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 2016  luglio 21 Giovedì calendario

DITEMI CHE SONO UN FIGO [Intervista a Andrea Scanzi] – Con imperdonabile riduttività Wikipedia lo definisce soltanto «giornalista, saggista, scrittore, drammaturgo e personaggio televisivo italiano»

DITEMI CHE SONO UN FIGO [Intervista a Andrea Scanzi] – Con imperdonabile riduttività Wikipedia lo definisce soltanto «giornalista, saggista, scrittore, drammaturgo e personaggio televisivo italiano». E invece, se a teatro, online, sulla carta o in tv vi fossero sfuggite le sue eclettiche performance, basta leggere il suo sito per sapere che, oltre a essere anche «sommelier degustatore ufficiale», Andrea Scanzi, 42 anni, si occupa «di quasi tutto»: cultura, spettacoli, sport, politica, costume, sociale e perfino sadomaso. E adesso, per alimentare quello che lui stesso definisce «un ego che fa provincia» è pure conduttore, su La7, di un talk calcistico: Futbol ha debuttato il 12 luglio con un 2,32 per cento di share che ha fatto felice la rete: «Per stappare la bottiglia ci sarebbe bastato il 2» chiarisce. Tanto che dopo le sette puntate che si concluderanno il 23 agosto pare probabile che Futbol avrà una ripresa a dicembre. Ci vuole coraggio a parlare di calcio dopo l’abbuffata degli Europei.
 «Coraggio e incoscienza. La 7, dopo anni, voleva tornare a occuparsi di calcio e considerando gli ascolti che garantisco da opinionista politico e con la mia chiave narrativa (il format di Futbol prevede sempre un monologo, dopo Gianluigi Buffon e Sandro Piccinini, il prossimo sarà su Marco Van Basten, ndr) ha puntato su di me. Anche con l’intento di far emergere la mia vena ironica: non è che ogni mattina mi alzo e mando a quel paese Daniela Santanchè». Graffietto al suo ego: l’hanno accusata di copiare Federico Buffa, lo storyteller sportivo di Sky. «Premesso che Buffa mi piace moltissimo, semmai è lui che copia me perché io faccio teatro dal 2011. Ma è una polemica stupida, chi la alimenta non capisce niente di teatro, perché ci accomuna solo la forma del monologo, mentre stili e narrazione sono diversi. Sarebbe come dire che Marco Travaglio è come Mario Sechi perché scrivono editoriali politici». Le critiche però non le piacciono. Ha espulso tanti follower dalla sua pagina Facebook...
 «Nel mio blog sul sito del Fatto quotidiano ci sono centinaia di commenti malevoli che non si toccano. Ma il mio account Facebook non è un luogo democratico, è come se fosse casa mia e lì non puoi mettere i piedi sul divano. Sono regole che ho dettato un anno e mezzo fa con un post». Ha anche una valanga di adoratori: una ha paragonato la sua prosa a «una sinfonia del Mozart maturo» e lei, autoincensandosi ha risposto: «Lei è un’ottima lettrice». «Ma andiamo, non mi considero neanche uno Scanzi maturo. Quella risposta rientra nelle regole scherzose che ho varato in quel post, ironicamente corredato da un’immagine del Re Sole. Giocando con il mio narcisismo dò del lei a tutti e premio chi mi loda. In realtà sono molto meno sicuro di come appaio in pubblico». Questa è una notizia. E quali sarebbero le sue insicurezze?
 «All’esordio di Futbol ero certo della mia resa nel monologo su Gigi Buffon, perché al palco sono abituato, ma molto meno di quella alla conduzione. Gioco con il narcisismo, ma se qualcuno mi dice che sono un bell’uomo arrossisco, mi stupisco, perché sono molto meno certo della mia prestanza che del mio saper scrivere o stare in teatro. Il complimento per farmi felice è: “Sei un figo”. Ah, ho paura del referto delle analisi del sangue». Per questo è diventato vegetariano? «In realtà sono “pesciariano”, perché il pesce lo mangio. Però ho rinunciato al formaggio e conseguentemente a un’altra mia competenza: quella di assaggiatore ufficiale». Dalla disputa culturale vegetariani/animalisti è nato il mitico scontro-tormentone tra lei e i colleghi Giuseppe Cruciani e Filippo Facci che l’ha definita uno «che intinge la penna nel cerone». Non è che siete invece tre narcisi
in combutta pubblicitaria?
 «Cruciani l’ho visto due volte in vita mia e Facci 
tre. Sono più narcisi di me, ma non hanno l’ironia per ammetterlo. E se io intingo la penna nel cerone Filippo si fa lo shampoo con l’Uniposca, il pennarello giallo fluorescente. Detto ciò, anche se ormai è un suo giannizzero, è meno antipatico di Cruciani: la sua provocazione contro gli animalisti l’ho trovata insopportabile. E allora divento feroce, e scrivo che non si fa lo shampoo. Comunque nonostante le mie insicurezze, sono molto più figo io di loro. Con Pierfrancesco Favino perdo, ma con Facci e Cruciani vinco 6-0 / 6-1, tennisticamente parlando». Il tennis, altro suo interesse. Da Giorgio Gaber a Matteo Renzi e Roberto Baggio, non avrà ragione chi dice che ne ha troppi? 
«Non conta la quantità degli interessi, ma la competenza. Quando commento so di cosa parlo e quando lo faccio in tv gli ascolti si alzano. Comunque mi dà più fastidio chi mi definisce “grillino”». In quanto a sovradosaggio non saranno troppi quei cinque anelli sfoggiati in tv?
 «Aldo Busi mi consigliò di levarli dicendomi: “Sei un motore perfetto, non hai bisogno di appesantire la carrozzeria”. Li tolsi, ma mi sentivo nudo e dopo una settimana li rimisi».