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 2016  luglio 16 Sabato calendario

ECCO MARTUSCIELLO: «LO SCETTICISMO CARICHERA’ L’EMPOLI» – Seduto in panchina nel campo di Sestola, Giovanni Martusciello chiude gli occhi e immagina cosa accadrà tra qualche settimana quando il campo non sarà deserto e lui non sarà solo in panchina

ECCO MARTUSCIELLO: «LO SCETTICISMO CARICHERA’ L’EMPOLI» – Seduto in panchina nel campo di Sestola, Giovanni Martusciello chiude gli occhi e immagina cosa accadrà tra qualche settimana quando il campo non sarà deserto e lui non sarà solo in panchina. Uno dei quattro debuttanti, quelli della prima Serie A. Ma a differenza di Rastelli, Oddo e Juric, il nuovo tecnico dell’Empoli non arriva da una promozione e l’anno scorso prendeva ordini e non li dava. Zero gavetta. Quando ha avuto l’incarico, ha detto: «Il rischio era non rischiare». «Confermo: questa è un opportunità che non potevo rifiutare dopo oltre 20 anni di Empoli. Ma se l’offerta fosse arrivata da un’altra società non avrei mai accettato». Ricorda il 31 agosto 1997? «Come no, il debutto in Serie A da giocatore, ovviamente con l’Empoli e contro la Roma di Zeman. Una paura terribile di fare un figuraccia. Ricordo che dalle mie parti c’era Cafu che viaggiava come un treno. E’ finita 3-1 per loro». Sei gol quell’anno, e non banali: come quello della prima vittoria a Firenze. «Al 95’, e sotto la curva dei nostri tifosi. Sì, devo dire che l’impatto con la Serie A è stato devastante». E da allenatore cosa si aspetta? «So solo che niente sarà più come prima». Che giocatore era? «Da mezz’ala sono diventato esterno, ma ho fatto anche il centravanti. Anzi, posso dire di essere stato il primo falso nove di Spalletti, ben prima di Totti: è successo contro il Parma quando mancavano Esposito e Cappellini». Cosa le ha detto Spalletti? «Una cosa semplice, un consiglio da fratello maggiore: “Ci sono venti allenatori in A, non devi spaventarti perché sei all’altezza degli altri”». E Sarri? «“Ricordati che l’approccio con la squadra cambierà completamente da quando facevi il vice. Prima eri un amico, ora sei qualcosa di diverso”». E Giampaolo? «“Ricordati che la cosa più importante sono la meticolosità e la cura dei dettagli”». Un anno fa si temeva il dopo Sarri, e sappiamo come è andata. Adesso si teme il dopo Giampaolo? «Lo scetticismo lo capisco, ma non mi spaventa. Anzi, mi dà una carica incredibile». L’Empoli non ha mai conquistato tre salvezza di fila… «E anche questo è un obiettivo sensibile. Entrare nella storia della squadra». Ma che cos’ha di tanto speciale Empoli? «Non saprei definirlo, è un modo di vivere, con equilibrio. Senza nessun tipo di eccesso, senza atteggiamenti altezzosi. Forse è qualcosa che c’è nell’aria». Gilardino più Maccarone: oltre 70 anni in due. «Una coppia di attaccanti che si integrano molto bene: uno più tecnico, l’altro più forte fisicamente. Il Gila ci voleva, è la spalla ideale per Maccarone che ha chiuso il campionato stremato». Allenerà un campione del mondo… «Pazzesco, vero? Da due mesi vivo in un frullatore di emozioni, non ho ancora realizzato cosa sto facendo». Ma perché il presidente Corsi ha scelto Martusciello? «A volte me lo chiedo anch’io, ha letto qualcosa nella mia figura, qualcosa che mi sfugge. Forse la mia capacità di lavorare bene con due allenatori tanti diversi tra loro, anzi tre, visto che non posso dimenticare il primo, Aglietti». S’immagini il peggio: se fosse esonerato? «So che potrebbe accadere, anche a me, anche a Empoli. Non mi considero un intoccabile solamente perché sono qui da una vita». Si riparte dal 4-3-1-2? «Certo, un modulo che ha portato fortuna alla società e anche ai giocatori che lo conoscono alla perfezione». Se Saponara va via? «Spero di no, sarebbe un guaio perché la squadra gira attorno a lui». Cosa ha lasciato a Ischia, la sua isola? «Moltissimo, a volte penso a come sarebbe cambiata la mia vita se dopo 9 anni non avessi deciso di andarmene. Ma stava diventando troppo stretta». Suo figlio Alfonso è nato come lei il 19 agosto: un segno del destino calcistico? «No, perché lui fa atletica. E io non ho voluto condizionarlo». E’ vero che Corsi l’ha scelta quando l’ha vista giocare mentre era in vacanza a Ischia? «L’ho sentito dire, mi sembra strano. Credo sia una leggenda metropolitana». Scaramanzie napoletane? «Da giocatore ero prigioniero di certi riti, come allacciarmi le scarpe sempre nello stesso modo. Da allenatore mi sono normalizzato, e comunque Sarri, che è un napoletano acquisito, è uno molto più superstizioso di me».