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 2016  luglio 18 Lunedì calendario

MISCELLANEA SUL GOLPE TURCO

APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIME DALLA TURCHIA WWW.REPUBBLICA.IT l PRESIDENTE Erdogan l’aveva detto, "faremo pulizia all’interno di tutte le istituzioni dello Stato" per liberarle dal "virus" che ha innescato la rivolta sfociata nel tentativo di colpo di stato di venerdì sera. Ma le purghe, su vasta scala e accompagnate da esagerata violenza e accanimento, iniziano a preoccupare la comunità internazionale. Il premier Binali Yildirim aggiorna i numeri dell’epurazione in corso. "Sono 7.543 le persone arrestate, tra cui 100 agenti di polizia, 6.038 soldati, 755 tra giudici (due della Corte Costituzionale, ndr) e procuratori, e 650 civili. Per 316 è stata confermata la custodia preventiva". Il premier ha fornito anche un nuovo bilancio delle vittime del fallito golpe: sono morte 208 persone, di cui 145 civili, 60 poliziotti e 3 soldati. Oltre 100 golpisti sono stati uccisi. Ma in Turchia non è in corso solo un’ondata di arresti di massa. Assieme all’esercito, la "purga" investe anche la polizia e passa anche attraverso la sospensione di 30 prefetti su 81 e il sollevamento dall’incarico di 8.777 dipendenti del ministero dell’Interno, con circa 8mila agenti costretti a riconsegnare armi e distintivi, così come 614 gendarmi e 47 governatori di distretti provinciali. Il ministero delle Finanze ha invece sospeso circa 1.500 impiegati in tutto il Paese per presunti legami con il religioso Fethullah Gulen, predicatore islamico moderato passato da alleato di Erdogan a suo acerrimo oppositore e oggi residente negli Usa, a cui il presidente turco ha subito addossato la regia occulta del tentato golpe. Tra i 103 i generali e ammiragli delle Forze Armate arrestati, l’ex comandante della forza aerea, Akin Ozturk, ritenuto il leader dei golpisti e intorno al quale è andato in scena uno strano balletto dell’informazione. Nel pomeriggio, l’agenzia Anadolu ha diffuso la notizia della confessione dell’ufficiale quale mente del fallito rovesciamento di Erdogan. Due emittenti private, Haberturk e NTV, citando la testimonianza di Ozturk davanti ai procuratori, avevano invece sostenuto che il comandante continua a dichiararsi innocente. In serata, marcia indietro di Anadolu, che smentendo la sua prima notizia riporta le parole di Ozturk: "Il capo di stato maggiore Hulusi Akar è testimone del fatto che non ho partecipato al golpe. Non so chi l’abbia eseguito". Con Akin Ozturk, arrestati anche il consigliere militare del presidente, colonnello Ali Yazici, il comandante della Seconda Armata, generale Adem Huduti, il comandante della Terza Armata, Erdal Ozturk, il comandante della base aerea Nato di Incirlik, generale Bekir Ercan. La base, messa a disposizione della Coalizione anti-Is solo nel luglio 2015, è stata perquisita capillarmente da una squadra della polizia investigativa turca, coordinata da due capi procuratori aggiunti, riferisce ancora l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu. Turchia, tutti contro "purghe" Erdogan. Berlino: "Con pena di morte Ankara non entra in Ue" Gli arresti dei golpisti da parte dell’Antiterrorismo fedele a Erdogan Condividi Il presidente turco Erdogan ha prorogato l’ordine per i caccia di pattugliare lo spazio aereo di Istanbul e di Ankara dopo aver vietato agli elicotteri militari di decollare da Istanbul. Mentre il governo turco impone il divieto di espatrio ai 3 milioni di dipendenti pubblici, a cui sono anche state cancellate le ferie. Tre giorni dopo, la tensione è ancora alta. Istanbul è presidiata da circa 2000 agenti dei reparti speciali, dispiegati a presidio delle aree del centro e piazza Taksim per controllare le principali arterie di collegamento e gli accessi ai punti più importanti della città. Un uomo che ha sparato davanti al tribunale di Ankara è stato ucciso. Decisamente più inquietante quanto accaduto al municipio del distretto di Sisli a Istanbul, dove almeno due persone, poi arrestate, hanno fatto irruzione e sparato. Ferito alla testa il vicesindaco, Cemil Candas, ricoverato in gravissime condizioni e poi deceduto. Il distretto è retto dal partito di opposizione Chp (Partito