Varie, 20 luglio 2016
Vulcani per Sette – Ad aprile del 1815 il vulcano Tambora, sull’isola di Sumbawa (Indonesia), lanciò in aria ceneri e polveri in una colonna alta 40 chilometri
Vulcani per Sette – Ad aprile del 1815 il vulcano Tambora, sull’isola di Sumbawa (Indonesia), lanciò in aria ceneri e polveri in una colonna alta 40 chilometri. Fu una delle più devastanti esplosioni vulcaniche della storia, superiore a quella del 79 d.C. che cancellò Pompei ed Ercolano. Il vulcano prima dell’esplosione era alto 4.100 metri, dopo arrivò a 2.850. Nell’arco di 75 chilometri tutto fu coperto da un metro di cenere, ma le polveri finirono a oltre 1.300 chilometri di distanza. Con l’eruzione del Tambora, nella stratosfera arrivarono 150 miliardi di metri cubi di detriti e polveri, che schermarono per mesi i raggi solari. L’Occidente ancora l’anno successivo all’eruzione risentiva dei suoi effetti, con nevicate abbondanti anche a giugno e rare giornate di sole. Per questo si dice che nel 1816 l’estate non ci fu. In Europa il barone tedesco Karl Friedrich Drais, di fronte alla moria di animali da tiro decimati dalla mancanza di foraggio provocata dal maltempo, mise a punto un «cavallo meccanico», la draisina, antenata della bicicletta, che si spingeva con i piedi. Certi tramonti dorati nei quadri di William Turner sarebbero ispirati dalle polveri del Tambora nell’atmosfera. Sul lago di Ginevra, a Villa Diodati, costretto quasi sempre in casa dal maltempo provocato dall’eruzione del Tambora, un gruppo di scrittori inglesi decise di sfidarsi a colpi di novelle terrificanti. Erano George Byron, il suo medico personale, assistente e amico John Polidori, Percy Bysshe Shelley e Mary Wollstonecraft, che diventerà la signora Shelley. Durante quegli incontri Mary Shelley ebbe l’idea della storia di Frankenstein, John Polidori del primo racconto sui vampiri. La più catastrofica eruzione vulcanica, quella del Toba a Sumatra, che circa 74.000 anni fa provocò l’estinzione di molte specie viventi e oscurò i cieli della Terra per diversi anni. Anche l’homo sapiens rischiò di scomparire. Quando si riaccese il Saint Helens (Usa) nel 1980, l’esplosione iniziale fu così violenta da squarciare la sua cima: il vulcano si ritrovò 1.000 metri più basso. L’eruzione del Katmai, un vulcano dell’Alaska, avvenuta nel 1912, emise così tante ceneri da riempire una valle lunga 40 chilometri. Ci vollero 50 anni affinché esse si raffreddassero completamente. Nel 1783 in Islanda il vulcano Laki, una lunga fessura con 130 crateri a 1.700 metri di altezza, emise 14 chilometri cubici di lava, insieme ad anidride solforosa e acido fluoridrico. Per le esalazioni morì il 20% della popolazione dell’isola. In Inghilterra quell’estate fu ricordata come «l’estate sabbiosa». Il clima cambiò in tutto l’emisfero nord del pianeta e Benjamin Franklin ci scrisse un trattato. Gli effetti sul tempo si avvertirono anche negli anni successivi. Provocò carestie: alcuni pensano che le condizioni climatiche, contribuendo a espandere la povertà, furono tra le cause dello scoppio della rivoluzione Francese, nel 1789. Nel 1991 l’eruzione del monte Pinatubo nelle Filippine produsse abbastanza ceneri e gas da abbassare la temperatura media globale di 0,5 gradi per due anni: le particelle di anidride solforosa hanno la proprietà di riflettere la radiazione solare. In ogni istante eruttano nel mondo tra 10 e 20 vulcani, Certe volte si è arrivati anche a 50 vulcani contemporaneamente. Il 75% delle eruzioni e il 90% dei terremoti avvengono nella «cintura di fuoco», lunga 40mila chilometri, che circonda l’Oceano Pacifico. Gli scienziati considerano «attivi» i vulcani che hanno eruttato almeno una volta negli ultimi 10mila anni: se ne contano circa 1.500, mentre sono circa 600 quelli che lo hanno fatto negli ultimi seimila anni. L’Indonesia è il paese con il più elevato numero di vulcani attivi al mondo: più di 150. Soltanto negli ultimi duecento anni si calcola che almeno 175mila persone siano morte per l’attività vulcanica Il record di longevità eruttiva è del Kilauea, nelle Hawaii, che lancia ininterrottamente da 33 anni verso il cielo ceneri e lapilli. Nell’estate del 1883, il vulcano Krakatoa, in Indonesia, saltò in aria con una potenza equivalente a 200 megatoni. L’isola sulla quale sorgeva fu distrutta, si svilupparono onde marine alte anche 40 metri. Morirono 36mila persone. Il boato dell’esplosione fu udito anche a 5.000 chilometri di distanza. Alcuni critici pensano che il cielo rosso che si vede nel dipinto L’Urlo di Edward Munch sia la riproduzione del cielo norvegese dopo l’esplosione del Krakatoa. Sui resti del Krakatoa è nata una nuova isola con un altro vulcano, chiamato “figlio del Krakatoa”, molto attivo e alto 300 metri. In Europa i vulcani in attività sono concentrati tra Islanda, Italia e Grecia. In Islanda, un territorio pari a quello dell’Italia settentrionale, ci sono 31 vulcani in attività. In Italia, oltre all’Etna, sono sotto osservazione Vesuvio e Isole Eolie. La Grecia ne ha quattro. Il vulcano più