Francesco Velluzzi, La Gazzetta dello Sport 21/7/2016, 21 luglio 2016
RASTELLI: «VIVO DI CALCIO. ECCO I MIEI SEGRETI PER LA SERIE A» – Tesi a Coverciano, nel 2011: «Vincere alla prima esperienza»
RASTELLI: «VIVO DI CALCIO. ECCO I MIEI SEGRETI PER LA SERIE A» – Tesi a Coverciano, nel 2011: «Vincere alla prima esperienza». Massimo Rastelli da allenatore ha vinto subito a Castellammare di Stabia, Avellino e Cagliari. In Sardegna si è conquistato il paradiso, la Serie A. Che ora lo aspetta, spietata. Rastelli è forte della gavetta fatta da tecnico e giocatore. Ha segnato tanto fino ai 40 anni. Poi come tanti allenatori in campo, ha capito che poteva fare il tecnico sul serio? «Il passo definitivo l’ho fatto con Franco Giglio che ebbi come dirigente a Sorrento e mi portò alla Juve Stabia. Ma già dai 32 anni ho cercato di guardare. Ho seguito Orrico, Novellino, Lippi. Che era bravo nel far capire che la cosa fondamentale è la costruzione di un gruppo. È quello che ha dimostrato Conte. In una squadra ci sono tante teste, bisogna saperle gestire e governare». Lei parla con i calciatori? «In continuazione. Oggi è fondamentale entrare nella testa di questi ragazzi con le tecnologie che disorientano». Il suo presidente, Giulini, ha detto che lei è un po’ Conte è un po’ Mou, ma deve dimostrarlo... «Io sono lontano da Conte e Mou, sono semplicemente Rastelli. Ma guardo con interesse ai miei colleghi. Allegri che vince, Sarri, Di Francesco mio compagno a Piacenza». E gli altri deb come lei, Oddo e Juric che in B hanno sbancato? «Juric ha fatto vedere grandi cose, ha portato tanta intensità, il Pescara ha meritato ampiamente nei playoff». Il suo impatto da debuttante? «C’è una carica incredibile e curiosità. Affronti il meglio, non vedi l’ora di misurarti». Come lavora? «Lavoro tanto e mi porto il lavoro a casa. E quando c’è una partita la sera anche mia moglie la vede con me, capisce la mia passione. Così come le mie tre figlie. Con lo staff (Dario Rossi è il vice, Dei segue i portieri, Fabio Esposito è il preparatore atletico, Cossu e Ibba gli altri collaboratori, ndr) cominciamo alle 9.30 e finiamo all’ora di cena. Oltre al lavoro in campo (Rastelli non usa il drone, ndr) c’è anche quello in ufficio: analisi, video. Dal martedì ci prepariamo sugli avversari, osservando il materiale che arriva». Cosa occorre per salvarsi? «Grande equilibrio. Tutti cercano di pressare alti, di essere aggressivi, di attaccare con più uomini, ma è fondamentale sempre ricompattarsi». La gavetta le è servita? «Tantissimo. Perché stare in posti in cui devi pensare proprio a tutto è importante». La spaventa il fatto di dover diventare un personaggio? «Non mi sento personaggio, non mi sono mai sentito, sicuramente in Serie A aumenta la visibilità». Perché si è portato Pisacane da Avellino? «E’ l’unico che ho voluto portare con me. Fabio incarna la mia mentalità. Ha valori importanti e quando è venuto a Cagliari in B ho pensato che potesse trasmetterli ai compagni. Lo ha fatto in punta di piedi». Lei, dopo Marino a Vicenza, ha lavorato per impostare Di Gennaro alla Pirlo. Un trequartista che diventa regista davanti alla difesa. Può riuscirci in serie A? «Davide ha valori e tecnica indiscutibili. Ha grande voglia. Se cresce ancora può essere una rivelazione nel ruolo». Lei nasce attaccante: che cosa insegna alle punte? «Io ero un istintivo, non amavo stare ingabbiato negli schemi. Ma ero completo. Dico lasciamo libero sfogo alla fantasia sempre, ma mettendola al servizio della squadra». (2- continua)