repubblicano del popolo), in cui lo stesso Candas militava. Non è chiaro se l’episodio sia da ricollegare al golpe fallito. Turchia, le lacrime di Erdogan al funerale dell’amico ucciso nel golpe Le preoccupazioni internazionali. La cancelliera tedesca Angela Merkel, fa sapere un portavoce, ha telefonato a Erdogan per esprimergli la sua "ferma opposizione" alla reintroduzione della pena di morte in Turchia. E che "l’ondata di arresti e rimozioni dagli incarichi" di magistrati, ufficiali dell’esercito e funzionari di polizia "sono motivo di grande preoccupazione per la Germania". La telefonata fa seguito all’ammonimento già lanciato dalla cancelliera all’indirizzo di Ankara: l’eventuale reintroduzione della pena di morte significherebbe "la fine delle trattative per l’ingresso nell’Unione europea". La Germania, riporta ancora il portavoce, chiede alla Turchia di mettere fine alle "rivoltanti scene di giustizia arbitraria e vendetta" e invita a rispettare i principi di "proporzionalità e governo della legge" nella risposta dello Stato al golpe. Concetto, questo, ribadito dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Federica Mogherini, che da Bruxelles in serata fa sapere che la Ue considera ancora la Turchia un "partner" e segue gli avvenimenti "con atteggiamento amichevole". La situazione in questo momento "è particolarmente preoccupante", ha spiegato, e il primo pensiero dell’Ue è facilitare "il ritorno al rispetto dello stato di diritto. Ma non esclude che in futuro "potrebbe servire una nuova riflessione strategica" sui rapporti, "ma in un secondo momento, ora la situazione si deve stabilizzare". Ammonimenti a cui il premier turco Yildirim replica dichiarando che per reintrodurre la pena di morte "è necessario un passaggio parlamentare, poiché richiede una modifica costituzionale", ma aggiungendo che "la richiesta da parte del popolo per noi è un ordine che non può essere ignorato". Mentre il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, via Twitter liquida come "inaccettabile" la dichiarazione del Commissario europeo Johannes Hahn secondo cui la Turchia, prima del fallito golpe militare, aveva probabilmente già compilato una lista di giudici e altre persone che avrebbe voluto arrestare. "Sembra che Hahn sia lontano dal capire davvero cosa stia succedendo in Turchia", prosegue Cavusoglu, aggiungendo che "la nostra prima aspettativa dall’Ue e dai nostri alleati è di sostenere il processo democratico in Turchia e di condannare in modo forte il tentativo di colpo di Stato". Anche Jens Stoltenberg, segretario della Nato, ha sentito il presidente Erdogan per chiedergli la stessa "proporzionalità" invocata da Merkel e ricordargli quanto sia "essenziale" il rispetto della democrazia e dello Stato di diritto "in quanto la Turchia è membro dell’Alleanza, una comunità di valori" che impone "il pieno rispetto dell’ordine costituzionale e delle libertà fondamentali". ma la Turchia, ha sottolineato Stoltenberg, "è un alleato valido della Nato con il quale sono solidale in questo momento difficile". Dopo le allusione turche a un possibile ruolo degli Usa nel tentativo di golpe, sdegnosamente respinte al mittente, resta la tensione sul filo delle relazioni tra Washington e Ankara. Mentre la Casa Bianca invita a restare nell’ambito della legge e dello stato di diritto, è duro lo scambio tra John Kerry e il premier Yildirim. Il segretario di Stato chiede al governo turco "con fermezza" di "mantenere la calma e la stabilità in tutto il Paese" ma anche "i più alti standard di rispetto delle istituzioni democratiche". "I fautori del colpo di Stato in Turchia ne renderanno conto ma nel quadro del diritto", assicura da parte sua Yildirim, contrattaccando poi con la minaccia: Ankara potrebbe rivedere le sue relazioni con Washington se gli Stati Uniti non estraderanno l’odiato Gulen. L’ambasciatore americano in Turchia, seguito più tardi dalla Casa Bianca: "Se Ankara deciderà di inviare una richiesta di estradizione per tutti coloro che risiedono legalmente negli Stati Uniti, questa sarà considerata in base ai termini dell’accordo di estradizione Stati Uniti-Turchia". E al momento "gli Stati Uniti non hanno ricevuto la richiesta per l’estradizione dell’ex imam Fetullah