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 2016  luglio 16 Sabato calendario

Prime notizie sul golpe in Turchia

APPUNTI PER GAZZETTA - IL FALLITO COLPO DI STATO IN TURCHIA ALBERTO CUSTODERO UN tentativo di colpo di Stato di una parte dell’esercito turco contro il presidente Erdogan, fallito dopo ore di scontri e incertezze, ha scosso Ankara e Istanbul, e ha tenuto i governi di tutto il mondo con il fiato sospeso. Alla fine il bilancio parla di 1.563 militari arrestati e quasi 200 morti: si tratta di 104 golpisti uccisi, 41 poliziotti e due soldati fedeli al governo e 47 civili. Il presidente, dopo una rocambolesca fuga nella notte sui cieli turchi, è ritornato ad Istanbul dopo aver avuto la certezza del fallimento del golpe. L’evoluzione dell’insurrezione di parte dall’esercito organizzata dai colonnelli (coinvolti solo pochi generali), è stata seguita con la massima attenzione dalla Russia (tra i due Paesi è stata fatta di recente pace dopo un lungo periodo di forte tensione). E dagli Usa, essendo il Paese componente della Nato. Barack Obama si è schierato al fianco del presidente Erdogan, dichiarando che va sostenuto "il governo turco democraticamente eletto". Rivolgendosi a tutte le parti, Obama si è appellato "per scongiurare le violenze e bagni di sangue". Pro Erdogan anche se con prudenza Angela Merkel: "L’ordine democratico deve essere rispettato", ha dichiarato il suo portavoce. La Russia è "profondamente preoccupata per le notizie che provengono dalla Turchia", ha fatto sapere il portavoce del Cremlino. Regista degli insorti sarebbe stato l’ufficiale Muharrem Kose, rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Il comandante delle forze terrestri turche, il generale Hulusi Akar, capo di stato maggiore fedele al presidente, è stato preso in ostaggio dai golpisti e poi liberato. Ministro dell’Interno: "Golpe fallito". Dopo essere stati vicini alla guerra civile, il ministro dell’Interno turco, Efkan Ala, ha dichiarato che "il tentativo di golpe è fallito". E ha aggiunto che un generale golpista è stato ucciso e almeno 754 membri dell’esercito turco che hanno partecipato al tentativo di colpo di Stato sono stati arrestati. Il governo ha comunicato che 29 colonnelli e 5 generali sono stati destituiti. L’ANALISI I militari golpisti hanno perso la lotta contro il tempo di G. DI FEO Nella battaglia di Ankara si sono avute almeno 60 vittime. Il ministro ha anche ordinato alle Forze armate di abbattere tutti gli aerei e gli elicotteri dei golpisti che dovessero ancora continuare operazioni contro la popolazione civile o le istituzioni. La Marina turca ha preso le distanze dal colpo di Stato. Golpe Turchia, nel cielo i jet sparano, a terra i bambini sull’altalena Condividi Nonostante le assicurazioni che il golpe era fallito, però, per tutta la notte e fino all’aba sono proseguiti gli scontri e i bombardamenti, concentrati soprattutto intorno all’area del palazzo presidenziale ad Ankara dove poco prima delle 5.30 c’è stato anche un nuovo bombardamento aereo, un F-16, non è chiaro se in mano ai golpisti o all’areonautica lealista, ha lanciato ordigni contro i tank schierati intorno al palazzo presidenziale. Abbattuto un elicottero dei golpisti, mentre sarebbero almeno 5 le nuove vittime della nottata di fuoco nella capitale turca. Intanto, i militari che bloccavano i ponti sul Bosforo hanno cominciato ad arrendersi, lasciando i carri armati e consegnandosi alle truppe lealiste e alla polizia. Un principio di guerra civile. La polizia si è opposta al golpe, e tra agenti e militari ci sono stati sanguinosi combattimenti. Diciassette poliziotti sono stati uccisi nella sede centrale delle forze speciali ad Ankara. Un colonnello e tre soldati sono stati arrestati dalla polizia. Ma anche i militari si sono divisi e si sono combattuti fra loro. Caccia si sono alzati in volo bombardando alcune zone, un F-16 ha abbattuto un elicottero a bordo del quale c’erano militari golpisti. Ad Ankara militari lealisti al presidente Erdogan si sono scontrati contro soldati che partecipano al golpe. Il premier turco Binali Yildirim ha annunciato una no-fly zone su Ankara sottolineando che saranno abbattuti tutti i velivoli che la violeranno. Durante il tentato golpe, i carri armati dell’esercito hanno aperto il fuoco attorno al Parlamento turco ad Ankara dove è esplosa una bomba che ha provocato numerosi feriti. A sparare sono stati anche elicotteri militari. Anche nei pressi del ponte sul Bosforo è esplosa una bomba. La cronaca del golpe. Lo stato maggiore dell’esercito aveva annunciato sul suo sito: "Abbiamo preso il potere per proteggere la democrazia e ristabilire i diritti civili". Gli insorti avevano giustificato il golpe con la "restaurazione dell’ordine costituzionale, della democrazia, dei diritti umani e delle libertà, garantendo che la legge regni di nuovo nel Paese". Nel comunicato delle forze armate si era precisato che "tutti gli accordi internazionali sarebbero stati mantenuti, e le buone relazioni con tutti i Paesi del mondo continuate". I militari golpisti hanno istituito la legge marziale e disposto il coprifuoco. Hanno poi preso il controllo e sospeso le trasmissioni della rete radiotelevisiva statale nella cui sede è avvenuta un’esplosione. La tv ha ripreso a funzionare nella notte, quand i soldati hanno lasciato la sede dell’emittente statale dopo l’ingresso nell’edificio di una folta folla lealista. Sono stati bloccati gli accessi ai social network Facebook e Twitter. Aerei da guerra ed elicotteri hanno sorvolato la capitale Ankara. I due ponti sul Bosforo che collegano la parte orientale e occidentale di Istanbul sono stati chiusi: qui ci sono stati tre feriti. Carri armati sono stati dispiegati all’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, sono stati cancellati i voli da tutti gli scali nazionali. Una forte esplosione è risuonata in serata nella capitale, in un centro di addestramento delle forze speciali della polizia nel quartiere di Golbasi. I golpisti hanno occupato la sede dell’Akp, il partito del presidente. Violenti scontri hanno contrapposto la polizia anti-sommossa e l’esercito turco in piazza Taksim, a Istanbul.L’atmosfera nelle città turche è stata per ore molto pesante, il Paese era sprofondato nel caos, è stata corsa agli sportelli del bancomat per fare approvvigionamento di denaro. Il golpe è stato preceduto nei mesi scorsi da un lungo elenco di sanguinosi attentati terroristici. La fuga in aereo di Erdogan: il rientro a Istanbul. Recep Tayyip Erdogan ha lasciato il Paese all’inizio del golpe a bordo di un aereo privato decollato da Bodrum, senza indicare la destinazione finale nel piano di volo. Quel che si sa è che nessun Paese europeo aveva dato a Erdogan il permesso di atterrare. Il presidente turco sembra avesse chiesto asilo in Germania, che gliel’aveva negato. Poi la richiesta sarebbe stata inoltrata a Londra, quindi a Teheran per fare scalo e ripartire per il Qatar. Si era anche parlato di un eventuale atterraggio in Italia, a Ciampino, ma la notizia era stata smentita. Nella notte si è poi capito che l’aereo di Erdogan non aveva mai lasciato la Turchia, volando a lungo in cerchio nel nord del paese per poi tornare a Istanbul, dove il presidente è stato accolto da una folla che prima aveva costretto i militari ad abbandonare l’aeroporto. Erdogan, appena sbarcato dal Gulfstream 4 ha parlato ai suoi sostenitori: "In questo Paese regna soltanto il potere della nazione e questo ve lo dico in quanto presidente della Repubblica", ha detto invitando "tutta la gente a scendere in piazza". Golpe Turchia, Erdogan: "Non vado da nessuna parte, sto col popolo" Condividi "Noi fermeremo con grande decisione questi tentativi", ha affermato Erdogan. "Il tentativo di colpo di stato è stata opera di un piccolo gruppo all’interno dell’esercito, che ha usato dei blindati. Ho sentito che nelle forze armate ci sono dei contrasti, ma si tratta di un gruppo piccolo contro tutto il resto delle forze armate e delle forze di polizia". Erdogan ha rivelato che nel momento in cui è scoppiato il golpe "io mi trovavo a Marmaris", sulla costa egea meridionale. "Dopo che sono partito, l’hanno bombardato. Hanno preso il mio segretario generale". E infine ha aggiunto: "Il nostro esercito è pulito, quello che è successo non deve gettare una macchia sulle nostre forze armate". Premier turco: "Golpisti la pagheranno" . La Turchia non consentirà mai "alcuna iniziativa che interrompa la democrazia". "Le nostre forze useranno la forza contro la forza", gli autori del tentativo di golpe "pagheranno il prezzo più alto". Lo ha detto il premier Binali Yildirim, che ha definito gli insorti "membri di un’organizzazione terroristica", aggiungendo che un atto del genere non può essere perpetrato "da chi ha giurato fedeltà alla bandiera". Il premier turco ha assicurato che "il Paese ha reagito", sottolineando inoltre che "i nostri soldati sono entrati in azione" e che "i teppisti autori di questo atto non rimarranno a lungo in libertà". Yildirim ha poi ringraziato per il sostegno i partiti di opposizione, invitando la popolazione a "mantenere la calma", garantendo che il governo "è al lavoro" e riferendo che alcuni mezzi corazzati, inizialmente schierati nelle strade, si sono ritirati. Il messaggio di Erdogan via smartphone. Durante la fuga, in collegamento via smartphone con l’emittente televisiva ’Cnn Turkey’, Erdogan aveva invitato i turchi (facendo appello anche alle moschee) a scendere in piazza, ritenendosi ancora