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 2016  luglio 27 Mercoledì calendario

COMPITI, VOLLEY E PIPÌ. LE FOLLI ORDINANZE DEI SINDACI-STARLETTE

L’ordinanza è un’arte. Jimi Hendrix aveva l’assolo di chitarra, i sindaci hanno questo. Lo scopo talvolta è lo stesso: strappare un applauso. Luciano Barone, sindaco di Mamoiada in Barbagia, ne ha emessa una contro i compiti della vacanze. “I buoni cittadini devono avere un’educazione con basi solide che non si possono ricavare solo dai libri di testo”. Che cosa chiede il sindaco ai giovani cittadini? “Di fare lunghe passeggiate, di scoprire il gusto dell’alba, di ballare, di scrivere e soprattutto di leggere quello che vogliono purché poi ne discutano tra di loro”. Sembra il professor John Keating del film L’attimo fuggente. In fondo la sua non è una mossa elettorale, i ragazzi non votano. Soprattutto, non fa male a nessuno. Come l’ordinanza del sindaco di Grugliasco, Roberto Montà, che ha preso una dura posizione contro… l’ambrosia: “Induce, in soggetti sensibili, importanti manifestazioni allergiche, quali rinite, asma, congiuntivite e allergie da contatto, prevalentemente”. Qualcuno sorriderà, ma qui si tratta di salute. A meno che non si punti sul partito degli allergici.
Poveri sindaci, senza soldi, trasformati in parafulmini della rabbia popolare, si arrangiano come possono. E ricorrono alla vecchia arma dell’ordinanza. In teoria la legge parla di “atti motivati”. Ma davanti all’espressione “contingibili e urgenti”, che doveva frenare gli eccessi, è spuntata la parolina “anche”. Insomma, liberi tutti.
E chi non ha fantasia si lancia su immigrati, rom, barboni. Con i poveracci si va sul sicuro. Tipo Franco Bologna, sindaco ligure di Carcare. Che, sulle orme del collega di Alassio, ha stabilito un “divieto di dimora per persone provenienti dai paesi dall’area africana o asiatica presso qualsiasi struttura d’accoglienza se prive di regolare certificato sanitario”. Ma anche qui c’è chi ci mette un tocco di fantasia: a Palma, in Campania, il sindaco Vincenzo Carbone ha vietato gli sputi. Perché, a quanto pare, i migranti sono affetti da ipersalivazione (per la fame?). La multa sarà da 25 a 500 euro (sputo aggravato, forse). Angelo Lanza, sindaco di Flumeri (Avellino), ha deciso: “Gli immigrati non possono camminare a piedi lungo le strade del paese nelle ore serali se non indossano il giubbotto catarifrangente”.
Ordino ergo sum. Addio alle partite di pallone in piazza del Popolo a Manfredonia. “Mi rincresce immaginare che non ci saranno più bimbi che corrono, inseguendo un pallone”, ha spiegato il sindaco Angelo Riccardi. Tolleranza zero, stile Rudolph Giuliani.
Ad Albisola (Savona) il sindaco Franco Orsi si è scagliato sui rumori delle partite di beach volley. Ma Orsi fa anche accendere gli innaffiatoi su chi sperava di sistemarsi nelle aiuole pubbliche. “Non posso far intervenire i vigili contro cinquanta persone che si mettono a dormire, questo è un turismo che non porta benefici, anzi. Non voglio discriminare, ma i problemi arrivano dalla figura tipo: canottiera sollevata sulla pancia, sedia da campeggio, pastasciutta e peperonata”. Pugno duro contro la canottiera.
Fino a cani e gatti. A Torri del Benaco (Verona) il sindaco Stefano Nicotra lancia una crociata contro la pipì: obbligo di “palette o appositi strumenti… per provvedere nel caso in cui gli animali lascino deiezioni ivi compresa l’urina”. Se, però, immigrati e rom li puoi toccare, gli animali no. Internet è affollata di appelli contro il prefetto Francesco Paolo Tronca che a Roma ha tentato di punire chi dava da mangiare per strada ai randagi. Per la pena di morte la rete non si mobilita tanto.
C’è poi un classico: le prostitute. Fioriscono ordinanze da Bra a Chiavari. Già, ancora la Liguria. Una volta c’erano Luigi Tenco e Fabrizio De André con le canzoni. Oggi i sindaci con le ordinanze.
Il caposcuola è stato Federico Marenco, negli anni 90 giovanissimo sindaco di Montebruno: “Divieto di sosta a chi si ferma a guardare le lucciole”, aveva sancito. Ma parlava degli insetti. Ironia verso i colleghi che sbandierano ordinanze e pugno duro. Ma anche, sorrise Marenco, “un modo per attirare l’attenzione sul nostro paese dimenticato”.
di Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/7/2016