Gulen" dichiara il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando che il presidente Barack Obama non ha parlato con il presidente turco Erdogan dal golpe fallito. Gulen: "Falso colpo di Stato". Da parte sua, il leader islamico moderato, Fetullah Gulen, dalla sua casa in Pennsylvania, dichiara che secondo lui in Turchia è andato in scena un falso colpo di Stato servito soltanto a rafforzare Erdogan. Golpe Turchia, Gulen: ’’È stato un falso colpo di Stato, ecco perché’’ Condividi Gentiloni: "No a vendette". Il ritorno ipotizzato della pena di morte in Turchia "sarebbe uno dei simboli di quello che l’Europa non può accettare. Siamo stati molto chiari nel condannare il tentativo di golpe militare, e siamo molto chiari nel dire che la reazione a questo golpe non può essere una reazione di vendetta". Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Deve essere una reazione che tiene conto dello stato di diritto e delle regole della legge - prosegue Gentiloni - il ricorso alla pena di morte sarebbe evidentemente in contraddizione. L’Italia è molto chiara, ma anche l’Ue lo è". "Abbiamo parlato ripetutamente con i colleghi del governo turco e abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che la loro risposta sarà orientata al rispetto dello stato di diritto - ha aggiunto il capo della Farnesina -. Sinceramente vediamo dei segnali che vanno in una direzione molto diversa". Legnini, Csm: "Sconcerto per arresto magistrati". Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, si dice "sconcertato" dalla notizia della "sospensione, destituzione, in alcuni casi arresti, di oltre 2745 giudici "poche ore dopo il fallito golpe. "Valuteremo - annuncia Legnini - nelle prossime ore le iniziative da intraprendere come Consiglio Superiore della Magistratura, d’intesa con la rete dei Consigli Giudiziari europei, l’Enncj, per ribadire l’irrinunciabilità della indipendenza della magistratura che costituisce uno dei capisaldi, se non il caposaldo principale, di un sistema democratico. Non possiamo consentire che atti di giustizia sommaria come quelli cui stiamo assistendo si compiano in un Paese vicino a noi che era candidato ad aderire all’Unione Europea". Orlando: "Reazione a golpe non sia torsione autoritaria". Per il Guardasigilli Andrea Orlando, è "fondamentale che la comunità internazionale agisca per evitare che la reazione al colpo di Stato in Turchia sia occasione per un’ulteriore torsione autoritaria e per la restrizione delle libertà civili. In questo senso la vigilanza deve essere massima e non possiamo che esprimere ad oggi preoccupazione per l’evoluzione dei fatti". 2.BORSA ISTANBUL: CHIUDE A -7,1% DOPO TENTATO GOLPE, RISALE LA LIRA (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Seduta di vendite alla Borsa di Istanbul, che ha risentito dell’incertezza generata dal fallito colpo di Stato di venerdi’ notte, cui e’ seguita l’ondata di arresti ordinata dal premier Tayyip Erdogan. L’indice Bist 100 ha lasciato sul terreno il 7,08% dopo essere arrivato a perdere nel durante circa il 9%. Dopo il tonfo di venerdi’ ha invece tentato il recupero la lira turca: il cross dollaro-lira e’ sceso dell’1,61% a 2,9670. Gli investitori attendono comunque le decisioni che saranno prese domani dalla Banca centrale turca. DAGOSPIA Da http://www.dailymail.co.uk Il ‘Daily Mail’ pubblica alcune fotografie emerse dal web che mostrano decine e decine di militari turchi costretti a rimanere sdraiati l’uno accanto all’altro in un campo da basket coperto a Sirnak, in Turchia dell’est. Sotto lo sguardo incessante di funzionari fedeli al governo, i soldati, spogliati delle loro uniformi, vengono lasciati lì per ore seminudi e mani e piedi legati. Quelli che vediamo in queste foto sono solo una minima parte dei più di 6.000 militari, tra i 7.500 arrestati in seguito al golpe, che aspettano di scoprire in che modo dovranno espiare le loro colpe, mentre il Sultano Erdogan minaccia di eliminare tutte le istituzioni statali che li proteggono e ripristinare la pena di morte. ••• «Ad Ankara è stato golpe vero» A giudizio del governo italiano il tentativo andato in scena venerdì sera in Turchia è stato «un vero colpo di Stato». Stando all’informativa fatta non avrebbero dunque dubbi il