lui il presidente, minacciando nel contempo che i golpisti sarebbero stati puniti. Poi, aveva accusato apertamente di essere dietro al colpo di stato il predicatore Fetullah Gulen, ideologo islamista radicale, suo ex alleato e adesso acerrimo avversario, al punto da trovarsi fin dal 1999 in esilio volontario negli Usa, dove si dice controlli il quartier generale di un impero economico dal valore di 20 miliardi di dollari. Gulen poche ore dopo ha comunque condannato "nei termini più forti" il tentativo di golpe. Paradossale che proprio Erdogan, che aveva messo al bando i social su Internet, nel momento in cui ne ha avuto bisogno, abbia mandato un messaggio su FaceTime. Turchia, Erdogan via smartphone: "Resistete al golpe" Condividi Golpe organizzato ai massimi livelli. Gli attaché militari delle ambasciate turche in tutto il mondo avevano ricevuto, circa mezz’ora prima che in Turchia scattassero i movimenti del golpe, un messaggio che li avvertiva che i militari avrebbero preso il potere. Lo hanno riferito qualificate fonti diplomatiche europee, specificando che "questo sembrava essere il segnale che si tratta di una operazione gestita dai massimi livelli delle forze armate". Non è stato solo panico, nel Paese. In molte zone, come ad esempio a Istanbul, la gente si è schierata a favore dei golpisti: scesa in strada con la bandiera turca, ha applaudito ai carri armati schierati nelle strade della città. Ma anche i sostenitori di Erdogan hanno fatto altrettanto, schierandosi contro i militari. Immagini di manifestanti che fermano i blindati nelle piazze e nelle strade delle cittadine turche sono stati diffusi sui social network. Le forze armate turche sono la seconda più grande forza armata permanente nella Nato dopo le forze armate statunitensi, con una forza combinata di poco più di un milione di persone in uniforme che servono i suoi cinque rami. La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Vicino Oriente oltre a Israele. REPUBBLICA.IT ANKARA - Si fa sempre più drammatico il bilancio delle persone uccise, ferite o arrestate nel fallito colpo di Stato in Turchia. Stando ai dati forniti in conferenza stampa dal primo ministro Binali Yildirim e riportati da Al Jazeera, sono 161 i morti tra i civili e le forze governative, 104 i morti fra i golpisti, 1.140 i feriti e 2.839 i militari arrestati, anche se il numero di arresti è destinato a crescere. Il governo turco, sventato il colpo di Stato guidato da un gruppo di colonnelli dell’esercito, si prepara ora a un duro giro di vite contro i golpisti e chi li ha sostenuti. Un fallimento che rafforza la posizione del ’Sultano’ Recep Tayyip Erdogan, che è tornato da trionfatore a Istanbul dopo l’appello alla resistenza. E ha invitato la popolazione a rimanere in piazza: "Dobbiamo continuare a mantenere il controllo delle strade anche stasera, non importa a quale costo, perché un tentativo di riacutizzazione potrebbe accadere in qualsiasi momento". IL GOLPE FALLITO MINUTO PER MINUTO Il Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri (HSYK), l’equivalente del nostro Consiglio superiore della magistratura, presieduto dal ministro della Giustizia Bekir Bozdag, ha emesso un ordine d’arresto per 9 giudici della Corte Suprema turca. La polizia ha inoltre arrestato 10 giudici del Danistay, il Consiglio di Stato turco. L’Hsyk ha anche deciso di rimuovere dall’incarico 2.745 giudici e 5 dei suoi 22 membri, per presunti legami con Fetullah Gulen, il nemico di Erdogan ritenuto responsabile del fallito golpe della scorsa notte e che vive in Usa. Ordini di arresto sono stati emessi a carico di 140 giudici della Yargitay, la Corte di cassazione. L’emittente privata NTV ha riferito inoltre che altri 38 membri della Danistay (Consiglio di Stato) sono ricercati. Il presidente Ismail Rustu Cirit, ha assicurato che "punirà tutti i traditori".i Ma ora Ankara attacca gli Usa. "La situazione è sotto controllo", ha detto il premier Binali Yildirim. "Non riesco a immaginare un Paese che possa sostenere quest’uomo", Fethullah Gulen, "questo leader di un’organizzazione terroristica, soprattutto dopo la scorsa notte. Un Paese che lo sostenga non è amico della Turchia. Sarebbe persino un atto ostile nei nostri confronti", ha detto Yildirim. Ankara accusa Gulen di aver organizzato il fallito tentativo di golpe, lui vive in auto-esilio dal 1999. Yildirim ha ricordato che la Turchia ha già inviato una richiesta di estradizione. Gli Stati Uniti hanno replicato di essere pronti ad aiutare la Turchia nelle indagini sul tentato golpe. Lo ha detto il Segretario di Stato americano, John Kerry, che ha invitato Ankara a mostrare, se esistono, indizi in grado di attribuire a Gulen la responsabilità dell’iniziativa sovversiva. Kerry ha anche detto di non aver ricevuto alcuna richiesta per estradare il religioso. Il presidente Usa Barack Obama terrà una riunione, oggi alla Casa Bianca, per discutere la situazione con i suoi collaboratori per la sicurezza nazionale e gli affari esteri. "Struttura parallela" è l’espressione con cui le autorità turche sono solite indicare il religioso Gulen e i suoi seguaci. I membri, ha continuato il premier, della "struttura parallela sono ora nelle mani della giustizia" e subiranno "la punizione che meritano". Yildirim, pur senza esplicitare, ha fatto riferimento a un "terrorismo profondo" che ha tentato di minare lo stato turco, in un’allusione ai militanti curdi del Pkk e soprattutto ai fedeli dell’imam Gulen, promettendo che i responsabili saranno puniti "come meritano". Già ieri sera, prima di salire a bordo dell’aereo con cui è rimasto in volo durante il golpe, il presidente Erdogan, che oggi è ripartito verso una destinazione ignota, aveva puntato il dito contro il religioso. Accuse respinte al mittente dallo stesso Gulen (che ha fermamente condannato l’attacco) e dal suo gruppo Alleanza per i valori condivisi, che ha definito "irresponsabili" le accuse del presidente. Trasporti bloccati e golpisti in fuga. Reparti golpisti hanno bloccato nella notte gli scali principali del Paese e il governo ha chiuso vaste zone dello spazio aereo. Le autorità turche hanno diffuso un allarme ai valichi di frontiera e agli aeroporti, dopo essere stati informati che noti esponenti legati al movimento Gulen, tra cui giornalisti, potrebbero fuggire dal Paese. Un elicottero Blackhawck questa mattina è atterrato in Grecia con a bordo 7 ufficiali dell’esercito turco e un civile, che hanno chiesto asilo poltico alle autorità di Atene. I fuggitivi sono stati arrestati. Immediatamente dopo, da Ankara il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha fatto domanda di estradizione alla Grecia, accusando gli otto di essere golpisti. Il governo greco esaminerà la richiesta di asilo "tenendo però in considerazione che i soldati sono accusati in Turchia di aver violato la costituzione e di aver tentato di rovesciare il governo democratico". Lo dice la portavoce del governo ellenico Olga Gerovasili. Atene fa anche sapere di essere in contatto con le autorità turche per il rientro "il prima possibile" dell’elicottero militare. Si è combattuto fino all’alba, ore dopo che il tentato putsch era già dato per concluso. Erdogan era tornato nella notte a Istanbul, la comunità internazionale si era schierata con il governo legittimo (seppur con qualche ritardo), i golpisti si stavano arrendendo ovunque. Consolato Usa, isolata base aerea. "Le autorità locali impediscono spostamenti da e per la base aerea di Incirlik. È stata interrotta la fornitura di corrente elettrica", si legge in un messaggio diffuso sul web dal consolato Usa nella città di Adana, nel sud della Turchia. La Cnn ha riferito di alcuni aerei americani già in missione prima che venisse chiuso lo spazio aereo a cui è stato consentito di rientrare e atterrare a Incirlik. Sono circa 1.500 Gli americani attivi nella base. "Per favore, evitare la base aerea fino a che non riprenderanno le normali operazioni", prosegue il messaggio del consolato Usa. La base è l’aeroporto Usa più importante del medio oriente ed è utilizzata dalla coalizione anti-Is a guida Usa che interviene in Siria e Iraq. Vi si trovano velivoli e militari di Usa, Germania, Gran Bretagna e Arabia Saudita. Nel sud della Turchia ci sono anche duecento soldati italiani con una batteria missilistica. I militari arrestati per "tradimento", come ha detto Erdogan, sono 1563. Inoltre, l’esercito ha fatto sapere che sono stati destituiti anche 29 colonnelli e 5 generali. Non è chiaro ancora quanta parte dei vertici dell’esercito e dell’aviazione (la Marina ha preso le distanze) fosse coinvolta nel colpo di Stato, il primo dopo quasi 40 anni. L’ingerenza dell’esercito - descritto spesso come tutore della laicità dello Stato contro l’islamizzazione promossa dal presidente e dal governo - ha segnato la storia turca per quattro volte tra il 1960 e il 1997. Ultimamente però, il ruolo dell’esercito turco sembra essere più debole rispetto al passato. Da quando, nel 1999, la Turchia ha iniziato il difficile percorso per l’adesione all’Unione europea, non ancora concluso e dal futuro incerto, le prerogative dei militari si sono infatti fortemente ridotte. E questa rivolta fallita darà a presidente e governo la possibilità e la forza di riaffermare ulteriormente la propria autorità. Come confermano anche le parole del capo di stato maggiore ad interim, Umit Dundar: le forze armate della Turchia rimuoveranno i membri della "struttura parallela" nei loro ranghi. L’ANALISI I militari insorti hanno