Notizie tratte da: Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, Adelphi 2011, pp. 270, 15 euro., 16 luglio 2016
MALAPARTE - COLPO DI STATO - PER IL FOGLIO ROSA
«“L’insurrezione è un’arte” afferma Carlo Marx: ma è l’arte di conquistare il potere, non di difenderlo»
«L’arte di sapersi difendere consiste nel conoscere i propri punti deboli».
«Ci batteremo fino all’ultimo» – diceva il conte Potocki –. «Volete dire fino a domani», replicava sorridendo l’inglese.
«Bisogna occupare la città, impadronirsi dei punti strategici, rovesciare il governo. Occorre, per questo, organizzare l’insurrezione, formare e addestrare una truppa d’assalto. Non molta gente: le masse non ci servono a nulla; una piccola truppa ci basta» (Trotzki a Lenin).
Lenin a Trotzki: «Senza l’appoggio dello sciopero generale, la vostra tattica è destinata a fallire». Trotzki a Lenin: «Ho il disordine dalla mia. È più di uno sciopero generale».
«L’insurrezione non si fa con le masse: ma con un pugno d’uomini pronti a tutto, allenati alla tattica insurrezionale, esercitati a colpire rapidamente e duramente centri vitali dell’organizzazione tecnica dello Stato. Questa truppa d’assalto deve essere formata di squadre di uomini armati, di operai specializzati, meccanici, elettricisti, telegrafisti, radiotelegrafisti, agli ordini di ingegneri, di tecnici, che conoscano il funzionamento degli organi tecnici dello Stato».
A Pietrogrado, nel 1917, il giorno in cui Trotzki diede il segnale dell’insurrezione, nessuno si poteva accorgere di ciò che stava accadendo: i teatri, i cinematografi, i ristoranti, i caffè erano aperti; la tecnica del colpo di Stato aveva fatto grandi progressi nei tempi moderni.
«In una rivoluzione parlamentare anche gli uscieri hanno una grande importanza».
«I passaggi obbligati sono sempre pieni di pericoli».
«Nel 1919 e nel 1920, in Italia, la strategia di Lenin era stata applicata in pieno: l’Italia era, in quel tempo, il paese d’Europa più maturo per la rivoluzione comunista. Tutto era pronto per il colpo di Stato. Ma i comunisti italiani credevano che la situazione rivoluzionaria del Paese, la febbre sediziosa delle masse proletarie, l’epidemia degli scioperi generali, la paralisi della vita economica e politica, l’occupazione delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei contadini, la disorganizzazione dell’esercito, della polizia, della burocrazia, l’avvilimento della magistratura, la rassegnazione della borghesia, l’impotenza del governo fossero condizioni sufficienti a provocare la consegna del potere ai rappresentanti dei lavoratori. Il Parlamento era nelle mani dei partiti di sinistra: l’azione parlamentare si accompagnava all’azione rivoluzionaria delle organizzazioni sindacali. Ciò che mancava non era la volontà d’impadronirsi del potere, era la conoscenza della tattica insurrezionale. La rivoluzione si esauriva nella strategia. Era la preparazione all’attacco decisivo: ma nessuno sapeva come condurre l’attacco. Si era giunti a vedere nella Monarchia, che si chiamava allora una Monarchia socialista, un grave impedimento all’attacco insurrezionale. La maggioranza parlamentare di sinistra era preoccupata dell’azione sindacale, che minacciava di conquistare il potere al di fuori del Parlamento, anche contro il Parlamento. Le organizzazioni sindacali diffidavano dell’azione parlamentare, che mirava a trasformare la rivoluzione proletaria in un cambiamento di ministero, a beneficio della piccola borghesia. Come organizzare il colpo di Stato? Tale era il problema nel 1919 e nel 1920, non soltanto in Italia, ma in quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale».
«La naturale inclinazione degli italiani alla retorica, all’eloquenza e alla letteratura».
I ponti, le stazioni, gli incroci, i viadotti, le chiuse dei canali, i granai, i depositi di munizioni, le officine del gas, le centrali elettriche, tutti i punti strategici erano occupati da squadre fasciste. Pattuglie sorgevano all’improvviso dall’oscurità: «Dove andate?». Lungo le strade ferrate, ogni duecento metri, era appostata una camicia nera. Nelle stazioni di Pistoia, di Empoli, di San Giovanni Valdarno, squadre di ferrovieri fascisti si tenevano pronte con i loro utensili a togliere i binari in caso di estrema necessità. Tutte le misure per assicurare o per interrompere il traffico erano state prese. Si temeva che rinforzi di carabinieri e di truppa tentassero di scendere verso l’Umbria e il Lazio per prendere alle spalle le colonne di camice nere che marciavano sulla capitale.
«La carta geografica della penisola, questo stivale pieno di città, di borghi e uomini inquieti».
«La dittatura non è soltanto una forma di governo, è la forma più completa della gelosia, nei suoi aspetti politici, morali e intellettuali».
«Parlamentarizzazione, cioè corruzione, del proletariato».
«Come tutti i dittatori, Hitler non ama che coloro ch’egli può disprezzare».
«Una dittatura non si accetta: si subisce».
«Per il ministro della guerra le notizie vere sono sempre premature» (il principe Gonzaga).
«La libertà di stampa non ha mai impedito ai giornali di pubblicare delle notizie false».
Notizie tratte da: Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, Adelphi 2011, pp. 270, 15 euro.