Marco laria, SportWeek 16/7/2016, 16 luglio 2016
E POI C’È IL MODELLO POZZO
Nel ventre dello stadio Friuli, dopo la ristrutturazione che ha regalato all’Udinese e a tutto il calcio italiano un impianto-gioiello, è rimasta al suo posto la sala monitor dove gli osservatori guardano le partite dei campionati più improbabili per scovare talenti. Vecchi metodi e visioni futuriste convivono mirabilmente nella famiglia Pozzo, che ha saputo resistere agli sconvolgimenti degli ultimi trent’anni del calcio italiano mostrando fiuto per gli affari e capacità di anticipare i cambiamenti.
Ora che Silvio Berlusconi sembra sul punto di mollare definitivamente ai cinesi la maggioranza del Milan bisognerà aggiornare le statistiche: il patron più longevo della Serie A sarà Giampaolo Pozzo, che acquistò l’Udinese il 28 luglio 1986, quattro mesi dopo l’avvento del Cavaliere in rossonero. Oggi la Pozzo dinasty non controlla soltanto il club friulano ma anche il Watford in Inghilterra. E, fino a maggio, pure il Granada in Spagna, ceduto ai cinesi (sempre loro) di Desports per 35-40 milioni. Insomma, una gestione perfettamente inserita nel calcio globalizzato dei nostri tempi.
La partenza, però, è stata terribilmente complicata. Pozzo eredita un’Udinese penalizzata di 9 punti per il calcioscommesse. La retrocessione in B, i debiti pregressi, il saliscendi tra una categoria e l’altra, la tentazione di mollare. Pozzo alla fine resiste e a metà degli Anni 90 comincia tutto un altro film. L’Udinese riconquista la A nel 1995 e non l’abbandonerà più. Soprattutto impone un modello, il modello-Udinese appunto, che diventa un caso di studio non solo nel nostro Paese. La domanda alla base di tutto è questa: come può una provinciale, senza i capitali dei mecenati e il bacino d’utenza delle grandi, coniugare i risultati sportivi e quelli economici? L’Udinese fa del trading dei calciatori una scienza (quasi) esatta. L’intero processo di ricerca, selezione, valorizzazione dei talenti è sottoposto a una vera e propria industrializzazione.
Basta un dato per capire: l’Udinese arriva a spendere 7 milioni annui per lo scouting, vale a dire cinque volte di più delle big italiane. La rete di osservatori è capillare, sparsa in tutto il mondo, dal Sudamerica ai territori laterali dell’Europa, come Bulgaria o Ungheria. La missione è semplice e complicata allo stesso tempo: battere la concorrenza sul tempo perché quando i cartellini salgono troppo di prezzo si deve giocoforza abbandonare il tavolo.
L’ultima parola spetta sempre a Gino Pozzo, figlio di Giampaolo, che ha saputo dare un’impronta manageriale all’Udinese. 1 colpi di mercato si sprecano: calciatori presi per pochi spiccioli e rivenduti a peso d’oro. Un’infinita galleria, aperta da Bierhoff e Amoroso, nel 1997-98 protagonisti dello storico terzo posto (apice dell’era Pozzo, replicato nel 2011-12) con la macchina-spettacolo di Zaccheroni e poi venduti rispettivamente al Milan per 25 miliardi di lire (assieme a Helveg) e al Parma per 64. Ma l’operazione di cui Gino Pozzo va più fiero è quella legata ad Alexis Sanchez: prenderlo a 17 anni fu una scommessa, venderlo nel 2011 al Barcellona per 38 milioni di euro un grande affare.
Così l’Udinese ha applicato ante litteram il fair play finanziario dell’Uefa inanellando fino al 2015 ben 107 milioni di profitti con il record della stagione 201213: 32 milioni di utile grazie agli 87 di plusvalenze, effetto delle cessioni simultanee di Handanovic, Isla, Asamoah, Candreva, Cuadrado e Floro Flores. L’attenzione ai conti e la raggiunta solidità patrimoniale hanno consentito ai bianconeri di dotarsi dello stadio di proprietà, con l’acquisto del diritto di superficie per 99 anni e un investimento complessivo di 50 milioni.
I Pozzo, imprenditori nel campo degli utensili, ci hanno preso gusto con il calciò e si sono comprati pure il Granada (successivamente venduto) e il Watford. L’avvento in Premier League è stato l’ultimo guizzo: la famiglia si è ritrovata tra K le mani un club da almeno 130 milioni c di fatturato, quasi il triplo dell’Udinese. ! E ora il Friuli sta troppo stretto ai Pozzo.