perso la lotta contro il tempo Golpe Turchia, Erdogan: "Non vado da nessuna parte, sto col popolo" Condividi Gli aeroporti in Turchia sono stati riaperti e stanno cercando di tornare alla normalità, ma molti aerei ancora non partono. British Airways ha cancellato i voli per la Turchia. Lufthansa ha cancellato oggi otto dei suoi dieci voli dalla Germania alla Turchia, dopo aver già cancellato circa una dozzina di voli dall’inizio del golpe. Anche Eurowings, la filiale di Lufthansa che controlla la compagnia low-cost Germanwings e gestisce il grosso dei voli interni ed europei di Lufthansa, ha annunciato oggi la sospensione di tutti i suoi voli tra la Germania e Ankara e Istanbul. I voli Alitalia da e per la Turchia anche resteranno sospesi almeno fino a domani per motivi precauzionali, l’equipaggio e il personale di terra (una quindicina di persone in tutto) che lavora a Istanbul per l’aviolinea è rimasto a casa e sta bene. Istanbul, l’italiano: "Bloccati in aeroporto, il personale è scappato" Condividi La Turkish Airlines ha cancellato oggi 925 voli interni ed internazionali. La compagnia sta dando assistenza a tutti i passeggeri, o così sostiene, ma un italiano presente all’aeroporto Ataturk di Istanbul denuncia a Repubblica.it l’assenza per molte ore di personale di Turkish Airlines e il fatto di essere stati abbandonati: "Il sistema è impazzito, il personale Turkish ora dice che è necessario attendere perché il sistema che organizza i voli inizi nuovamente a funzionare. I voli compaiono, rimangono un po’ in stato go to gate, e poi diventano di nuovo cancellati. In pratica, caos totale, informazioni zero, assistenza zero". Golpe Turchia: la resa dei militari sul ponte del Bosforo Condividi Lo stretto del Bosforo, che divide in due parti Istanbul e collega il mar Nero al mar di Marmara e quindi al Mediterraneo, è stato riaperto al traffico marittimo LEGGI Reazioni internazionali Stop alla commissione Unesco. Tra le conseguenze del (mancato) golpe turco, anche la sospensione dei lavori della 40ª sessione del Comitato Unesco World Heritage, iniziata il 10 luglio a Istanbul e che doveva durare fino al 20. I lavori avevano avuto il loro corso regolare sino a ieri sera, con l’iscrizione delle prime nove nuove destinazioni nella Lista del Patrimonio dell’Umanità. Oggi si sarebbero dovuti tenere tra le 9.30 e le 13 e tra le 15 e le 18.30 locali. Come si legge nel sito dell’Agenzia delle Nazione Unite, i lavori sono “sospesi sino a nuova comunicazione”. Golpe Turchia, Caracciolo: "Ora repressione. Alleati Nato rischiano la reazione di Erdogan" Condividi La posizione italiana. Il premier Matteo Renzi esprime "sollievo" per gli sviluppi in Turchia. "La preoccupazione per una situazione fuori controllo in un partner Nato come la Turchia lascia spazio al prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche", sottolinea. "Auspichiamo che non ci siano rovesci e pericoli per la popolazione e per tutti gli stranieri presenti in Turchia", aggiunge il premier nella convinzione che "libertà e democrazia siano sempre la via maestra da seguire e difendere". GIANLUCA DE FEO ANALISI La prima battaglia si è scatenata tra i reparti scelti della polizia e quelli dell’esercito. Seguendo le regole classiche del colpo di stato, i militari hanno prima preso il controllo delle reti di comunicazione: la tv pubblica, le centrali che gestiscono le telecomunicazioni e internet. Poi si sono concentrati sulle roccaforti del potere di Erdogan. A partire dalla sede dell’alto comando, che formalmente dirige le forze armate ma che da circa otto anni viene designato dal presidente e quindi non gode della fiducia dei comandi intermedi. I generali ribelli hanno tentato una lotta contro il tempo, cercando di espugnare le postazioni del Sultano prima che la popolazione a lui fedele scendesse nelle piazze. Ma hanno fallito l’obiettivo più importante: la cattura o l’isolamento del presidente, che è riuscito a mobilitare il suo partito contro gli insorti e ottenere il sostegno delle potenze mondiali. Colpo di Stato in Turchia, occupato l’aeroporto di Istanbul Nell’ossessione per il pericolo di un colpo di mano, da anni Erdogan ha potenziato la polizia, dotandola di autoblindo in nome della lotta al terrorismo, ma rendendola di fatto un corpo di pretoriani. Agenti selezionati, vicini alle idee del partito presidenziale, motivati con buone paghe. E pronti a resistere per il loro capo. La stessa attenzione è stata dedicata ai servizi segreti, epurandoli dagli elementi meno sicuri e forniti di mezzi in grado di fronteggiare ogni evenienza. I reparti migliori sono posizionati nell’aeroporto di Istanbul, nel palazzo presidenziale e in prossimità dei ministeri di Ankara. Per colpirli, i golpisti hanno usato gli elicotteri Cobra, armati con cannoni a tiro rapido: equipaggi addestrati negli Stati Uniti, abituati a combattere nell’oscurità e contro i quali gli agenti non hanno difese. Sono gli stessi elicotteri che hanno mitragliato la centrale dell’intelligence, uccidendo 17 agenti. Carri armati invece hanno aperto il fuoco nella zona del parlamento, dove ha sede uno dei gruppi speciali della polizia che ha protetto l’assemblea dei deputati. I golpisti sin dall’occupazione dei ponti sul Bosforo sembrano avere contato sulla gendarmeria, l’unità di polizia militare simile ai nostri carabinieri creata da Ataturk e che è stata custode delle istituzioni repubblicane prima dell’avvento di Erdogan. Sono 170 mila uomini, disposti in tutte le città chiave del paese, con uno spirito di corpo molto alto. Hanno mezzi blindati e squadre di commandos. Non si capisce quanti reparti dell’esercito abbiano partecipato al putsch. Nella capitale ci sono una divisione meccanizzata e due brigate di commandos, che sembra abbiano lanciato il primo assalto del golpe. Intorno a Istanbul c’è un’intera armata, con il 3rzo comando integrato nella forza di reazione rapida della Nato: sono uomini abituati ad agire insieme agli americani e agli europei. Erano loro i carri armati Leopard che si sono posizionati nei luoghi chiave dell’antica capitale, senza aprire il fuoco. Nessuna notizia sul comportamento della maggioranza delle brigate, che formano le due armate schierate sulla frontiera siriana e iraniana. L’impressione è che siano rimaste in attesa degli eventi, cercando di capire chi fosse il vincitore. Alle due di notte infatti il comandante del 7mo corpo d’armata, che a Dyarbakir controlla un nucleo potente di unità impegnate nella lotta alla guerriglia curda, ha dichiarato la sua lealtà al governo. Ambiguo l’atteggiamento dell’aviazione. All’ora X caccia hanno sorvolato la capitale, facendo sentire minacciosamente il rombo dei motori. Ci sono state voci non confermate di un bombardamento del parlamento. Ma un’ora dopo testimoni hanno descritto la distruzione di un elicottero golpista sul cielo della capitale, centrato dal missile di un F-16. E alle due di notte il premier ha annunciato una no-fly zone su Ankara: il segno che il governo aveva ripreso il controllo dei cieli. Alla marina militare è stato attribuito un comunicato di distanza dai golpisti, che ha avuto un impatto limitato sugli eventi perché l’unica divisione di marines si trova a Smirne, lontano dal cuore del confronto. Due sono stati i punti di svolta. L’appello di Erdogan trasmesso attraverso lo smartphone, prima di imbarcarsi su un aereo. E la condanna dei leader mondiali, da Obama alla Merkel fino al vertice della Nato: un segnale chiaro per tutti gli ufficiali che avevano oscillato tra la tentazione di schierarsi al fianco dei ribelli. A Istanbul, la città di cui è stato per anni sindaco, il messaggio di Erdogan ha spinto la folla a scendere in piazza, circondando i carri armati. La polizia ha scortato i cortei, dirigendosi verso i ponti del Bosforo. Dopo un confronto a distanza, i blindati del putsch hanno fatto retromarcia. L’aeroporto internazionale è stato riaperto. Più confusa la situazione nella capitale. I golpisti si sono ritirati dalla sede della tv nazionale, rilasciando i giornalisti che hanno ricominciato a trasmettere. Tutti i ministri chiave sono riusciti a comunicare e nonostante i combattimenti, anche il vertice dell’intelligence pare rimasto attivo. La scommessa dei generali ribelli è fallita. Hanno tentato una mossa anacronistica, ignorando il cambiamento del paese. Il 70 per cento dei soldati sono ventenni di leva: non si tratta più dei figli di contadini ignoranti, che trent’anni fa hanno obbedito ciecamente agli ordini dei superiori. Sono giovani d’oggi, che difficilmente avrebbero aperto il fuoco sulla folla. CARACCIOLO Il colpo di stato turco è fallito perché evidentemente solo una parte delle forze armate si era schierata contro Erdogan e nella Turchia di oggi non è immaginabile realizzare un golpe militare come in passato. La piazza ha raccolto l’appello di Erdogan e nelle prossime ore è probabile una grande repressione negli apparati di sicurezza. Gli eventi di Istanbul e Ankara hanno comunque evidenziato il palese imbarazzo dell’Occidente che non si è subito schierato per Erdogan, anzi è sembrato quasi sperare in un successo dei militari. Probabile che ora il presidente cercherà di farla pagari agli alleati della Nato. Problema dei vicini con cui adesso Erdogan ha bisogno di ricucire Quello che importa ora alla Turchia è garantire una immagine di stabilità il più presto possibile, perché l’economia dipende molto dagli afflussi di capitali esteri. Senza il mantenimento di buoni rapporti con gli investitori