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 2016  luglio 20 Mercoledì calendario

ANNA MAGNANI

& ROBERTO ROSSELLINI, GRAN PASSIONE E LITIGI FURIOSI –
Quando Anna Magnani e Roberto Rossellini s’incontrano, alla fine del 1944, in una Roma appena liberata dai nazifascisti, lei è già Nannarella, l’attrice che riempie i teatri e, con Totò, fa ridere per le battute comiche pronunciate con quella sua faccia tragica. A 36 anni, è stata sposata con il regista e produttore Goffredo Alessandrini e sta con Massimo Serato, un attore bellissimo, che ama di un amore disperato e dal quale viene tradita ogni giorno, ma che non caccia di casa perché insieme hanno un figlio, Luca, gracilino a causa di una poliomelite. Nannarella nasce figlia di N.N., la madre l’ha partorita e si è trasferita ad Alessandria d’Egitto, affidandola agli zii, coi quali cresce nel quartiere di Porta Pia. Rossellini, che ha due anni più di lei, è invece un giovane spiantato della Roma bene che ha scialacquato la fortuna di famiglia facendo vita brillante e tentando di fare il cinema. È stato sposato con la costumista e scenografa Marcella de Marchis, con la quale ha avuto due figli, uno morto a soli nove anni. Nulla, però, sembra scalfire la sua verve. Vive con aria scanzonata, seducendo tutti coi suoi racconti fluviali. Alla fine del ’44, ha iniziato a girare Roma città aperta, un film sull’occupazione tedesca della capitale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Ha messo insieme i denari necessari vendendo le pellicce della moglie separata, ammaliando la contessa Chiara Politi e convincendo con la sua parlantina persino un commerciante di tessuti e un pastore della campagna romana. I soldi, però, sono sempre sull’orlo di finire e la protagonista Clara Calamai gira le prime scene e se ne va. La parte viene offerta alla Magnani, che all’inizio la rifiuta perché non le va di essere condiserata un rimpiazzo. Poi, si fa convincere.
L’amore fra i due è travolgente. La scintilla, è probabile, si accende il giorno in cui Serato passa a trovare la Magnani sul set, ma ha fretta. Lei, che è gelosissima e possessiva («pretendeva di leggermi nel pensiero», dirà lui), non vuole lasciarlo andar via. Quando il fidanzato salta in auto, lei lo insegue, urlando «puzzone, frocio, magnaccia!». Rossellini assiste alla sfuriata e gli viene in mente il finale del film, la scena che diventerà il capolavoro del neorealimo, quella con la Magnani che insegue la macchina dei tedeschi che le stanno portando via il marito e urla «Francesco, Francesco», finendo freddata a morte.

