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 2016  luglio 26 Martedì calendario

«IL SUPERSTIPENDIO È MERITATO. M’AFFANNO A SMALTIRE LE FERIE»

«Io lavoro sempre e comunque. Per formazione. Il problema, semmai, riguarda il ruolo. Sono un’auto da corsa e tentano di farmi fare la canoa». Francesco Pionati, ex parlamentare Udc, ex notista politico del Tg1, parla solo via sms. È uno dei dirigenti Rai che percepisce un super stipendio (230mila euro annui) senza incarico. Uno di quelli che si è trovato da una posizione di prestigio e di potere, magari di super lavoro, a doversi inventare le giornate e il futuro. C’è chi lo fa pure con una certa soddisfazione. Chi con una decisa sofferenza. Un esilio forzato (e dorato) dal lavoro, quello vero, che c’è chi lo interpreta, smaltendo tutte le ferie arretrate, tipo globetrotter, chi timbrando il cartellino tutti i giorni, per passare poi da un caffè a un altro, tra Public Relation e recriminazioni, chi fa cose e vede gente.
In tutto, i dirigenti Rai con i super stipendi sono 94 (alcuni oltre i 300mila euro l’anno, molti tra i 200 e i 240mila). Complessivamente, valgono circa 25 milioni di euro, contando anche la spesa per i consulenti. Una cifra che equivale a 250mila canoni di abbonamento. «Il canone Rai lo abbiamo abbassato da 130,50 (in realtà l’anno scorso era 113,5, ndr) a 100 euro. L’obiettivo è continuare ad abbassarlo», aveva detto Renzi ad aprile, annunciando il suo inserimento in bolletta. Misure tese a conquistare consenso, a mostrare equità. Pochi mesi dopo si scopre che moltissimi italiani vanno a finanziare mega-dirigenti. Alcuni addirittura senza incarico.
Questi ultimi, in tutto, sono 12: Pietro Gaffuri, ex direttore Nuovi Media, Valerio Fiorespino, ex direttore Risorse umane, Sandro Testi, condirettore di Rai International senza mansioni, Carmen Lasorella, volto storico del Tg 2, Francesco Pionati, ex Tg1, Mauro Mazza, ex direttore del Tg2, Alfredo Meocci, ex direttore generale, Carlo Nardello, ex ad di Rai Net, Fabrizio Maffei, conduttore di Novantesimo minuto, Andrea Vianello, ex direttore Rai Tre (che è stato appoggiato al Tg2 dove fa l’editorialista), Anna La Rosa, ex direttrice dei Servizi parlamentari.
Pionati invita a guardare nel suo curriculum per capire in che modo viene sotto-utilizzato (ma in quello si legge solo «distaccato presso Rai Com»). Dunque, come passa le giornate? «Direi che faccio il manager e non il giornalista. Con centinaia di trasferte negli ultimi mesi». C’è chi fa colloqui interni, manco fosse un neo-assunto. Tipo Meocci, che dopo un’aspettativa presa in quanto consigliere dell’Autorità per i Lavori pubblici, sotto la direzione di Lorenza Lei, vinse una causa (era stato mandato come corrispondente a Madrid, secondo lui una punizione): fino a quando è dipendente della tv pubblica ha diritto a svolgere «mansioni di staff, alla direzione generale o mansioni equivalenti».
«Ora sono qualche giorno in ferie. Ma vado in Rai tutti i giorni, a via Oslavia», ci tiene a dire. 240mila euro annui per un tornello. Racconta come sotto la direzione Gubitosi aveva presentato un format, un progetto di programma. “Antiche strade”, con interviste a personaggi noti. «Una bella idea, no?», si sponsorizza. Le trattative sono aperte. «Con Campo Dall’Orto avremo modo di parlare e di trovare una soluzione». Vuole una collocazione.
C’è chi non sa esattamente come metterla e allora semplicemente smaltisce le ferie. Come Mauro Mazza, ufficialmente «responsanbile di progetto in Rai Vaticano» che non ha voglia di raccontare quello che fa, un giorno dopo l’altro, per (non) guadagnarsi i suoi 340mila euro l’anno. Qualcuno, dalle ferie è tornato. Anna La Rosa (240mila euro l’anno), dopo la chiusura di “Telecamere” e “Telecamere salute” – durante la gestione di Gubitosi e Vianello – ha smaltito un anno e mezzo di giorni arretrati. È andata in America: «Ho seguito la campagna di Hillary, ho scritto per giornali scientifici. Ho fatto un sacco di cose». Ha scelto di non fare causa, come invece molti di quelli che si sono trovati senza un lavoro. Ovvero, con uno stipendio pagato per non lavorare. E ci tiene a presentare un profilo poliedrico e pure propositivo: «Ho fatto tante cose, diverse. A partire dai programmi degli adolescenti». E poi: «Sono laureata in pedagogia. Da sempre mi occupo di psicologia dell’età evolutiva». Ecco, anche lei ha il suo progetto: in America ha scritto un trattamento per una fiction in due puntate basata sulla storia vera di una bambina cresciuta in una casa famiglia e presa in affido. Adesso, spera che a Campo Dall’Orto interessi. Mentre, pure se ridulta alle dirette dipendenze del Direttore di Rai Tre, con la Bignardi non ha mai parlato. Nel frattempo, erca lavoro interno, con il “job posting”. Pure se guadagni 200mila euro, i colloqui non finiscono mai.