esterni, si rischiano contraccolpi pesanti sulla crescita. Italia quinto partner commerciale. Per quanto riguarda l’Italia, Istanbul è senza dubbio un partner vitale. Nel report dedicato dalla Sace alla Turchia emerge che si tratta del decimo mercato di destinazione per il Made in Italy, con 10 miliardi di euro di beni esportati nel 2015 e un potenziale di crescita di 3 miliardi di export da qui al 2019. Se si guarda dal lato turco, Roma rappresenta il quinto partner commerciale. L’Italia è più esposta di altri competitor: il nostro export ha una quota di mercato superiore al 5%, meno del 10,3% della Germania ma ben sopra la Francia (3,4%) e la Spagna (2,7%). Le importazioni dalla Turchia sono ammontate a 6,6 miliardi nel corso del 2015. CORRIERE.IT CRONACA Dopo una notte di spari, gente in piazza avvolta dalle bandiere, carri armati, esplosioni, morti e feriti, appare fallito il tentativo di colpo di Stato tentato venerdì sera in Turchia, quando, intorno alle 22 i militari hanno occupato i centri nevralgici della Turchia, dall’aeroporto alla sede del partito di governo, dal comando di polizia al quartier generale dell’intelligence al palazzo presidenziale. Lo Stato maggiore dell’esercito turco ha annunciato a sorpresa di aver preso il potere nel Paese «per ristabilire l’ordine democratico e la libertà», ma già alle 2 di notte, a distanza di 4 ore appena dall’annuncio, il premier turco Binali Yildrim ha assicurato: «La situazione è largamente sotto controllo», mentre la tv di Stato, occupata e oscurata dai militari, ha ripreso le trasmissioni. E il presidente Recep Tayyip Erdogan, che era in vacanza sul mar Egeo, scappato inizialmente a bordo di un volo, è tornato ad Istanbul, dove lo aspettava una folla in festa. «Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto stanotte a nome mio e della nazione», ha detto all’alba all’esterno dell’aeroporto di Istanbul, attorniato da una folla di migliaia di sostenitori che sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah. «Restiamo insieme — ha aggiunto — una nazione, una bandiera, una patria, uno Stato». L’ufficio del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è tornato a chiedere ai suoi sostenitori di scendere in piazza nel Paese. «Dobbiamo essere nelle strade stanotte», si legge in un tweet. «Un nuovo tentativo di golpe potrebbe avvenire in qualsiasi momento». Erdogan dunque è tornato a fare appello alla popolazione, chiedendo di rimanere in strada e nelle piazze per manifestare contro «i nemici della democrazia», contro il rischio che si ripeta un nuovo tentativo di golpe. Nella tarda mattinata di sabato il presidente ha mandato un sms a tutti i cellulari, chiedendo di difendere pace e democrazia rimanendo per le strade. Intanto il premier turco, Binali Yldirim considera: «La pena capitale non è prevista dalla Costituzione turca, ma valuteremo la questione dal punto di vista legale». Gli arresti Nel corso del tentato colpo di Stato in Turchia sono morte 265 persone, 161 tra civili e forze governative e 104 golpisti. Liberato dopo essere stato sequestrato Halusi Akar, capo delle forze armate turche. Lo ha dichiarato il capo di Stato maggiore ad interim, generale Umit Dundar. Sono quasi 1200 le persone ferite durante i disordini. Oltre 2800, invece, i militari arrestati: a dirlo è stato il primo ministro turco Binali Yildirim precisando che tra essi ci sono semplici soldati e ufficiali di alto rango. «Ma non è finita, stiamo continuando ad arrestarne», ha aggiunto. Sono almeno settecento i militari golpisti che si sono arresi e consegnati alla polizia ad Ankara. E l’Alto consiglio di giudici e procuratori, massimo organismo di controllo dei magistrati, ha rimosso dall’incarico 2745 giudici in tutto il Paese, perché sospettati di collegamenti col religioso musulmano Fethullah Gülen, ritenuto da Ankara l’ispiratore del fallito golpe. Il Consiglio, l’equivalente del nostro Consiglio superiore della magistratura, ha poi emesso un ordine d’arresto per nove giudici della Corte Suprema turca. La polizia ha inoltre arrestato dieci giudici del Danistay, il Consiglio di Stato turco. L’accusa è di essere collegati a Fethullah Gulen, ispiratore del golpe secondo il governo di Ankara. I golpisti come terroristi «All’interno delle forze armate purtroppo c’era un gruppo di persone che non ha potuto ammettere l’unità della nostra nazione e che si è organizzato in uno stato parallelo», aveva detto il presidente Erdogan in una conferenza stampa notturna: erano le 4.30 in Turchia, le 3.30 in Italia. «Si tratta di un processo che dura da oltre 40 anni, sono riusciti a organizzarsi anche all’interno delle nostre forze armate», ha aggiunto e ha parlato di «tradimento», paragonando i golpisti a «un’organizzazione terroristica» e che ha annunciato che i colpevoli pagheranno «duramente». «Questo Paese ha un governo legittimato dai voti del nostro popolo, ma le persone che non hanno rispetto dei valori democratici, hanno cercato di utilizzare altri mezzi», ha sottolineato Erdogan, lanciando ancora un appello al popolo, «che è in piazza con noi», e a «tutti i militari di alto rango»: «Voi siete figli nostri, nostri soldati, figli di questa nazione: e quindi in quanto soldati, dovete dare una risposta, le armi vi sono state consegnate dalle vostra nazione, e se vi azzardate a puntare le stesse armi contro la nazione, dovrete renderne conto». Un’unità dell’esercito turco composta da circa una sessantina di militari ribelli, che aveva occupato nella notte uno dei ponti che uniscono il Bosforo a Istanbul, si è però arresa all’alba alle forze di sicurezza turche. Le immagini sono state riprese in diretta tv. Pressoché in contemporanea, aerei da caccia turchi F16 hanno bombardato i blindati dei golpisti dispiegati nelle vicinanze del palazzo presidenziale, in un quartiere di Ankara. Otto golpisti chiedono asilo alla Grecia Sabato mattina otto persone a bordo di un elicottero militare sono atterrati in Grecia e hanno chiesto asilo politico al governo di Atene. L’elicottero militare è atterrato sabato a mezzogiorno all’aeroporto greco di Alexandroupolis. L’elicottero è entrato nello spazio aereo greco senza chiedere il permesso e il pilota si è giustificato chiamando in causa un guasto meccanico. I fuggitivi sono stati arrestati. Immediatamente dopo, da Ankara il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha fatto domanda di estradizione alla Grecia, accusando gli otto di essere golpisti. Cosa è successo? Non è stato un tentativo pacifico: nel corso di ore concitate, in cui i social network e Internet vengono bloccati, i media internazionali riferiscono colpi di arma da fuoco, esplosioni, carri armati attorno al Parlamento turco e scontri tra militari lealisti al governo e soldati che partecipano al golpe, con 17 poliziotti uccisi nell’assalto compiuto dai militari contro la sede centrale della sicurezza ad Ankara e un elicottero dei militari golpisti abbattuto da un F16. I cittadini sono invitati a rimanere in casa dai militari, ma quando il presidente Erdogan li invita a scendere in piazza, attraverso un videomessaggio inviato attraverso Facetime e trasmesso dalla Cnn turca, le strade deserte si riempiono: i cittadini iniziano a sfilare sul ponte del Bosforo, con la bandiera turca, sia ad Ankara che a Istanbul, e contrastano i golpisti. Sulle dirette Twitter che riescono a superare la censura si vedono scene da guerra civile. «Il golpe è fallito» Alle due del mattino, quando sarebbero già stati arrestati 50 soldati golpisti, fonti dell’intelligence turca (Mit) annunciano che il tentativo di golpe dei militari in Turchia è stato sventato. L’ufficiale Muharrem Kose, secondo quanto riporta l’agenzia turca Anadolu, sarebbe stato identificato come il regista del tentativo di colpo di Stato in atto in queste ore in Turchia. Kose era stato rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Anche il ministro degli Interni turco Efkan Ala dichiara poco dopo che il colpo di Stato è stato «sventato» e i «golpisti sono stati arrestati». Una conferma arriva dalla tv di Stato, che riprende le trasmissioni dopo 4 ore di stop. Lo staff ha raccontato di essere stato preso in ostaggio dai cospiratori. La forza contro la forza Il presidente turco Erdogan, che era «al sicuro» sulla costa turca, a Marmaris, ha cercato di fuggire in volo nelle ore complicate dell’assedio: i media americani lo hanno prima dato in volo verso la Germania, poi verso Londra. Ma poco dopo le 2.20, quando ormai il colpo di Stato è dato per sventato, la Cnn Turk annuncia che è atterrato a Istanbul. Prima di mettersi in volo, Erdogan era riuscito a lanciare il suo messaggio alla nazione: «Sono ancora il presidente della Turchia, resistete», aveva detto il presidente. Altrettanto dura era stata la reazione del premier turco, Binali Yildirim: «Useremo la forza contro la forza. Faremo tutto il possibile perché prevalga la democrazia. Il colpo di Stato non riuscirà e i responsabili saranno puniti». Intanto F16 ed elicotteri sorvolavano Ankara mentre due ponti sul Bosforo venivano chiusi. Immagini trasmesse da Cnn Turk mostravano i blocchi allestiti con carri armati, camion militari e soldati armati sui ponti che collegano la parte asiatica con la parte orientale della città. Mentre erano in corso conflitti a fuoco tra polizia e militari, l’esercito aveva proclamato la legge marziale e il coprifuoco. «Non sono pochi colonnelli» Non è ancora chiaro quanti fossero i militari coinvolti nel tentativo di colpo di Stato. Una parte