grande d’Europa è il Marsili, sommerso, si estende tra Calabria e Sicilia per una lunghezza di 70 chilometri e per una lunghezza di oltre 30. Vi si registra una certa attività sismica, ma l’eruzione più recente risale a 3.000 anni fa. Non si sa se può eruttare di nuovo. Nel caso, a una profondità di 500-1.000 metri, l’unico segno in superficie sarebbe l’acqua che bolle e il galleggiamento di materiale vulcanico. Gli esperti non sono sicuri che non possa generare uno tsunami. La penisola della Kamchatka, nell’estremo oriente russo a poca distanza dal Giappone, è uno dei luoghi di massima attività vulcanica al mondo: 109 posizionati su una striscia lunga 700 chilometri. La Kamchatka è anche la regione con la più alta frequenza di grandi eruzioni esplosive. Cinquecento milioni di persone nel mondo vivono troppo a ridosso di un vulcano attivo per essere considerate al sicuro. Circa l’80% della crosta terrestre (in superficie e sott’acqua) è composta da materiale roccioso di origine vulcanica. Vulcani sottomarini: circa 6.000. All’epoca di Pompei il Vesuvio non esisteva ancora. A distruggere Pompei, Terzigno, Ercolano, Boscoreale, Oplontis e Stabia è stato un altro vulcano, che si trovava nello stesso punto, ma molto più antico: il Somma. Il Vesuvio che vediamo oggi, s’innalza esattamente al centro dell’antico cratere, che per i romani non si chiamava Somma, ma Vesuvius o Vesbius. Poi l’antico nome si trasferì al nuovo cono. Il Vesuvio impiegò secoli a raggiungere le attuali dimensioni. In alcuni affreschi medievali che raffigurano san Gennaro con il vulcano alle spalle lo si vede più piccolo di com’è oggi. L’eruzione in Campania nel 79 d.C. causò la distruzione di Ercolano e Pompei, provocando circa tremila morti. Nel 1631, dopo una quiescenza di 500 anni, il Vesuvio esplose emettendo dense colonne di gas, detriti e lapilli che poi ridiscesero lungo i pendii del vulcano alla velocità di 80-100 chilometri all’ora. Morirono 4.000 persone. Ci sono 700mila abitanti dei 18 paesi circumvesuviani. Una mattina di gennaio del 1948 Roberto Rossellini salutò Anna Magnani, sua gelosa fidanzata: «Esco, vado a portare a spasso i cagnolini». Infilò la porta della stanza d’albergo dove avevano appena passato la notte e sparì. Lasciò i cani al portiere e volò a New York per andare a offrire il ruolo di protagonista del film Stromboli, pensato per la Magnani, alla diva di cui s’era innamorato: Ingrid Bergman. Quando seppe, l’attrice italiana pensò di vendicarsi mettendo in piedi un altro film dal titolo Vulcano, da girarsi nello stesso periodo e quasi nello stesso luogo dell’altro, alle Eolie. Durante la lavorazione, la Magnani non faceva che lanciare maledizioni contro l’isola dirimpettaia e a un certo punto a Stromboli il vulcano eruttò bloccando le riprese. La sera della prima di Vulcano, invece, andò a fuoco il proiettore. I film furono due flop. L’Etna, il vulcano più attivo d’Italia è il più grande d’Europa (volume di 350 chilometri cubi). I siciliani chiamano «Iddu» l’Etna. Sant’Agata, fanciulla nobile vissuta in Sicilia nel III secolo, non volle concedersi alle voglie del proconsole Quintiano e fu per questo denunciata come cristiana. Sottoposta a varie torture, compresa l’amputazione dei seni, il giorno dopo venne ritrovata intatta per miracolo di San Pietro. Allora fu fatta rotolare nuda sui carboni ardenti. Mentre moriva, Catania venne scossa da un terremoto. L’anno successivo, nell’anniversario della sua morte (251), l’Etna eruttò, anche i pagani corsero al sepolcro della santa, innalzarono il suo velo che da bianco divenne rosso e fermò la lava. L’eplosività dei vulcani si deve al tipo di magma. In alcuni, infatti, come lo Stromboli o il Vesuvio, il magma è originato dalla fusione delle rocce (a circa 700° C). Per altri (come l’Etna) arriva dal mantello terrestre. In questo caso il magma è poco viscoso, simile all’olio, e deborda lentamente dalla sommità del vulcano. Il magma generato dalla fusione delle rocce, invece, è molto denso: per eruttare ci vuole una forte spinta dei gas. Quando questi vincono la forza di coesione del magma si verifica una violenta esplosione. La qualità del magma determina la forma del vulcano: a cono con magma più denso, più larga e piatta con magma più liquido. Nell’Oceano Pacifico, a 1.600 chilometri dal Giappone, c’è il Tamu Massif, il vulcano più grande del mondo, formato nel punto dove tre dorsali oceaniche si incontrano. Ha un diametro di 600 chilometri e una superficie complessiva di poco inferiore a quella dell’Italia intera. La vetta è a circa 2.000 metri sotto il livello del mare e a 4.000 metri dal fondale. Emilio Fede agli esordi: «A 14 anni al mio paesello in Sicilia facevo il salmodiante, guadagnavo quattro lire mettendomi dietro ai defunti. Poi arrivò una troupe da Roma che doveva filmare l’Etna, io gli spingevo il mulo. Vidi il vulcano che eruttava e decisi che si doveva raccontarlo: scrissi così il mio primo pezzo... ». Il filosofo Empedocle, che si gettò nel cratere dell’Etna per scoprire il segreto delle sue eruzioni.