Roberto se ne innamora, forse, dirigendola in quella scena. L’irruenza di Anna non lo spaventa, ma avrà presto modo di pentirsene. Vanno a vivere al Grand Hotel Excelsior, stanza 515, sebbene lui continui a frequentare la casa dell’ex moglie e abbia anche un suo appartamento, e anche lei ne abbia uno, con una parte separata, in cui vive il figlio, accudito da tate e infermiere. Quando rientrano a tarda notte, dopo i teatri e le cene, le liti sono epiche. Marcello Sorgi, nel suo libro Le amanti del Vulcano (Rizzoli), riporta una testimonianza di Vittorio De Sica che, mentre recitava con la Magnani a Napoli, era stato testimone del seguente episodio: «Anna sosteneva che, in un litigio precedente, Roberto le aveva sferrato una bottigliata, non di diritto, come sosteneva lui, ma di taglio, come diceva lei. E che allora era vero che lui voleva ucciderla, era vero che era un criminale».
Il tenore delle litigate era quello.
Un’altra volta, e questo è sempre Sorgi, Rossellini e Magnani sono ad Amalfi, dove lui sta girando La macchina ammazzacattivi. A un certo punto, una sera, la compagnia organizza una visione privata de L’amore, il secondo film girato da Rossellini con la Magnani e che si apre con una dedica di lui a lei. Anna dovrebbe essere felice, ma in sala c’è anche Marilyn Buferd, un’ex Miss America bionda che è nel nuovo cast del regista. Quando la Bufer va a congratularsi con Rossellini, la Magnani si convince che lui «sta a fa’ er fesso co’ qua’ fija de na migno…a!». Conclusione: Anna gli tira una scarpa in faccia e lui finisce con un occhio nero e la borsa del ghiaccio sul viso.
Altro episodio. Roma. Lui la riaccompagna a casa e la saluta. Lei, che non vuol essere congedata e ha in mano un sacchetto di arance, lo insegue tirandogliele addosso uno a una. Litigano ovunque, non è raro vedere la loro Buick scarrozzare a zig zag in via Veneto perché i due, a bordo, se le stanno dando di santa ragione. Queste sceneggiate, in fondo, divertono Rossellini. Ma i due hanno modi diversi d’intendere l’amore. Ha raccontato lei: «La comunione magica resisteva solo nel lavoro. Nella vita in comune tutto si scioglieva, si spappolava, s’immiseriva. Io parlavo romano e lui cinese. Io ero leale e lui tortuoso. Quando scendo dal palco, quando esco dal set, io voglio tornare donna. Rossellini no, lui voleva recitare sempre». Non era esattamente così. Anna Magnani adora che di lei si dica che ha un cattivo carattere, adora quando i francesi la ribattezzano «la tigresse» e fa di tutto per essere all’altezza della sua pessima fama. Una volta, girando una scena, prende a borsettate vere l’attrice Virginia Grey. Un’altra volta, mena Franco Zeffirelli perché lui le ha offerto la parte di Virginia Woolf in teatro, lei l’ha rifiutata, ma poi quando assiste alla prima se ne pente: «Figlio di put…na, tu mi dovevi obbligare, quella parte era scritta per me! Mi dovevi strozzare. Mi dovevi prendere a schiaffi come faceva Rossellini. Lui lo sapeva come trattare una str…a come me! Chi me la scrive, ora, una parte come quella?».

Gatta diffidente
Anna Magnani è violenta, prepotente, aggressiva. È dolce e tenera solo con le bestie, specie con i gatti che va raccogliendo e nutrendo per tutta Roma.
È una notte di agosto. Roma deserta, lei e Rossellini hanno cenato in una trattoria di Trastevere, camminano da un’ora. Lui anela le lenzuola fresche dell’Excelsior ma non sa dirle no. Dirle no è sempre impossibile. Sono arrivati a Villa Borghese. «A’ Robbe’ muoviti!», gli dice lei. Ora Anna è accovacciata fra una marea di gatti randagi. «Dei gatti mi fido», sospira lei, «me li porterei a casa tutti quanti. Sono veri, sono poetici. Loro non mentono». Ora Anna lo guarda con sguardo di sfida: «Degli uomini, invece, non mi fido per niente». Anna è fragile. Anche. Anna è ancora la bambina cresciuta senza padre e senza madre. Anna prende un gattino… «Questo ce lo portiamo all’Excelsior».
Anna è una furia, anche quello. Sempre. Di continuo. Una volta, lui si deve nascondere sotto il letto con lei che gli urla: «Vieni fuori, che ti devo mena’». Dirà lei: «Toglietemi tutto. La carriera, la politica, Mike Bongiorno, il Festival di Sanremo. Ma l’amore no. L’amore è la pioggia, il vento, è il sole e la notte. L’amore è respiro e veleno. E ogni volta che m’innamoro, m’impelago fino ai capelli. Che strazio, poi, uscirne vivi. Scappare. È una cosa tremenda… Da urlare. Come rialzarsi dal letto e non avere più sangue».
Passano gli anni. Uno, due, tre… È il 7 maggio 1948, il giorno del quarantaduesimo compleanno di Roberto. Quella sera, il regista riceve una lettera di Ingrid Bergman, che è in quel momento l’attrice più famosa del mondo. Ha fatto Casablanca, Per chi suona la campana, Notorious… E gli scrive: «Ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese, che parla molto bene l’inglese e in italiano sa dire soltanto “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei».
Rossellini cerca di combinare un incontro in Europa all’insaputa di Anna, che però ha mille occhi, e presto inizia a imprecare contro «quella traffichina della Bergman». Quando arriva il telegramma della svedese, Rossellini e la Magnani sono a tavola. Lui lo intasca come se niente fosse, lei come se niente fosse continua a servirgli gli spaghetti. «Va bene così? Ti aggiungo altra salsa? Ci metto abbondante peperoncino?». Pronto il piatto, glielo rovescia tutto in testa.