sostanziale dell’esercito e «non solo pochi colonnelli», secondo una fonte dell’Unione europea. Il presidente turco Erdogan, nel suo intervento telefonico alla Cnn turca, ha accusato apertamente di essere dietro al tentativo di colpo di stato militare in Turchia il predicatore Fetullah Gulen, ideologo islamista radicale, suo ex alleato e adesso acerrimo avversario, al punto da trovarsi fin dal 1999 in esilio volontario negli Usa, dove si dice controlli il quartier generale di un impero economico dal valore di 20 miliardi di dollari. Ma lo stesso Gulen ha condannato «nei termini più forti» il tentativo di colpo di Stato. L’Alleanza per i Valori Condivisi, il gruppo guidato da Gulen, ha però definito «sommamente irresponsabili» le parole del presidente turco, che aveva accusato il movimento di aver orchestrato il tentativo di golpe nel Paese: i golpisti, aveva detto Erdogan, prendono «ordini dalla Pennsylvania», in riferimento alla residenza di Gulen in Usa. Gulen risponde alle accuse: «Essendo qualcuno che ha sofferto in prima persona diversi colpi di Stato militari, durante le passate cinque decadi, è particolarmente infamante essere accusato di avere legami con un tentativo di questo genere». La procura di Ankara ha aperto un fascicolo a carico dell’ex comandante dell’Aeronautica e membro del consiglio di sicurezza militare Akin Ozturk e del luogotenente generale delle truppe di terra Metin Iyidil. L’accusa è di alto tradimento nei confronti del Paese, delle istituzioni e dell’ordine democratico. L’annuncio alla tv: «Presto una nuova costituzione» I militari avevano fatto irruzione nella sede della tv statale turca, prendendo in ostaggio il personale: con un proclama letto alla tv di Stato, lo Stato maggiore delle forze armate aveva annunciato di aver «preso il potere» e che presto sarebbe stata emanata una nuova costituzione perché l’attuale governo avrebbe eroso «democrazia e laicità». Intanto l’esercito turco aveva chiesto alla popolazione di tornare nelle proprio case, mentre le ambasciate invitavano i cittadini stranieri a tenersi al riparo dagli scontri. Aeroporto bloccato Carri armati si erano schierati intorno al perimetro dell’aeroporto internazionale «Kemal Ataturk» di Istanbul, e tutti i voli in partenza erano stati bloccati. Soldati turchi avrebbero assaltato la sede centrale del dipartimento di polizia di Istanbul, intimando agli agenti di consegnare le armi. Altri militari avevano fatto irruzione a Istanbul nella sede del partito Akp del presidente Erdogan, e preso possesso dell’edificio. I militari autori del colpo di Stato in Turchia avevano dichiarato che tutte le relazioni estere turche esistenti sarebbero mantenute e che lo stato di diritto sarebbe rimasto una priorità. I messaggi inviati ai media e alle ambasciate Gli attaché militari delle ambasciate turche in tutto il mondo hanno ricevuto, circa mezz’ora prima che in Turchia scattassero i movimenti del golpe, un messaggio che li avvertiva che i militari avrebbero preso il potere. Lo riferiscono qualificate fonti diplomatiche europee, specificando che «questo è il segnale che si tratta di una operazione gestita dai massimi livelli delle forze armate». Obama: no a bagni di sangue L’opposizione turca ha condannato il golpe. Il Cremlino ha fatto sapere di non essere stato avvisato delle intenzioni dei militari. Mentre il segretario di Stato Usa John Kerry ha concordato con Obama che tutte le parti avrebbero dovuto dare prova di moderazione ed evitare violenza e spargimento di sangue. Pur senza citare Erdogan il presidente americano ha dichiarato che va sostenuto «il governo turco democraticamente eletto». E il Pentagono ha precisato che il tentato colpo di stato in Turchia non ha impatto sulla base militare americana di Incirlik. Le operazioni anti-Isis proseguono. Non mancano le reazioni scettiche rispetto all’accusa che Erdogan ha attribuito a Gulen. Il segretario di Stato Usa John Kerry ha chiesto alla Turchia di consegnare le prove sul fatto che l’ex imam Fethullah Gulen, che vive in esilio in America, sia dietro al golpe fallito, così come sostenuto da Ankara. Inoltre, ha aggiunto Kerry, gli Stati Uniti non hanno ricevuto alcuna richiesta di estradizione per Gulen. Dopo Obama e Kerry anche Angela Merkel si è schierata al fianco del presidente turco. Steffen Seibert, portavoce del cancelliere tedesco, ha dichiarato che «l’ordine democratico deve essere rispettato». L’Unione europea ha parlato attraverso il presidente del Consiglio, Donald Tusk, in Mongolia per il vertice Asem: «Le tensioni, le sfide non possono essere risolte con le armi. I colpi di stato non possono trovare spazio nella Turchia moderna. Non c’è alternativa alla democrazia, allo stato di diritto», ha scritto su Twitter poco dopo le 6 del mattino il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, in Mongolia per il vertice Asem. «Il nostro auspicio e la nostra intenzione è tenere la Turchia come un partner chiave in tutte le dimensioni», ha aggiunto in un altro tweet. Un primo comunicato nella notte (a firma di Tusk, del presidente della Commissione europea Juncker e della responsabile della Politica estera Ue Federica Mogherini) chiedeva «un ritorno rapido all’ordine costituzionale. L’Ue sostiene totalmente il governo democraticamente eletto, le istituzioni del Paese e lo Stato di diritto». Anche la Nato si schiera con Erdogan appellandosi al «pieno rispetto» delle istituzioni democratiche e alla costituzione turca. 15 luglio 2016 (modifica il 16 luglio 2016 | 15:52) Turchia, dai curdi ai profughi: le molte incognite del futuro di Guido Olimpio Il golpe in Turchia ripropone un lontano passato quando i militari uscivano dalle caserme per imporre le loro regole ad un Paese dilaniato. Si aprono adesso nuovi scenari. I militari chiedono da tempo una Turchia più legata alla Nato e decisamente contraria ad aprire nuovi motivi di scontro con gli Stati Uniti ANTONIO FERRARI Che cosa è avvenuto realmente in Turchia? Un golpe? «Beh, golpe è una parola grossa. Al massimo potremmo definirlo un minigolpe improprio, a scoppio anticipato». Perché non credi al golpe? «Primo: perché nella mia vita professionale ho visto tutto e il contrario di tutto, ma un golpe di sole quattro ore non avrei mai potuto immaginarlo, neppure nello stato libero di Bananas. Secondo, ci sono retroscena quasi inquietanti, quantomeno improbabili». Puoi raccontarli e spiegarli? «Parto dalle notizie accertate. Ho conosciuto la Turchia trentasei anni fa, e vi sono tornato regolarmente. Ho intervistato tutti i leader politici, compreso il carismatico Recep Tayyip Erdogan, con il quale una volta ho litigato.Tanta frequentazione mi ha consentito di tessere importanti rapporti personali. Insomma, ho fonti credibili e preziosissime. Anche venerdì sera, per telefono, mi hanno messo in guardia». In che senso? «Mi hanno fatto capire: attenzione, può essere una sceneggiata. Domani Erdogan sarà più forte di oggi». Ma ci sono stati circa 200 morti... «Sì, ma — scusate il cinismo — il bilancio delle vittime è simile a quello dei morti di Ankara durante la manifestazione pacifista. Credete che importi a Erdogan?». Insomma, cos’è accaduto? «Noi giornalisti, spesso per vanità o per attrazione fatale della prima Repubblica, tendiamo a preferire l’articolessa e i banali ghirigori old style, sottostimando i fatti. Ma sono i fatti, la sana cronaca, occhi attenti, umiltà e una mente attrezzata a ragionare a fare la differenza. Non mi sono sfuggite e non ne ho ridotto la portata, notizie e informazioni degli ultimi mesi dalla Turchia. La nomina di un nuovo capo del governo, Binali Yildirim, fedelissimo di Erdogan. Personalità grigia ma capace. Improvvisamente il presidente ha aumentato la pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo, una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al punto che il sultano faceva affari con i tagliagole dell’Isis (petrolio di contrabbando), e portava armi agli estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella Nato e amicizia perenne con gli Usa». D’accordo, ma il golpe o minigolpe che c’entra? «A questo punto abbandoniamo il binario dei fatti comprovati ed entriamo in quello delle ipotesi, supportate però da forti indizi. Le Forze armate turche erano in agitazione, in opposizione a Erdogan, accusato di molte nefandezze: repressione della libertà di stampa, bugie sui profughi, rifiuto di partecipare attivamente alla coalizione internazionale contro il terrorismo. Ma la bassa forza, molti colonnelli e graduati minori non avevano realizzato che gli alti comandi si erano avvicinati al sultano». Questa bassa forza era pronta ad agire in proprio? «No, ma era influenzata da Fetullah Gulen, il predicatore sunnita che vive in esilio negli Usa. Un islamico visionario e moderato, amico anzi quasi fratello di Erdogan — o almeno del primo Erdogan. Fu Gulen a spalancare al futuro sultano le porte delle fondazioni più influenti. Gulen è miliardario, controlla scuole, università, ha radici nella magistratura, nei servizi segreti, nella polizia, ed è molto popolare tra i soldati. Forse, i tempi del minigolpe sono stati quelli di una prova di forza». Innescata da chi? «Non mi stupirei che la miccia sia stata accesa dallo stesso Erdogan o dai suoi fedelissimi». Vuoi dire che potrebbe essere un «golpe fasullo»? «Esattamente. Le mie fonti turche hanno sostenuto questa possibilità». E il viaggio aereo di Erdogan nei cieli d’Europa? «Temo che qualcuno, compreso qualche collega, abbia confuso Erdogan con