicsz, storico segretario di Giovanni Paolo II, a rispondere alle violenze ed agli attentati con la pace e l’accoglienza. Vale a dire proprio i valori fondanti dell’insegnamento di papa Wojtyla. Senza tuttavia dimenticare che di fronte a un terrorismo così aggressivo occorrono comunque risposte più ferme e mirate da parte delle autorità". "Ma noi da cristiani non rinunceremo mai a rispondere al male e alla violenza con la preghiera e l’amicizia, facendo leva sul bene che sta dentro di noi e al bisogno di gioia a cui tutti noi puntiamo", assicura Rolando Reda, giovane Orionino albanese. "Pregare per la pace è la cosa più giusta da fare di fronte a tanta violenza", aggiunge Anisa Muka, altra giovane Orionina albanese. Ma "in un momento in cui l’unico sentimento che accomuna ognuno di noi è il terrore, ciò che più spaventa è - confida Beatrice, giovane esponente della Acli presente a Cracovia - è che non si teme qualcosa, ma si ha paura dell’altro. Viviamo, ci muoviamo osservando e giuardandoci intorno sempre con sospetto, ci hanno mostrato che pur non volendo un prototimo di ’terroristà è così chiunque ne abbia qualche caratteristica e lo richiami alla nostra mente subuto, ci spaventa e ci sentiamo in dovere di allontanarlo. Tutto questo non ci sta permettendo di ’vivere’.". Ma proprio per questo - puntualizza la giovane aclista - "la gmg rappresenta sicuramentre un momento di unione, o forse meglio di ri-unione, proprio perché a partire dai giovani che saranno tutti diversi tra loro per tradizioni, cultura, potrà essere un punto di partenza per restituire serenità a tutti noi e a ricreare un sentimento di unione e non di esclusione dell’altro". Una preghiera per tutti i conflitti. "Ogni giorno giungono immagini di guerra e notizie di attentati terroristici, davanti a cui non vogliamo restare indifferenti: ricorderemo, uno per uno, tutti i conflitti che insanguinano il mondo" a partire dal parroco di Rouen massacrato nella sua chiesa, fanno sapere i giovani della Comunità di Sant’Egidio presenti a Cracovia. Il rito - spiega Massimiliano Signifredi, responsabile dei giovani della S.Egidio intervenuti alla Gmg - si terrà con una speciale Preghiera per la Pace la sera di mercoledì 27 luglio nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes, in ulica Misjonarska 37, a poche centinaia di metri dal parco di B?onia, con l’intervento dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi. Oltre ai rifugiati siriani saranno presenti anche giovani provenienti da altre aree difficili del mondo, come l’Ucraina e il Pakistan. E domani una delegazione della S.Egidio interverrà alla Via Crucis con papa Francesco. "Va bene indignarsi per le violenze, avere pietà e misericordia per le vittime innocenti, ma è tempo ormai di puntare a gettare le basi per la nascita di una Europa non più dei padri ma dei figli, una Europa capace di ascoltare gli aneliti di pace, fratellanza, convivenza e accoglienza che arrivano dalle giovani generazioni che purtroppo gli adulti fanno ancora fatica ad ascoltare e a prendere in seria considerazione", avverte lo storico Marco Impagliazzo, che della stessa Comunità di S.Egidio è presidente. Cristiani perseguitati e chiese distrutte. Di "un nuovo chiaro attacco alla libertà religiosa ed un chiaro esempio di odio anticristiano" parla, invece, Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, presente a Cracovia con propri giovani inseriti nelle formazioni diocesane. Una violenza definita "vera e propria barbarie, davanti alla quale non possiamo indignarci soltanto in drammatiche occasioni", specifica Monteduro, ricordando come già negli ultimi anni sempre più chiese e simboli cristiani siano stati attaccati, distrutti e profanati in Francia, ma anche "in Medio Oriente, dove alla distruzione dei luoghi di culto seguono crimini violenti ai danni dei sacerdoti e dei fedeli". "La persecuzione dei cristiani, come abbiamo visto in Francia, non è lontana da casa nostra - afferma il direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre - Iniziamo a ribellarci, in primis la comunità internazionale, contrastando la decristianizzazione che da tempo dilaga in Europa. È anche la mancata difesa della nostra fede a renderci maggiormente vulnerabili".