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 2016  luglio 27 Mercoledì calendario

JURIC: «SOFFERENZA E LIBERTA’, ECCO IL MIO GENOA» – L’urlo di Ivan Juric sovrasta ogni cosa: «Pazienza - grida il nuovo tecnico del Genoa ai centrocampisti -, in questa zona dobbiamo controllare il gioco, la velocità serve quando verticalizziamo»

JURIC: «SOFFERENZA E LIBERTA’, ECCO IL MIO GENOA» – L’urlo di Ivan Juric sovrasta ogni cosa: «Pazienza - grida il nuovo tecnico del Genoa ai centrocampisti -, in questa zona dobbiamo controllare il gioco, la velocità serve quando verticalizziamo». Volano concetti chiarissimi sullo spirito da mostrare in campo: «Se la palla è mezzo e mezzo, dobbiamo saltarle addosso». Iniezioni di fiducia nell’avvio di manovra da parte dei difensori: «Se ci aggrediscono qui, li distruggiamo». Concretezza, convinzione, aggressività. «Il mio Genoa - è il manifesto programmatico dell’allenatore croato - non deve mollare mai, neppure un centimetro». Eppure dietro queste parole c’è di più, perché il campo ha mostrato, a Mantova e Crotone, che la filosofia di Juric è ricerca del gioco, della velocità di pensiero, dello spazio in cui accelerare la giocata. «Vi sembra una contraddizione? Non lo è. Quando parlo di combattimento non chiedo palla lunga e aggressione, ma massima concentrazione, giocare sempre per il risultato, esaltare il valore della sofferenza. Tutto questo non esclude la ricerca del gioco, significa semmai pressare alto ma pure gestire il gioco a centrocampo, cercare sempre l’avvio della manovra dai difensori, tutto insieme insomma». Sta preparando sia la difesa a 3 che a 4. Qual è la sua preferita? «Per me questi numeri non hanno importanza. Ti adatti un po’, vedi dove puoi fare male e dove, invece, non vuoi subirlo. Non è quello che cambia la mia squadra». Lei non limita mai il numero dei tocchi a disposizione dei giocatori, vuole lasciare a loro le scelte? «Mi piace creare situazioni interessanti, i giocatori devono sfruttarle, interpretandole. Non cerco semplici automatismi, ma lascio libertà di espressione, questo favorisce la qualità». E dal punto di vista fisico che lavoro predilige? «Avevo delle idee e, soprattutto a Mantova, le ho sperimentate. Ho proposto allenamenti intensi, mai doppi, esercizi in spazi ridotti. A Crotone la squadra è andata bene tutto l’anno e ha avuto pochi infortuni, cosa a cui tengo molto». Montella dice che bisogna correre meno, ma meglio. Che ne pensa? «Ha ragione. Bisogna correre forte, meno metri. Serve più qualità anche nella corsa». La qualità è la sua base di partenza? «La ricerco in tutto, poi dipende molto dai giocatori. Se a Crotone non trovavo un gruppo di persone così, non andavo da nessuna parte. Li dovrò ringraziare a vita». Li sfiderà presto, alla seconda giornata. «Peccato che si debba giocare a Pescara, non potrò rivedere tanti amici. Però sarà meglio per noi: giocare a Crotone, credetemi, non sarà semplice per nessuno». Come immagina il suo esordio in Serie A? «Non ci penso. Sta accadendo tutto in modo così naturale che lo vivo come la semplice continuazione di un percorso». Gli esordi in Lega Pro col Mantova e quello in B con il Crotone terminarono con due sconfitte. «Però al mio esordio alla guida della Primavera del Genoa vinsi 4 gare di fila. In casi come questo i numeri non contano». Anche il suo esordio da calciatore in A, col Genoa contro il Milan, andò male. Quel giorno sfidò Oddo e fu probabilmente il primo capitolo di una lunga avventura. «Sì, io e lui ci siamo conosciuti al Genoa, allenavo la Primavera e lui gli Allievi. Abbiamo fatto insieme tutti i corsi, poi ci siamo affrontati da avversari lo scorso anno e ci ritroveremo in questo. E’ un allenatore che stimo molto, ha idee interessanti e ogni tanto in passato ci siamo anche confrontati su certi argomenti». A Crotone disse: so cosa serve per affrontare la A. «La differenza tra A e B è enorme. Qui c’è una base buona e stiamo lavorando molto bene per completare la rosa e farci trovare pronti. Non è solo un fatto di qualità, serve forza fisica e poi sfideremo pure grandi allenatori. Noi però abbiamo idee chiare». Si è chiesto perché Preziosi ha scelto lei? «Preziosi mi ha scelto perché il Crotone ha fatto un grande campionato, non perché gli sono simpatico. E pure in Calabria mi hanno voluto dopo aver visto il Mantova. Imprenditori come Vrenna e Preziosi guardano molto alla sostanza, non possono guardare alle cose con troppi sentimenti». Chi invece tiene in gran considerazione i sentimenti sono i tifosi. Gli abbonamenti sono già quasi 15 mila. «Il popolo genoano ha più fede di tutti. C’è sempre. La positività dell’ambiente può dare molto alla squadra. Se la tifoseria diventa invece pessimista può togliere qualcosa. Voglio alimentare questa grande positività». Per ora ci pensa Ocampos. «Ha qualità e sta lavorando molto bene, ma questo, vedrete, è solo l’inizio». Il sogno di molti è vedere insieme Rincon e Veloso. «Vediamo cosa deciderà di fare Veloso, sta bene, corre molto e se diventerà più cattivo... Io però non sogno: adesso penso solo a far arrivare pronta la squadra alla prima sfida di Coppa Italia».