Ocalan. Il leader del Pkk Abdullah Ocalan, che ho intervistato nella valle della Bekaa, fu cacciato dalla Siria e vagò nei cieli in cerca di asilo politico, prima d’essere catturato dai turchi e condannato all’ergastolo.Pensate possibile che Erdogan lanci un appello al popolo invitandolo a scendere nelle strade e di proteggere il Paese, mentre vola su Francoforte, pronto a scendere a Berlino per inginocchiarsi davanti a Merkel supplicando asilo politico? E magari, dopo il no di Merkel, pronto a virare su Londra per comprendere le intenzioni della neopremier May? Ma per favore, solo a pensarci mi vien da ridere. Amici e colleghi, questo è il risultato di non conoscere ciò di cui si parla, magari sbraitando scemenze in un salotto televisivo». Quindi, secondo te, dov’era il presidente? «In vacanza, a Marmara. È salito sull’aereo diretto ad Ankara, poi ha preferito dirigersi a Istanbul, avendo saputo che c’erano migliaia di persone ad attenderlo, assonnate ma festanti. Fine del golpe, quattro ore dopo. Ma per cortesia, siamo seri finalmente». Per te, insomma, è quasi una farsa? «Se non ci fossero i morti, direi di sì». Ma a chi ha giovato questo minigolpe, come lo hai chiamato? «A Erdogan. È molto più forte. Magari spera di avere i voti per cambiare la Costituzione, e trasformare la Turchia in una Repubblica presidenziale». La tua opinione? «Spero di no, soprattutto per i miei amici turchi. E per i miei colleghi che in quel Paese rischiano ogni giorno la prigione. Se non peggio». GUIDO OLIMPIO Il golpe in Turchia ripropone un lontano passato quando i militari uscivano dalle caserme per imporre le loro regole ad un Paese dilaniato. Le condizioni oggi non paiono troppo diverse e la sfida dei generali porta molta interrogativi. Intanto le truppe dovranno prima imporsi, quindi avranno la non facile missione di piegare quella parte di popolazione che, pur tra pressioni e manovre, ha appoggiato Erdogan. Una presenza importante, ramificata. Il secondo aspetto riguarda i curdi, da sempre il nemico principale di Ankara. Il conflitto civile è già in una fase acuta, cosa accadrà adesso? Lo Stato Maggiore lancerà una campagna totale? Tra i separatisti c’è chi teme una nuova spallata. Quindi il terrorismo. Il Paese, da lungo tempo, è sottoposto ad una triplice minaccia, con attentati di grandi proporzioni. Attacchi condotti dagli stessi curdi, da alcune formazioni di estrema sinistra e dall’Isis. Ognuna di queste entità ha molto da perdere da un potere gestito dagli uomini in divisa. Se ad Ankara comanderanno i soldati potrebbe esserci un controllo reale alle frontiere e i jihadisti vedrebbero svanire una retrovia preziosa. Sempre che i turchi non vogliano proseguire con il doppio gioco di questi anni: usare gli estremisti islamici come contrappeso alla nascita di un Kurdistan libero. Infine l’elemento internazionale. La Turchia è un Paese membro della Nato e riveste un ruolo nella gestione dell’emergenza profughi. Un Occidente sconvolto dalle stragi rinuncerà alla difesa di un governo eletto in nome della realpolitik? Non sarebbe poi una sorpresa. Quanto avvenuto in Egitto ne è la prova: con molti silenzi e tanta ipocrisia abbiamo accettato al Sisi. Una situazione complessa per l’amministrazione Obama, stretta tra la tutela dei diritti umani e le esigenze strategiche. L’onda lunga ha ulteriori implicazioni. I turchi sono coinvolti nel conflitto siriano, per mesi Erdogan ha vagheggiato un’azione più decisa, ma si è sempre fermato perché - sostenevano - lo Stato maggiore era contrario. Vedremo se è proprio così. E non meno interessante il rapporto con la Russia. Sono stati sull’orlo di una guerra, solo di recente hanno avviato un lento disgelo. I SOCIAL Il blocco e il rallentamento dei social network e l’utilizzo di FaceTime per invitare il popolo a scendere in piazza. Sullo sfondo del tentato e mancato colpo di Stato in Turchia (qui la ricostruzione di quanto accaduto), una dicotomia tecnologica e un intervento — attraverso il sistema di comunicazione vocale di Apple — destinato a passare alla storia. L’intervista Mentre i militari attaccavano Istanbul, Ankara e prendevano il controllo dei centri nevralgici del Paese, il presidente Recep Tayyip Erdogan concedeva un’intervista alla Cnn turca. La giornalista gli ha posto la domanda e ha mostrato alla telecamera un iPhone (sesta versione). Sullo schermo del telefonino il volto di Erdogan, connesso via FaceTime. Nel corso del dialogo, il viso del presidente è persino scomparso per alcuni secondi, quando la giornalista ha ricevuto una telefonata. Il blocco e la potenza della Rete I due hanno sfruttato il programma di videochiamate di Apple che permette ai possessori di Melafonini di (video)dialogare rivolgendosi alla fotocamera frontale e appoggiandosi a Internet e non alla rete telefonica. Secondo Turkey Blocks, i cittadini turchi non sono stati in grado per un paio d’ore di accedere a Facebook, Twitter, Vimeo, Instagram e Youtube; Erdogan si è aggrappato a Internet per lanciare il suo appello alla popolazione: «Scendete in piazza e date la vostra risposta ai golpisti. Il popolo deve resistere e ribellarsi». E ha giocato anche la carta del cinguettio, proprio lui che si è reso responsabile di numerosi blocchi di Twitter in passato. Gli escamotage e i live Il microblog ha intanto chiarito che potrebbe aver subito un rallentamento e non un blocco totale. Il suo strumento per la trasmissione di video in diretta, Periscope, funzionava correttamente. Stesso discorso per Whatsapp di Facebook. Youtube ha fatto sapere di non aver notato anomalie. Numerosi i live streaming sul social network blu, visualizzabili sulla mappa interattiva: I cittadini turchi, abituati ai blackout dei social imposti dal governo — nel solo 2016 ce ne sono già stati tre e nel 2007 è stata approvata una legge che consente all’esecutivo di intervenire sui portali e Erdogan ne ha approfittato spesso e volentieri —, potrebbero aver aggirato il muro con una virtual private network (Vpn) o cambiando i server Dns. LA STAMPA ROLLA SCOLARI «Le forze armate egiziane hanno dichiarato e continuano a dichiarare che rimarranno sempre distanti da quelle politiche». Era il 3 luglio 2013, quando l’allora ministro della Difesa e comandante dell’esercito oggi presidente dell’Egitto AbdelFattah al-Sisi parlava alla televisione di Stato nel giorno in cui, con l’appoggio di milioni di persone nelle strade, i militari hanno destituito il leader eletto e membro dei Fratelli musulmani Mohammed Morsi. Tutti sapevano allora, al Cairo, ad Alessandria, nel Sud e nel Nord del Paese, nelle campagne e nelle città, fuori dai confini dell’Egitto, chi era dietro agli eventi. Qualsiasi sia la definizione esatta da dare ai fatti del luglio 2013 al Cairo, rimane una vittoria dei militari che hanno messo da parte quello che per decenni è stato l’obiettivo delle repressioni dell’apparato di sicurezza interna: l’Islam politico. E’ in un certo senso simile dunque il tentativo portato a termine, e fallito, venerdì notte in Turchia, dove una parte dei militari ha agito contro il partito e la leadership islamista del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha parentela ideologica con quei Fratelli musulmani finiti nell’ombra delle repressione in Egitto. 1) Un putsch senza volto Qualcosa, però, è andato storto nei piani dei golpisti. Nel mezzo degli eventi, persino il generale americano in pensione che ha comandato le operazioni della Nato in Kosovo sembrava dare lezioni di golpe sulla CNN. Gli errori dei golpisti, ha detto Wesley Clark, sono molti: lasciare internet funzionante - venerdì notte circolavano notizie di una interruzione dei social- media, ma molti corrispondenti stranieri a Istanbul hanno continuato a postare su Twitter e Facebok -, e non detenere il presidente. Se in Egitto nel 2013 il generale Sisi è subito comparso in televisione in seguito al fermo del leader Morsi, mostrando la propria faccia e inviando il chiaro messaggio di chi era al potere al momento, venerdì notte per diverse ore - e ancora adesso - era difficile capire chi fosse dietro agli eventi: l’esercito intero, una fazione dell’esercito, e quale? Il golpe senza leader ha confuso, ingigantendo la percezione di instabilità. 2) L’appello di Erdogan L’unica faccia a emergere, dopo ore di speculazioni sui suoi movimenti, è stata proprio quella del presidente Erdogan. Per quanto la sua apparizione su Face Time attraverso un iPhone mostrato alle telecamere da una giornalista della CNN turca possa aver trasmesso un senso di debolezza, è così che il leader turco è riuscito a comunicare con la sua base e a invitarla a scendere in piazza. Un altro fattore che sembra essere stato fatalmente tralasciato dagli organizzatori del colpo di stato è proprio quello della strada. Nel 2013, i militari egiziani hanno agito soltanto dopo giorni di sostegno popolare, ben conoscendo le capacità di mobilitazione della piazza dei rivali islamisti. Inoltre, si sono mossi contro un movimento, il Fratelli musulmani, che seppure arrivati al potere dopo decenni di organizzata opposizione non avevano avuto né il tempo né lo spazio di manovra per infiltrare la mostruosa struttura burocratica politica e militare del regime egiziano. 