Marco Lodoli, la Repubblica - Roma 16/7/2016, 16 luglio 2016
«MI MOZZI IL RESPIRO». LA PROFEZIA DI CALVINO
Ecco cosa scriveva Italo Calvino nel ’72 ne Le Città Invisibili: «Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità».
Calvino immaginava una città ormai circondata da montagne di spazzatura, come tutti i grandi artisti aveva visto il futuro in largo anticipo. Ma forse ogni romano oggi può capire l’anima della città osservando per un’ora dalla finestra il viavai che si crea attorno a un cassonetto.
C’è chi scarica una quantità esagerata di monnezza, come se la sua esistenza fosse troppo ingombra di cose inutili, e chi rovista tristemente nel cassonetto: di continuo transitano zingari tirandosi dietro il loro carrellino e riempiendolo di ciò che per noi sono scarti e per loro ricchezze.
Ma si vedono anche pensionati che gettano l’occhio come per caso in quegli scrigni immondi, e poi con discrezione e vergogna allungano una mano per recuperare qualcosa di utile. E cani randagi vengono a squarciare i sacchetti precipitati a terra, a nutrirsi, a sparpagliare lo schifo. Sul muro davanti al cassonetto sotto casa mia, con la bomboletta una mano innamorata nottetempo ha scritto: «Sei come l’asma, mozzi il respiro», rivolgendosi probabilmente a una fascinosa ragazza che abita in quel palazzo, ma la puzza che si sprigiona dalla spazzatura ficcata nel cassonetto e disseminata attorno è talmente forte che viene da pensare che quella scritta sia un grido di protesta: più che l’amore sono i rifiuti a togliere il fiato, e la grande bellezza a poco a poco scompare sotto la grande monnezza.