Curzio Maltese, il venerdì di Repubblica 22/7/2016, 22 luglio 2016
LO SCANDALO DELLE BANCHE ITALIANE: UNA COMMEDIA PER CHE TANTI È UNA TRAGEDIA
Nello scandalo delle banche italiane, che secondo il Financial Times rischia di avere sull’Unione europea effetti ancora più devastanti della Brexit, si possono riconoscere alcuni tratti tipici di quella commedia dell’arte cui si è ridotto il dibattito nazionale. C’è la maschera di un governo italiano che come d’abitudine ha approvato al volo le proposte di Bruxelles senza studiarle e senza capirle, in questo caso le nuove norme del bail in. Salvo poi scoprire, come i governi precedenti, che si trattava della solita fregatura dalla Germania, ormai specializzata nel proibire agli altri quanto ha appena fatto, stavolta il salvataggio pubblico delie banche. Si poteva scoprire prima, certo, ma è molto meglio approvare e poi contestare, per ridursi infine a chiedere una deroga col cappello in mano.
C’è poi la solita banda di dirigenti incapaci piazzati dall’amico politico a dirigere qualcosa di cui non sanno nulla. Avevo conosciuto tanti anni fa Giuseppe Mussali, l’ex boss di Monte dei Paschi, ora indagato dalla magistratura per il surreale acquisto di Antonveneta dal Banco Santander per 16 miliardi.
Un bell’uomo, tipico avvocato della Catanzaro bene, che quasi si vantava di non aver mai studiato economia e finanza. Tanto, a che cosa gli sarebbe servito?
Bastava curare le pubbliche relazioni con i vertici dei Ds e di Comunione e Liberazione per governare la più antica banca del mondo.
E le banche italiane sono piene di piccoli Mussari, allevati dai capibastone locali o nazionali, che alla fine rovinano migliaia di famiglie, ma conservando il proprio tesoretto all’estero. Sullo sfondo di tutta la scena, appollaiati sui rami, i soliti avvoltoi della finanza internazionale pronti a far soldi sulle tragedie, mentre le autorità di controllo dormono. Questa è la storia, grottesca se vista dall’alto. Ma se si sposta in basso lo sguardo, si apre l’orizzonte del vero dramma. Perché una parte della montagna di crediti deteriorati – 360 miliardi – che stanno affondando le banche italiane sarà pure frutto di clientelismo, di prestiti concessi alla leggera agli amici degli amici, ma il grosso è fatto di tante storie disperate di famiglie e aziende strangolate dalla crisi e ormai incapaci di pagare la rata del mutuo. A loro si dovrebbe pensare anzitutto, a salvare le famiglie e le aziende, prima delle banche. Altrimenti non se ne uscirà mai.