3) Il presidente sottovalutato Erdogan è al potere da oltre dieci anni, ed è a capo di un movimento islamista che, come la Fratellanza in Egitto, sa riempire la piazza. L’appello a scendere in strada arrivato dai minareti delle moschee nella notte prova che il presidente ha il sostegno della popolazione religiosa e conservatrice. E’ quella a essere scesa in strada ieri, benché il governo eletto abbia ricevuto appoggio anche dai partiti di opposizione. Erdogan, il «sultano» con velleità da autocrate che da mesi accentua una propensione per la repressione dei rivali politici, guida da oltre un decennio un Paese con una lunga storia di colpi di Stato ai danni della leadership civile. Ha fatto i suoi conti: non è infatti un caso che il capo di Stato maggiore Hulusi Akar, che assieme ad altri alti vertici militari ieri si è schierato con il leader, sia un suo uomo. Tuttavia, il presidente sapeva, come ha spiegato bene il Wall Street Journal a maggio, quando già prevedeva un possibile coup, i militari estromessi da anni dal potere stavano tornando sulla scena politica, spingendo per una maggior cooperazione con i tradizionali alleati occidentali - la Turchia è un membro della Nato -, mentre cresceva l’isolamento internazionale creato dalle politiche di Erdogan. 4) Nessun sostegno esterno Si spiega forse così la recente decisione del presidente di riallacciare i rapporti con la Russia, Israele, di ripensare all’Egitto, con cui Erdogan ha rotto dopo l’uscita di scena dei Fratelli musulmani, e al resto di una regione che guarda ad Ankara con sempre maggior distacco. Nessun sostegno è arrivato nella nottata da parte dei vicini di casa, e un certo imbarazzo si è percepito anche altrove: silenzio dal Golfo e dall’Egitto, ma silenzio anche da Mosca, nonostante il recente riavvicinamento. Ci hanno messo un po’ ad arrivare le dichiarazioni di appoggio dell’Unione europea, e quella della Casa Bianca. Israele ha emesso un comunicato a 15 ore di distanza. La Turchia si è risvegliata in un clima surreale dopo il colpo di Stato fallito che dalla serata di ieri ha sconvolto il Paese. L’esercito lealista ha ripreso il controllo del Paese, scongiurando il golpe. La popolazione ha sfidato il coprifuoco imposto dai golpisti e si è opposta al colpo di Stato, addirittura in alcuni casi accerchiando i veicoli militari. Nella notte Erdogan, in fuga su un aereo privato dal quale avrebbe chiesto asilo - negato - alla Germania e forse anche alla Gran Bretagna è riatterrato a Istanbul, accolto da una folla festante di suoi sostenitori. Il presidente, che aveva chiesto ai turchi di scendere in strada, in tv ha promesso che i congiurati «pagheranno duramente» per «il loro tradimento che ha attentato all’unità e alla sovranità nazionale». L’ultimo bilancio parla di oltre 190 morti negli scontri che sono avvenuti nelle strade. LA GIORNATA IN DIRETTA Ore 14.55 - Tensioni Turchia-Stati Uniti Secondo quanto riporta la Cnn citando fonti diplomatiche, la base turca di Incirlik, usata dagli Usa per lanciare raid aerei contro l’Isis, è stata chiusa. Ore 14.40 - Kerry: “Dateci indizi su Gulen” Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare la Turchia nelle indagini sul tentato golpe. Lo ha detto il Segretario di Stato John Kerry, che ha invitato Ankara e mostrare, se esistono, indizi in grado di attribuire a Fetullah Gulen la responsabilità dell’iniziativa sovversiva. Ankara ha chiesto più volte nel passato a Washington di espellere Gulen, predicatore, una volta alleato di Erdogan e oggi suo nemico. PERSONAGGIO Ecco chi è Gulen, l’ex amico di Erdogan accusato dell’attentato Ore 14.30 - Rimossi 2700 giudici Il massimo organismo turco di controllo dei magistrati e procuratori ha sollevato dall’incarico 2.745 giudici in tutto il Paese. Lo scrive l’agenzia Anadolu, precisando che la decisione è stata presa in una riunione di emergenza dell’Alto consiglio di giudici e procuratori. La riunione aveva lo scopo di adottare misure disciplinari contro i giudici sospettati di avere collegamenti col religioso musulmano Gulen. Ore 14.15 - Un fotoreporter tra le vittime Tra le vittime della notte c’è anche un fotogiornalista, Mustafa Cambaz. Lo rende noto la International Federation of Journalists, via Twitter, precisando che Combaz è morto con un colpo di arma da fuoco alla testa. La notizia è riferita anche dal quotidiano conservatore turco Yeni Safak, secondo il quale Cambaz era un loro giornalista, che «è morto dopo che gli hanno sparato alla testa quando un gruppo di militari fedeli al religioso turco che si trova negli Usa, Fehullah Gulen, ha aperto il fuoco contro la gente nella zona di Cengelkoy, ad Istanbul». Ore 14 - Un elicottero abbattuto Un elicottero militare in mano ai golpisti che ad Ankara ha bombardato la sede della Turksat, l’autorità delle telecomunicazioni satellitari turche, è stato abbattuto. Lo riferiscono media turchi. Ore 13.22 - Yildirum: “Pena di morte abolita, allo studio cambiamenti legali” Il premier turco Binali Yildirum, sottolineando che nella costituzione del Paese non è prevista la pena di morte, ha aggiunto che il governo considererà cambiamenti legali per accertarsi che simili tentativi di colpo di stato non si ripetano mai più. I leader politici e i parlamentari si riuniranno oggi alle 15.00 in una sessione speciale del parlamento. Ore 13.18 - Riprendono i voli di Turkish Airlines Turkish Airlines ha comunicato la ripresa normale dei suoi voli dalle 13 di oggi, dopo che 35 aerei erano stati dirottati e 32 volti cancellati allo scalo Ataturk di Istanbul a causa del tentato golpe. Lo ha fatto sapere con una dichiarazione a Cnn Turk. Ore 12.40 - La Turchia: consegnate gli 8 golpisti Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha chiesto alla Grecia di consegnare alle autorità di Ankara gli otto golpisti che sono atterrati in elicottero nella città settentrionale di Alexandroupolis, in Grecia, e che hanno chiesto asilo. La polizia ellenica ha già arrestato gli otto militari. Ore 12.10 - Renzi: “Sollievo per la Turchia” Il premier Matteo Renzi ha espresso «sollievo» per gli sviluppi in Turchia. «La preoccupazione per una situazione fuori controllo in un partner Nato come la Turchia lascia spazio al prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche», sottolinea Renzi. «Auspichiamo che non ci siano rovesci e pericoli per la popolazione e per tutti gli stranieri presenti in Turchia», ha aggiunto. Ore 12.05 - La fuga in Grecia La polizia ellenica ha reso noto che 8 persone a bordo di un elicottero militare sono atterrate in Grecia e hanno chiesto asilo politico al governo di Atene. In precedenza le autorità turche avevano diffuso un allarme ai valichi di frontiera e agli aeroporti, dopo essere stati informati che noti esponenti legati al movimento Gulen, tra cui giornalisti, potrebbero fuggire dal Paese a seguito del tentato golpe. Pietre, botte e insulti: soldato rischia il linciaggio. A salvarlo è il poliziotto Ore 12 - Il ministro degli Esteri: “Terrorismo” L’Italia ha espresso «soddisfazione» per la «difesa delle istituzioni» in Turchia. Lo si legge in un comunicato della Farnesina. «Il ministro Gentiloni ha avuto - spiega la nota - un colloquio telefonico con il suo omologo Mevlut Cavusoglu per esprimergli la soddisfazione per il prevalere della difesa delle istituzioni. Cavutoglu ha confermato il fallimento del tentativo che ha definito terroristico». Ore 11.50 - Gli insorti che resistono Un gruppo di militari golpisti, circa 150, è ancora asserragliato nel quartiere generale del comando delle Forze armate ad Ankara. Lo riferisce l’agenzia Anadolu, aggiungendo che si tratta dell’ultimo manipolo di insorti ancora in armi che vorrebbe trattare la resa. Ore 11.40 - Quasi 2900 i militari arrestati Sono 2.893 i militari arrestati in seguito al tentato golpe. Lo ha dichiarato il primo ministro turco, Binali Yildirim, precisando che tra essi ci sono semplici soldati e ufficiali di alto rango. Parlando dei golpisti, ha aggiunto: «Non saranno mai in grado di annientare la volontà del popolo» e saranno «puniti come meritano». Ore 11.35 - Il ritorno della pena di morte? Il governo turco valuterà il ripristino della pena di morte per coloro che, nella notte, hanno tentato il golpe in Turchia. Lo ha detto il vicepresidente del partito al governo Akp, Giustizia e Sviluppo, Mehmet Muezzinoglu. Dopo le sue parole, l’hashtag #damistiyorum (Voglio la pena di morte) è entrato tra i top trend su Twitter in Turchia ed è stato usato più di 23mila volte. La pena di morte in Turchia non è più prevista dal 2004, anche grazie alle pressioni dell’Ue nei negoziati per il processo di adesione. Ore 11.10 - La situazione dei voli British Airways ha fatto sapere di avere annullato tutti i voli previsti per oggi tra il Regno unito e la Turchia. Al contrario Easy Jet ha fatto sapere di non aver modificato i suoi piani di volo: tutte le tratte continuano ad operare normalmente. Ore 10.45 - Nuovo bilancio: 200 morti Sono circa 200 i morti durante il tentativo fallito di colpo di Stato avvenuto in Turchia: l’ultimo bilancio è stato reso noto dal generale Umit Dundar, facente funzioni del capo delle forze armate: si tratta di 41 ufficiali di polizia, due soldati, 47 civili e 104 persone descritte come complottisti. Ore 10.30 - “Possibile nuovi tentativi di golpe” Un altro tentativo di colpo di stato in Turchia potrebbe avvenire in qualsiasi momento, quindi le autorità devono restare nelle strade per mantenere il controllo della situazione. E’ quanto si legge sull’account Twitter della presidenza turca. Ore 10 - “Oltre 100 giolpisti morti” Nel corso del tentato colpo di Stato in Turchia sono stati uccisi 104 golpisti. Lo ha riferito l’esercito, che afferma di aver sventato l’iniziativa messa in atto da reparti delle forze armate. Ore 9.40 - L’avviso