Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport 27/7/2016, 27 luglio 2016
E FEDERER DICE ADDIO A RIO
La Gazzetta dello Sport, mercoledì 27 luglio 2016
Un ciclone con pesanti nuvole nere. Un tremendo uragano in una stagione di per sè già tremenda, e che indirettamente finisce per impoverire un’Olimpiade fin troppo carica di problemi. L’annata di Roger Federer è finita: niente Giochi di Rio, addio al sogno di conquistare l’unico alloro mancante di una carriera strabiliante, il successo olimpico in singolare; niente Us Open, lo Slam dei cinque trionfi consecutivi (2004-08) e un obiettivo sempre vivido, perché appena l’anno scorso gli sfuggì solo in finale; soprattutto, una pesante ipoteca sul futuro di una divinità immortale che però l’8 agosto (scherzo del destino, in pieno torneo a cinque cerchi) compirà 35 anni. Nello scarno comunicato con cui lo svizzero, attuale numero 3 del mondo, ha comunicato la decisione sul suo profilo Facebook, si legge la speranza, quasi la certezza, di un ritorno a pieno regime a inizio 2017, ma solo il tempo conosce il destino del vincitore di 17 Slam.
LE PAROLE È pomeriggio inoltrato quando Federer affida le sue parole alla Rete: «Cari tifosi, sono molto dispiaciuto di annunciare che non potrò rappresentare la Svizzera ai Giochi di Rio e che perderò anche il resto della stagione. Considerate tutte le opzioni dopo aver consultato i medici e il mio team, ho preso la decisione molto difficile di porre fine al mio 2016 perché ho bisogno di una più intensiva riabilitazione del mio ginocchio sottoposto ad operazione chirurgica. I medici mi hanno detto che se voglio giocare ancora sul Tour libero da infortuni nei prossimi anni, come ho intenzione di fare, devo dare al mio ginocchio e al mio corpo il giusto tempo per recuperare. L’amore per il tennis, la competizione, i tornei e certamente per voi, i tifosi, rimane intatto. Sono motivato per tornare forte, in salute e in forma per il 2017».
ANNO ORRIBILE Dunque, è il ginocchio sinistro operato il 3 febbraio al menisco dopo la famosa caduta in bagno in Australia per accudire le gemelle, a non aver messo giudizio. In pratica, giocare a spizzichi e bocconi non permette una completa guarigione e solo uno stop prolungato (ma attivo) consentirà il recupero completo. È certo, inoltre, che Roger avesse avvertito fastidio già nei giorni di Wimbledon, e quindi appaiono profetiche le parole che pronunciò dopo la sconfitta in semifinale con Raonic, in cui scivolò a metà quinto set sollecitando proprio quel ginocchio: «Non conosco se l’infortunio richiederà un giorno di riposo, tre o qualcuno di più». Era già previsto che saltasse Toronto, ma l’Olimpiade è una mazzata. Ora affronterà subito due settimane di fisioterapia, poi si allenerà come dovesse proseguire la stagione, perché l’arto ha bisogno di lavorare, ma senza lo sforzo delle partite. Per Fed, è un anno orribile: l’operazione, il virus, la schiena, la rinuncia al Roland Garros dopo 65 Slam consecutivi, nessun torneo vinto come non gli capitava dal 2000. Soprattutto, va in fumo l’obiettivo cui teneva di più insieme al sempre anelato 18° Slam, che da quattro anni, dalla semifinale maratona persa contro Del Potro, lo accompagnava con la dolce ossessione della vittoria a ogni costo: l’oro olimpico individuale (ha quello in doppio con Wawrinka del 2008) alla quinta partecipazione, con la perla familiare dell’incontro con Mirka, poi sua moglie, a Sydney 2000. Come sempre, lo sguardo all’indietro serve a spiegare la prospettiva del domani: quando la settimana scorsa Roger annunciò la partecipazione alla Hopman Cup di inizio gennaio 2017, in pratica un’esibizione che non richiede troppa fatica, probabilmente già sapeva della sosta forzata. L’appuntamento è confermato. Ma con quale Federer?