Gaia Piccardi, Sette 15/7/2016, 15 luglio 2016
LA SFIDA DI FEDE, IL RITORNO DEL “CANNIBALE”, L’ATTESO BOLT. CON UN OCCHIO AI RUSSI IN GARA SOTTO LA BANDIERA NEUTRA. CHE IL SAMBA OLIMPICO ABBIA INIZIO
Dietro il nugolo di zanzare Zika, stampate contro il cielo dolce come cachaça di Rio, un firmamento di stelle.
La XXXI Olimpiade moderna, la prima in Sudamerica, sarà un’edizione da perdere la testa. Il palcoscenico è quasi pronto (oddio, il governatore di Rio non garantisce i servizi pubblici essenziali durante i Giochi ma l’importante è partecipare), l’inverno tropicale assicura temperature ideali per gli exploit, il Cristo del Corcovado ha braccia sufficientemente larghe per accogliere oltre 10.500 atleti, da Usain Bolt all’ultimo carneade in cerca di gloria eterna, speranzoso di fare quattro nell’Olimpo.
Nuoto e atletica, re e regina, discipline da tenere d’occhio. Il ritorno di Michael Phelps, il “cannibale” degli otto ori di Pechino 2008 cui il presidente degli Stati Uniti dell’epoca (George W. Bush) ricordò l’importanza di sbranare la Cina in casa sua, non oscurerà le imprese dell’ultima stella del cloro a stelle e strisce, Katie Ledecky. Regina degli 800 a Londra quattro anni fa, quand’era appena 15enne, a stile libero questa portentosa adolescente dello Stato di Washington darà del filo da torcere alla fuoriclasse della spedizione azzurra in piscina, nostra signorina delle acque chiuse Federica Pellegrini. Portabandiera, faccia dell’Italia in mondovisione dentro il Maracanã ribollente di corpi e speranze, Fede è la cometa bionda che vorremmo veder attraversare il cielo dell’Olimpiade. L’abbiamo scoperta bambina ad Atene, la ritroviamo donna (e quasi moglie di Filippo Magnini) in Brasile, rigenerata dal suo personalissimo Gerovital dopo il flop di Londra. Insieme a lei, grandi aspettative di medaglia aggrappate alle spalle larghe di Gregorio Paltrinieri, oro e argento iridiato nei 1.500 e negli 800, cinese Sun Yang permettendo. Sarà battaglia, nell’acqua azzurra di Rio, anche per le due nazionali di pallanuoto, Settebello e Setterosa, chiamate a rinverdire i fasti del passato.
Si spegne il nuoto e decolla l’atletica. I 100 metri, il colpo di cannone più assordante dell’Olimpiade, sono piazzati all’inizio del programma. Bolt, dalla Giamaica con furore, è davanti all’impresa che lo tramanderebbe alla leggenda: realizzare, dopo Pechino e Londra, la terza tripletta olimpica consecutiva (100, 200, staffetta 4x100). Ha nemici ovunque: gli americani Gay e Gatlin e il connazionale Powell, anime non più candide ricorse al doping per cercare di tenere il passo del Lampo di Kingston. E un trabocchetto tra i piedi: la positività postuma di Nesta Carter, il compagno di squadra con cui conquistò l’oro in staffetta in Cina, potrebbe farlo deragliare – suo malgrado – da una missione storica. La pista in tartan di Rio de Janeiro non vedrà le spikes dei russi, consegnando agli annali un’Olimpiade dimezzata. L’armata dell’atletica di Putin, viziata da antichi problemi di doping finalmente venuti al pettine, è stata stoppata ai blocchi di partenza dal pugno di ferro della Federatletica internazionale (Iaaf), che ha bandito la Russia da Europei e Giochi. Se qualche raro figlio della Grande Madre comparirà sul playground dell’atletica (ma dovrà dimostrare al Cio di avere requisiti di pulizia al di sopra di ogni sospetto), sarà sotto una bandiera neutra, e senza inno nazionale in caso di medaglia. L’affronto più grande per l’orgoglio russo. L’Italia affidava le proprie ambizioni al ritorno del reprobo della marcia, quell’Alex Schwazer che ha spaccato l’ambiente tra colpevolisti (mai più un dopato con la maglia della nazionale) e fautori della seconda chance che non si nega a nessuno, nemmeno all’eroe della 50 km di Pechino che tradì Carolina Kostner con l’Epo. Il marciatore di Calice ha risolto la diatriba facendosi trovare positivo al testosterone in un test del 1° gennaio scorso e finendo inevitabilmente squalificato dalla Iaaf. Se si tratti di una ricaduta o di un complotto non c’è stato il tempo di appurarlo. L’assenza dei cagnacci russi lancia l’Italia (a Londra aggrappata al bronzo di Donato nel triplo) in buona posizione per spiccare un salto nell’eternità con Gianmarco Tamberi, marchigiano dalla mezza barba e dai sogni interi. Sarà, quello dell’alto, uno dei fuochi di artificio più colorati. Tamberi campione del mondo indoor (personale 2,37 m) contro l’enfant du pays del Qatar Mutaz Barshim (2,43), arrivato a due centimetri dal record del mondo di Sotomayor. Toccare il cielo con un dito, e ricadere in estasi sul materassone, darebbe senso a un’esistenza.
Attenzione anche alla sprinter bianca Daphne Schippers, capace di spezzare il duopolio Usa-Giamaica nella velocità, e a due talenti del continente Africa: l’etiope Genzebe Dibaba, che tenterà il bis su 1.500 e 5 mila (magari con doppio primato del mondo) e il sudafricano Wayde Van Niekerk, 23enne, un portento sul giro di pista.
Succedono tante cose a un’Olimpiade. Ventotto sport (tornano golf e rugby), 42 discipline, 306 competizioni. Pescando qua e là, di fiore in fiore. Il dream team (ma senza Stephen Curry) nel basket. Il ciclismo, da urlo. Sir Bradley Wiggins, il Bolt a due ruote, ha piazzato l’asticella alta: chiuso con la strada, centrato il record dell’ora, si lancia nella conquista dell’oro su pista, specialità inseguimento, per chiudere in bellezza. Nella prova su strada, ecco l’attacco azzurro a due punte: Vincenzo Nibali, padrone del Giro, e Fabio Aru. La Longo Borghini ci prova tra le donne. Ginnastica (più ritmica che artistica), judo, lotta (occhio al cubano naturalizzato italiano Frank Chamizo), pallavolo (più maschi che femmine), tennis (grazie alla ricomposta coppia vincente Sara Errani-Roberta Vinci), tiro a segno (l’oro in carica Niccolò Campriani e la sua fidanzata Petra Zublasing), tuffi (Tania Cagnotto, alla caccia dell’unica medaglia che manca alla sua collezione privata), vela e pugilato (Clemente Russo, argento a Pechino e Londra nei massimi, e Imma Testa, 18 anni, ultima scoperta del ring rosa) sono discipline da podio. E poi la scherma, che quattro anni fa uscì dai Giochi con la pancia strapiena. Elisa Di Francisca e Arianna Errigo in pole. Infilzare con la punta della lama una delle stelle del firmamento di Rio è la missione. E poi, un giro di caipirinha per tutti.