della Farnesina La Farnesina ha invitato gli italiani che vivono in Turchia a non lasciare le proprie case. «Si registrano ripetute sparatorie sul Bosforo e ad Ankara - si legge sul sito dell’Unità di crisi - e si raccomanda ai connazionali di evitare gli spostamenti e di attendere lo sviluppo degli eventi tenendosi informati sui media». Ore 9.30 - La resa dei militari Quasi 200 soldati nel quartiere generale dell’esercito turco si sono arresi. Alcuni quotidiani turchi online hanno mostrato fotografie di gruppi di militari che, toltisi la divisa, avanzavano indossando solo la biancheria intima e con le braccia alzate, altri già coricati a terra in segno di resa. Ore 9.20 - Voli cancellati e in ritardo All’aeroporto di Fiumicino ci sono ripercussioni sui voli da e per Istanbul. Per il momento risultano cancellati i primi tre voli previsti in arrivo dalla città sul Bosforo (Turkish Airlines, Alitalia e Pegasus). Figurano operativi i successivi voli previsti in arrivo nel pomeriggio. Due voli del mattino in partenza (Turkish e Pegasus) sono stati cancellati mentre un altro risulta ritardato di tre ore. REUTERS Ore 9 - Si aggrava il bilancio È salito ad almeno 90 morti (47 sono civili) e 1.154 feriti il bilancio degli attacchi durante il fallito tentativo di golpe. Lo riporta l’agenzia statale Anadolu. Ore 8.50 - Oltre 1500 militari arrestati È salito a 1.563 il numero dei militari arrestati in tutta la Turchia, secondo quanto ha reso noto un alto ufficiale turco, precisando che si tratta per lo più di militari di gradi inferiori. Un elicottero spara contro i civili: terrore durante il golpe in Turchia Ore 8.30 - Il bilancio dei feriti Secondo quanto riporta la Cnn, che cita il presidente della Mezzaluna rossa Kerem Kinik, ci sarebbero almeno 1000 feriti: 800 ricoverati ad Ankara, 200 a Istanbul. Ore 8.20 - Messaggio dagli Usa Su Twitter il segretario di stat Usa John Kerry ha espresso il sostegno alla Turchia: «Ho parlato stanotte con il ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu e ho sottolineato il nostro sostegno assoluto per il governo civile e le istituzioni democratiche». REUTERS Ore 8 - Aeroporti riaperti A Istanbul sono stati riaperti i ponti sul Bosforo, che erano stati chiusi nella notte dai militari golpisti, bloccando la circolazione. Sono ripresi anche i voli dall’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul. Ore 7.50 - Parlamento danneggiato Il bombardamento contro i Parlamento turco, nella notte, ha causato notevoli danni. Il negoziatore dell’Ue Omer Celik ha pubblicato su Twitter alcune foto dell’interno. All’interno della struttura non ci sarebbero state vittime. Ore 7.40 - Il generale lealista torna al comando Il comandante in capo delle Forze Armate turche, generale Hulusi Akar, che apparentemente era stato preso come ostaggio nella notte dai golpisti, è stato liberato e condotto in un luogo sicuro. Ore 7.30 - L’appello di Erdogan Un sms per invitare i turchi a «scendere in strada» contro i militari golpisti è stato inviato da un numero identificato con quello del presidente Erdogan. Nel messaggio si condannano le azioni dei golpisti, definite come «una sollevazione contro il popolo come negli anni ’70», e si invita «il popolo turco con onore a difendere la democrazia e la pace». Ore 7.10 - Il bilancio dei morti La sollevazione ha causato, secondo un bilancio ancora provvisorio, almeno 60 vittime in tutto il Paese. Tra loro ci sarebbero alcuni civili. LEGGI ANCHE I precedenti golpe in Turchia: i militari custodi della laicità AP Ore 7 - Oltre 700 militari arrestati Sono 754 i membri delle forze armate turche che sono stati arrestati dopo il tentato colpo di Stato. Ore 6.50 - Rimossi i vertici militari Il ministro degli Interni ha annunciato che il governo turco ha sollevato dal loro incarico 29 colonnelli e 5 generali, dopo il fallito colpo di stato militare in Colpo di Stato in Turchia, carri armati in città ad Ankara Ore 6.30 - La condanna di Gulen Il predicatore Fetullah Gulen, nemico giurato di Erdogan, ha condannato il tentativo di colpo di Stato messo soldati ribelli, parlando dagli Stati Uniti, dove risiede in esilio. Ore 5.50 - Bombardato il palazzo presidenziale L’area del palazzo presidenziale di Erdogan ad Ankara è stata bombardata da un velivolo militare e almeno 5 persone sono rimaste uccise Lo mostrano le immagini delle tv turche. «Il governo dovrebbe essere conquistato attraverso un processo di elezioni libere e giuste, non con la forza. E’ particolarmente offensivo essere accusato di avere legami con un tentativo del genere». Ore 5 - Parla Erdogan «Coloro che hanno pianificato» questo colpo di Stato «pagheranno duramente». Lo afferma il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan parlando dall’aeroporto di Istanbul, dove si è radunata una grandissima folla. LA STAMPA Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è riapparso in pubblico a Istanbul. Un volo notturno lo ha riportato dalla località turistica Bodrum sul Mar Nero alla metropoli sul Bosforo, la base della sua scalata al potere cominciata come sindaco della città. ANALISI Che cosa succederà ora in Turchia? (di Marta Ottaviani) Erdogan è apparso circondato da una folla festante. Ha ringraziato il popolo per essere sceso in piazza contro i tank dei generali golpisti. Ha detto che il tentativo di colpo di Stato è “un atto di tradimento” e le forze armate dovranno essere ripulite. Un elicottero spara contro i civili: terrore durante il golpe in Turchia La notte di scontri è costata 60 vittime civili, la maggior parte a Istanbul e ad Ankara. Almeno 754 soldati sono stati arrestati, ha detto il governo. Il primo ministro Binali Yildirim ha definito la situazione “sotto controllo”. Il premier ha nominato un capo delle Forze armate “facente funzione”, generale Umit Dundar, comandante della Prima armata, rimasta fedele a Erdogan. Non si sa che fine abbia fatto il capo di Stato maggiore, generale Hulusi Akar, forse ostaggio dei militari ribelli. Un elicotteri dei golpisti è stata abbattuto nella capitale, mentre cercava di colpire il Parlamento. Il premier ha ordinato di abbattere tutti gli aerei dei golpisti. Combattimenti sporadici sono in corso in alcune città di provincia. Erdogan ha ordinato a tutti i militari golpisti di arrendersi alla polizia, guidata da suoi fedelissimi come tutto il ministero dell’Interno. Schiacciare le ultime sacche di resistenza il prima possibile è la priorità del presidente. Il mancato golpe ha comunque indebolito moltissimo il leader turco. Per Michael Stephens, Research Fellow for Middle East Studies at the Royal United Services Institute, è apparso per molte ore “non più in controllo della situazione” e questo mina la sua leadership. LEGGI ANCHE I precedenti golpe in Turchia: i militari custodi della laicità Non si conosce ancora l’entità delle forze armate che gli hanno voltato le spalle e hanno tentato il golpe. Di certo l’azione contro i guerriglieri curdi nel Sud del Paese subirà una pausa, così come il tentativo di riforma costituzionale in senso presidenziale che ha scatenato la rivolta. I PRECEDENTI COLPI DI STATO IN TURCHIA Quello di stanotte è l’ennesimo colpo di stato dei militari turchi, che il fondatore della Turchia moderna post-ottomana, uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale, ha voluto porre come struttura a guardia della laicità dello Stato, contro ogni tentazione di deriva religiosa o autoritaria. 27 maggio 1960 - Nel pieno della Guerra Fredda il gen. Cemal Gursel rimuove con la forza il presidente Celal Bayar e il primo ministro Adnan Menderes, il cui Partito democratico era entrato in conflitto con l’opposizione, allentando anche i divieti sulla religione. Menderes fu giustiziato poco dopo. Il sistema ritornò sotto il controllo civile nell’ottobre 1961, ma i militari continuarono a controllare la politica da dietro le quinte fino al 1965. LEGGI ANCHE Perché Erdogan fallisce: solo contro tutti 12 marzo 1971 - In un momento di crisi economica e di fortissima tensione sociale, i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gurler, intervennero per ripristinare l’ordine: in un memorandum al primo ministro Suleyman Demirel in cui si esigeva l’installazione di un «governo forte e credibile, ispirato al punto di vista di Ataturk». L’atto di forza non ci fu, ma il governo fu di fatto invitato a dimettersi dietro la minaccia di un intervento militare o a ripristinare l’ordine. Demirel si dimise il giorno stesso e l’intervento dei militari passò alla storia come il «golpe del memorandum». Questo avvenimento fu chiamato il «colpo di stato del memorandum». Ma anche dopo l’intervento militare del 1971, la stagnazione economica continuò per tutti gli anni ’70, come anche l’instabilità, la tensione con ben 11 cambi di governo, e un’escalation di violenza politica fra gruppi di destra e di sinistra, con migliaia di morti. Il Paese era sull’orlo di una guerra civile. LEGGI ANCHE Erdogan: “Supereremo il colpo di stato”. Dubbi sul suo futuro 12 settembre 1980 - Dopo averne discusso per circa un anno, fu sciolto il governo e imposta la legge marziale, sciolti i partiti e sospesa la costituzione. Il generale Kenan Evren, che aveva condotto il golpe, divenne presidente e l’ammiraglio Bulend Ulusu primo ministro. Il governo dei militari riportò un po’ di stabilità, fu varata una nuova Costituzione in senso presidenzialista, approvata per referendum nel 1982. Evren fu presidente per sette anni, durante i quali l’economia si stabilizzò e crebbe.