responsabile del Viminale Alfano e il sottosegretario Minniti. Ma ora «se la Turchia va avanti con il progetto di reintrodurre la pena di morte nel Paese dopo il tentato golpe di due giorni fa, ha chiuso con l’Unione europea». LIBERO Mirko Molteni per “Libero Quotidiano” Gli arresti in Turchia dopo il fallito golpe del 15 luglio sono ormai seimila, fra cui 2.839 militari e 2.745 giudici. Ieri è stato ammanettato perfino un pezzo grosso della Nato, il generale Bekir Ercan Van, comandante della base aerea di Incirlik da cui i caccia americani si alzano per bombardare l’ Isis e dove le forze Usa conservano 50 bombe nucleari in regime di «condivisione» con l’ alleato. L’ alto graduato è accusato di aver permesso ai caccia F-16 dei ribelli di rifornirsi sulla pista. Nel caos del dopo-golpe, la base di Incirlik era stata bloccata, pure col taglio dell’ elettricità, ed erano state vietate le missioni aeree contro il califfato nero. Ma ieri pomeriggio i decolli dei caccia americani sono ripresi. I turchi non potevano fermarli ancora, preme l’ imminente vertice del 20 luglio alla base Andrews vicino a Washington fra i ministri della Difesa dei 34 paesi della coalizione anti-Isis. Altri dieci ufficiali di Incirlik sono finiti in galera insieme a Ercan Van e a vari comandanti come il capo della 2° armata generale Adem Huduti; il capo della 3° Armata Erdal Ozturk e l’ ex-capo di stato maggiore dell’ aviazione Akin Ozturk. Nella sola provincia di Denizli, arrestati inoltre 50 alti ufficiali. Il presidente Recep Erdogan accusa di tradimento pure il suo consigliere militare, colonnello Alì Yazici, che avrebbe spifferato ai golpisti i dettagli della sua vacanza a Marmaris. Le potenti forze armate turche, che vantano mezzo milione di soldati, vengono ribaltate facendo presagire conseguenze sugli equilibri Nato. Per giunta, la Cnn turca ha rivelato che mancano ancora all’ appello ben 42 elicotteri militari, azzardando che frange di soldati ostili possano averli nascosti progettando un secondo tentativo di putsch. In effetti ieri alcuni sostenitori del golpe resistevano ancora alla cattura all’ aeroporto Sabiha Gocen di Istanbul. Nel pomeriggio si era parlato di «scontri con la polizia», poi il governo ha dichiarato che «la situazione è tornata sotto controllo» dopo che gli agenti hanno sparato «colpi di avvertimento». Scaramucce ci sono state anche alla base aerea di Konya, centro-sud dell’ Anatolia, dove gli almeno sette militari arrestati, fra cui un colonnello, avevano tentato di opporsi agli agenti. Quanto all’ altrettanto sconvolto apparato giudiziario, fra i magistrati più autorevoli andati dietro le sbarre spicca Alparslan Altan. Erdogan partecipava ieri a Istanbul ai funerali di sei dei 265 morti cagionati dall’ ammutinamento, minacciando: «Continueremo a presidiare le piazze finchè il virus di Gulen non verrà estirpato». Punta sempre il dito sull’ imam esule Fethullah Gulen, che a suo dire avrebbe ordito il golpe dagli Usa. Tanto che al segretario di Stato statunitense John Kerry tocca respingere i sospetti di appoggio americano: «È irresponsabile accusarci. Per estradare Gulen vogliamo le prove». Ai funerali, Erdogan e i suoi seguaci hanno ribadito l’ islamista avversione per la cravatta, dato che davanti alle bare nessuno la indossava, eccetto l’ ex-primo ministro Ahmet Davutoglu, dimesso due mesi fa. Intanto la Russia ha confermato che il presidente Vladimir Putin s’ incontrerà con Erdogan «nella prima settimana di agosto», senza ulteriori dettagli, ma confermando che il fallito golpe sembra facilitare il riavvicinamento fra Ankara e Mosca dopo la crisi dello scorso novembre dovuta all’ abbattimento di un aereo russo. Anche il premier israeliano Benjiamin Netanyahu ha detto ieri che «gli ultimi eventi non ostacoleranno la nostra riconciliazione con la Turchia». Erdogan aveva rotto con Israele nel 2010 per la faccenda della flottiglia di Gaza, ma da giugno aveva iniziato a ricucire i rapporti. Invece, il ministro degli Esteri francese Jean Marc Ayrault - commentando la stage terrorista che ha insanguinato il lungomare di Nizza - ha ieri rafforzato i dubbi sul ruolo turco nella lotta al califfato: «Da un lato è affidabile, ma ad essere onesti ci sono anche molti sospetti».