Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 16/7/2016, 16 luglio 2016
GLI EMULI DI ATTA E GLI SPERONATORI PALESTINESI
Auto, bulldozer e ora un camion frigorifero. La prima volta in cui un “lupo solitario” ha usato la propria auto come se fosse un’arma, risale al marzo 2006. Al volante c’era Mohammed Reza Taheri-azar, un americano di origine iraniana che tentò di uccidere un gruppo di studenti nel campus dell’Università della Nord Carolina a Chapel Hill. Pur non riuscendo a uccidere nessuno causò molti feriti.
Dopo l’arresto disse che voleva vendicare la morte di tanti musulmani seguendo l’esempio del suo mito, ovvero Mohamed Atta, il leader dei jihadisti che pilotarono gli aerei contro le torri gemelle.
Da allora l’uso di mezzi di trasporto privati per uccidere il maggior numero possibile di persone ha iniziato a diffondersi dall’altra parte dell’Oceano, in Israele e nei Territori Occupati palestinesi.
La prima ondata di speronamenti volontari finalizzati a compiere stragi tra la folla si è verificata otto anni fa per poi calmarsi. Dal 2014 invece è ripresa più forte di prima, diventando una costante, una realtà quasi quotidiana nei Territori Occupati e a Gerusalemme. Centinaia di casi, alcuni dei quali rimasti poco chiari. L’ultimo episodio si è verificato tre giorni fa a nord della Città Santa. In questa occasione la polizia israeliana ha sparato contro un’auto presumendo che stesse per schiantarsi contro un gruppo di persone appena uscite da un supermercato.
Un chiaro segnale della psicosi dilagante in tutto il paese e del pericoloso circolo vizioso che si è innescato. Un fatto che potrebbe accadere anche in Europa se altri attentati del genere aumentassero. Perché, come dimostrato purtroppo con la strage di giovedì sera a Nizza, si tratta di una tecnica terroristica molto efficace che però può adottare chiunque senza bisogno di addestramento, senza essere membro di una cellula terroristica.
Inoltre non è necessario avere parecchi soldi o legami con il mondo del contrabbando di armi ed esplosivi. Se imbottire un’auto di tritolo richiede un’organizzazione, guidarla contro cittadini ignari mentre aspettano l’autobus o camminano per strada richiede “solo” tanto odio e determinazione.
Inoltre è praticamente impossibile prevedere e dunque fermare coloro che decidono di usarla, qualunque sia la motivazione che li spinge a tanto.
Secondo molti analisti, i leader dei movimenti terroristici di matrice jihadista hanno deciso di sponsorizzare quest’arma perché è in grado di capitalizzare la disperazione, la povertà e l’emarginazione che abbondano nelle società multirazziali e multi-religiose.
Ma ora si deve aggiungere che gli emuli delle gesta dei terroristi o di alcuni membri delle fasce meno integrate e oppresse della società palestinese possono essere anche soggetti psicolabili, come l’autore della strage di Nizza. Indipendentemente dal credo religioso.
Il ricercatore David Gartenstein Ross afferma che questa tecnica è andata aumentando in Israele perché “il muro che divide Israele dai Territori Occupati palestinesi ha reso difficile l’ingresso a Gerusalemme e nel resto del paese di esplosivi”.
Nel 2010 Inspire , un periodico che si ispirava al-Qaeda nella penisola arabica aveva esortato i jihadisti “a prendere di mira i pedoni, facendo in modo di guadagnare la massima velocità prima di piombare loro addosso”. Per provocare vere e proprie carneficine. Come quella di Nizza, anche se l’autore non aveva a che fare direttamente con la “guerra santa”.
di Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 16/7/2016