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 2016  luglio 27 Mercoledì calendario

LA RIVOLUZIONE DEI CONTENUTI

Le vicende dei grandi gruppi economici passano giustamente in secondo piano di fronte alle terrificanti e raccapriccianti notizie, di natura sociale e politica che giungono da ogni parte del mondo, e in particolare dall’Europa.
Eppure, in un certo senso, si tratta di due facce della stessa medaglia: entrambe segnalano un rapidissimo e tempestoso mutamento strutturale del mondo, favorito o determinato, in parte non piccola, da nuove tecnologie.
Sarebbe quindi errato ridurre il contrasto tra l’impresa francese Vivendi di nobili ascendenze (la società originaria venne creata da Napoleone III nel 1853 e si è sempre occupata di «reti pubbliche», a cominciare dall’acqua) e l’italiana Mediaset a una schermaglia tradizionale del capitalismo: da un lato il finanziere-industriale francese Vincent Bolloré, con una forte presenza nel mondo delle telecomunicazioni e principale azionista di Telecom Italia, dall’altro la famiglia Berlusconi, principale azionista di Fininvest e della sua controllata Mediaset, in lizza per una maggiore o minore «fetta» di mercato o di potere economico in un contesto assestato.
La contesa attuale si svolge invece nel bel mezzo di una battaglia globale di carattere economico-tecnologico. Tale battaglia nasce dal contrasto tra il sistema di telecomunicazioni basato sulle reti fisse e mobili tradizionali e le comunicazioni prevalentemente mediante Internet, simboleggiate dagli «smartphones». Il futuro sarà sempre più lontano dai telefoni e dai programmi televisivi tradizionali, ai quali siamo stati abituati fino a pochissimi anni fa. I principali prodotti informatici saranno fruibili in parte in tempo reale sugli «smartphones», in parte al momento più opportuno per l’acquirente (è il caso della televisione su domanda).
Ecco allora i colossi delle telecomunicazioni non solo cercare di migliorare il «contenitore» (di qui nasce l’interesse di Vivendi per Telecom Italia) ma anche di riempirlo di «contenuto». Bolloré vorrebbe che Mediaset diventasse un importante fornitore di contenuto per la rete Vivendi, in un mercato europeo o globale; e, in tempi più o meno rapidi e in maniera più o meno velata, ne vorrebbe il controllo.
È significativo, in questo contesto, che, poche ore prima della «proposta di modifica» degli accordi Vivendi-Mediaset avanzata dai francesi, negli Stati Uniti il gruppo Verizon, fornitore di banda larga e telecomunicazioni, erede delle grandi società telefoniche americane del passato, abbia comunicato l’acquisto di Yahoo!, proprietaria dell’omonimo motore, notissimo, di ricerca e fornitrice di numerosi servizi informatici, per la ragguardevole somma di 4,8 miliardi di dollari: anche in questo caso, una piattaforma di telecomunicazione si è dotata di un contenuto.
Del resto, sullo stesso mercato italiano a fine 2015 è sbarcata Netflix, una società americana specializzata nella vendita di programmi e spettacoli «su domanda». Il modo tradizionale di utilizzare il «piccolo schermo» potrebbe esserne rivoluzionato in quanto il singolo telespettatore anziché dipendere dai «palinsesti», dalla programmazione delle società televisive, diverrebbe, in misura molto maggiore di oggi, l’organizzatore delle proprie serate.
In un simile contesto, il gran parlare degli stipendi e degli incarichi della Rai appare come una doverosa operazione di retroguardia, volta a diminuire la distanza con il fronte mobile e innovativo dell’industria degli spettacoli e dell’informazione televisiva ma non contiene ancora un vero programma pluriennale, una riflessione sul possibile ruolo della stessa Rai, e più in generale dell’industria delle telecomunicazioni, nella società italiana ed europea da qui a 10-15 anni.
Allo stesso modo, pur essendosi mossa recentemente per dotarsi di un sistema avanzato di comunicazioni a banda larga, l’Italia non sembra avere una visione chiara della trasformazione sottostante che cambia radicalmente una delle principali attività di tempo libero degli italiani ma potrebbe in futuro andare molto più in là, trasformando radicalmente il sistema di istruzione e il sistema sanitario.