Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 25/7/2016, 25 luglio 2016
IL NUOVO SILVIO: TRA TOTI, LA MORTE E APICELLA
Pur con tre giorni d’anticipo sul calendario gregoriano, ieri venerdì 22 luglio l’ex Cavaliere cardiopatico e ottuagenario ha scansato il suo ennesimo Venticinque Luglio, con le maiuscole e a lettere. Come da pronostico. I cosiddetti colonnelli azzurri hanno ingoiato il rospo Parisi tra proteste felpate e democristiane. Qualche acuto, da parte dell’ex An Altero Matteoli, per la serie “a noi nessuno può insegnare come si fa politica”, e poi la nuova e sobria liturgia di Arcore, dopo l’epurazione del cerchio magico formato dalla fidanzata Pascale, dalla badante Rossi e dal barboncino Dudù.
In questa direzione, il primo grande segnale di rinnovamento o restaurazione, dipende dalla prospettiva, è stato il ritorno del fatidico menù tricolore, a suo tempo abolito dalla fidanzata addetta finanche alla dispensa (do you remember fagiolini a 80 euro al chilogrammo?). A partire quindi dall’antipasto pummarola, mozzarella e olive verdi, in omaggio all’italico vessillo, il Condannato ha battezzato il suo rientro con tre donne soltanto, tutte e tre ex ministre: Bernini, Carfagna e Gelmini. Per il resto, dieci uomini: Brunetta, Romani, Matteoli, Gasparri, Valentini, Toti, Tajani, Fontana, Giacomoni, Gianni Letta. Tredici ospiti di venerdì, per un totale, con B., di quattordici commensali. L’Ancien Régime ha avuto il sigillo canoro di un redivivo Mariano Apicella, chansonnier storico dell’intrattenimento nelle residenze berlusconiane.
Alcuni testimoni oculari raccontano di essere rimasti colpiti dal tono serio dell’ex Cavaliere. Un uomo che ha temuto di morire, quando è stato operato al cuore per sostituire la valvola aortica. È stato questo l’incipit del vertice conviviale: “Sono stato davvero male, ho temuto il peggio. Ho provato molto dolore soprattutto dopo, sono stato malissimo, non pensavo fosse così dura”.
L’odore della morte, nel berlusconismo politico, è una svolta notevole. Sei anni fa, durante la fase a luci rosse degli scandali sessuali, un autorevole azzurro, oggi alfaniano, spiegava così la satiriasi di Berlusconi: “Ci sono due modi per invecchiare. Uno è sentirsi giovane, circondato dalle donne. L’altro è riflettere sulla fine, con filosofia o fede”. Ecco, adesso è come se Berlusconi, prossimo alla festa settembrina dei suoi ottant’anni, fosse approdato dall’eterno giovanilismo del Bunga Bunga a una consapevolezza matura della sua senilità. Del resto, è stata questa l’accusa principale della Famiglia (compreso Confalonieri) al defunto cerchio magico: “Quelle due (Pascale e Rossi, ndr) gli dicevano quel che lui voleva sentirsi dire, che è forte e giovane come un leone, purtroppo non è più così”. Questo, invece, il B. di ieri, descritto da altri commensali: “È stato finalmente un presidente normale, allegro, brillante. Certo, dimagrito e invecchiato, ma non per questo meno pimpante, in senso buono. Quando ci ha salutato non voleva che andassimo via. Chissà come trascorre le giornate oggi, a parte le terapie”.
Per tornare all’odg del presunto Venticinque Luglio: la questione Parisi non ha provocato attacchi frontali o sanguinosi. Affiancato da Valentini (nuovo filtro per accedere a B.) e Gianni Letta, Berlusconi ha concesso un veloce giro di tavolo, concluso da Carfagna.
L’attesa, si fa per dire, è stata soprattutto per l’intervento di Giovanni Toti, l’ex papa straniero in tuta bianca poi declassato a semplice consigliere e infine eletto governatore della Liguria. Toti ambisce alla guida del partito che sostituirà Forza Italia, in nome dell’asse del nord con la Lega. All’avversario Parisi ha riservato una critica che in passato sarebbe stata perfetta anche per lui: “Non si può piovere dal cielo”. Poca roba, di fronte alla paura della morte, per il Convalescente di Arcore. Sul fronte politico che conta, ossia la tenuta del governo Renzi, il berlusconismo della roba e del conflitto d’interessi mantiene intatta tutta la sua ambiguità. Un po’ dentro (non far cadere adesso l’esecutivo), un po’ fuori (viva il No alle riforme, almeno a parole), giusto per usare una metafora sessuale in ricordo dei vecchi tempi.