Lui ha in programma un altro film con Anna: Stromboli, ambientato sull’isola, alle Eolie, ma presto si convince che per quel film ci vuole la Bergman. Il coraggio di dirlo a Nannarella gli manca. Prende tempo, aspetta, s’imbosca sempre più spesso. In quel periodo, dalla finestra dell’Excelsior volano piatti e vassoi, l’ha raccontato l’attore Giacomo Furia, che era anche lui nel cast del film La macchina ammazzacattivi. Un giorno, uscendo da quella stanza, Roberto dice ad Anna che va a portare fuori i cani, invece li lascia al portiere e s’imbarca su un volo diretto negli Stati Uniti. Lei lancia contro il muro tutto quello che trova. Profumi, vasi, bottiglie, cuscini, il dopobarba di Roberto. Non gliela perdona. Progetta un film concorrente. Mette su, in quattro e quattro otto, Vulcano. Le due produzioni si girano in contemporanea a poche isole di distanza. Racconterà l’attore Rossano Brazzi: «Anna non faceva mistero della sua rabbia: la sera si sedeva sul belvedere da cui si vedevano le altre isole Eolie e mandava maledizioni verso Roberto e “la traffichina” che stavano a Stromboli».
Tutti i giornali del mondo seguono la sfida. Per l’America puritana è uno scandalo: la Bergman, fino ad allora considerata una santa, diventa un’adultera da lapidare. Il marito, con il divorzio, ottiene anche l’affidamento della figlia Pia. La Magnani riesce a far uscire Vulcano nella sale prima di Stromboli. Tiene molto a questo vantaggio, vuole che il suo film stracci quello dei rivali, ma la sera stessa della prima, nasce il primo figlio di Ingrid e Roberto, Renato Roberto. Il giorno dopo, la notizia ruba tutto lo spazio sui giornali. Al botteghino, è Stromboli che straccia Vulcano. La Magnani, però, gusterà la rivincita: mentre lei vince l’Oscar con La rosa tatuata, nel 1956, il matrimonio fra Rossellini e Bergman si avvia a naufragare.

In fuga anche Marlon Brando
Le vite dei due ex procedono distanti per molto tempo. Dopo Ingrid, Rossellini s’innamora dell’indiana Sonali Das Gupta, con cui starà fino alla morte, nel 1977. Dopo Rossellini, Anna Magnani continua a innamorarsi con quel suo modo prepotente. Di attori come Gabriele Tinti o Anthony Franciosa, di Marlon Brando, persino, col quale gira, nel 1959, Pelle di serpente. Ha raccontato il divo americano: «Senza alcun incoraggiamento da parte mia, cominciò a baciarmi con passione. Mi sentii in dovere di restituirle i baci, ma appena tentavo di sottrarmi, lei si stringeva ancora di più e mi mordeva il labbro. Continuavamo a oscillare avanti e indietro, mentre lei cercava di portarmi verso il letto. Alla fine, per staccarla da me, l’afferrai per il naso e cominciai a strizzarlo con tutte le mie forze. Presa alla sprovvista, fece un balzo e io riuscii a sfuggirle».
La Magnani e Rossellini si riavvicineranno, alla fine, appena in tempo per non lasciare memoria solo di una fine dolorosa e ingloriosa. Anna è malata di un tumore al pancreas, Roberto le sta accanto, la accompagna alla morte. È il 26 settembre 1973. Pochi anni prima, lei si era raccontata con queste parole: «Ho recitato la parte dell’aggressiva, ma non lo ero. Di qui le mie collere. Ho recitato la parte della pavida quando invece ero un leone. Di qui le mie collere. Ho recitato la parte della coraggiosa quando invece ero un agnello. Di qui, ancora, le mie collere. Povera pazza! Se oggi dovessi morire, sappiate che muoio ricca perché ho capito tutto questo. Sappiate che le mie collere erano solo rivolte contro di me».