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 2016  luglio 16 Sabato calendario

“STAMPUBBLICA”, ORA SI FA SUL SERIO: PRONTO L’ACCORDO

I tempi nell’editoria sono lunghi: quattro mesi dopo l’annuncio del 2 marzo, la fusione tra La Stampa e Repubblica è solo a metà: in questi giorni il gruppo di Carlo De Benedetti e quello di John Elkann stanno limando l’accordo definitivo che devono approvare il 30 luglio. A quel punto verrà comunicato all’Agcom, l’autorità delle comunicazioni, e l’Antitrust, che vigila sulla concorrenza.
Per ora, l’operazione “Stampubblica” è racchiusa in una lettera di intenti: il percorso è segnato, l’Itedi (Stampa, Secolo XIX), confluirà nel Gruppo Espresso (Repubblica, il settimanale l’Espresso, giornali locali, ed emittenti radiofoniche) nel primo trimestre del 2017.
Allora si avrà la risposta a una domanda che circola dai giorni dell’annuncio in pubblico: chi è preda e chi predatore? Ovvero, chi comanda? Il presidente del Gruppo Espresso è Carlo De Benedetti, 82 anni, la holding che lo controlla è affidata al figlio Rodolfo, con Monica Mondardini amministratore delegato sia di Cir che dell’Espresso. La Mondardini dovrà gestire la fusione e il piano tagli che ne deriverà.
La preparazione è complessa: l’Agcom dovrà valutare se, a fine anno, il nuovo Gruppo Espresso con dentro La Stampa supererà il 20 per cento delle tirature dei quotidiani nazionali. Per mantenersi sotto quella soglia, la Mondardini e i De Benedetti si apprestano a rinunciare a un pezzo di quotidiani locali: sono in vendita La Città di Salerno, La Nuova Sardegna (in corsa Briglia-Vallardi) e Il Centro di Pescara.
Per il quotidiano abruzzese il Gruppo Espresso ha già ricevuto quattro manifestazioni di interesse. Il favorito è Carlo Toto, costruttore, ex Airone, amico di Luciano D’Alfonso, ex sindaco di Pescara e da un paio di anni governatore dem. In corsa anche le famiglie Caltagirone (proprietaria di sei quotidiani, tra cui il Messaggero e il Mattino) e Angelucci (editori di Libero e il Tempo). Antonio Angelucci, padrone della sanità privata laziale, senatore di Forza Italia non ostile al governo, da mesi tampina l’ingegnere De Benedetti per conquistare un’altra testata.
Per la creazione di Stampubblica, ancora, c’è da passare il vaglio dell’Antitrust. Il collegio dovrà verificare se la concentrazione tra le due aziende distorce la concorrenza. I membri sono tre, ma uno si dovrà astenere: Michele Ainis, costituzionalista e – da giugno – editorialista di Repubblica.
Quando la fusione sarà ufficiale, si capiranno i dettagli del patto di sindacato tra Cir ed Exor: la holding di John Elkann avrà circa il 5 per cento del nuovo gruppo, ma peserà di più. Quanto ancora, non è noto. Di sicuro ha già partecipato alla scelta strategica più rilevante, quella del direttore di Repubblica, Mario Calabresi, proveniente dalla Stampa. La sintonia di Calabresi con De Benedetti, chiaramente, non è la stessa che c’era con i due precedenti direttori (Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, vent’anni ciascuno al timone), almeno a giudicare dalla forza con cui De Benedetti si è pronunciato sulla riforma costituzionale del governo Renzi in una intervista al Corriere della Sera: “La riforma ha molti aspetti positivi, ma se l’Italicum non cambia, esprimerò la mia contrarietà”. La Repubblica di Calabresi sembra propendere per il “Sì” al referendum, come dimostra la scelta di non aver mai assegnato grande spazio a una storica firma del quotidiano, l’ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, attivo sostenitore del “No”. Il nuovo direttore dell’Espresso, invece, l’ha scelto De Benedetti in prima persona: Tommaso Cerno, 40 anni, gli ultimi anni direttore del Messaggero Veneto. La Mondardini avrebbe confermato Luigi Vicinanza, ma De Benedetti, stavolta, ha prevalso per far capire che, in materia di giornali, non ha delegato tutto al figlio Rodolfo.

di Stefano Feltri e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 16/7/2016