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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

SCHWAZER, I RUSSI E MOLTI ALTRI. E DONATI ATTACCA: “ALEX PULITO”

Il professor Donati ci ha raccontato il lavoro fatto in questi anni ed è emerso un quadro imbarazzante. Ci ha parlato marginalmente della vicenda Schwazer, il punto non è la squalifica ma il modo in cui questa vicenda si inserisce in un contesto assai opaco, ambiguo, vischioso. Di questo è bene farsi carico”, ha detto il vicepresidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, al termine dell’audizione (secretata) di ieri.
Sandro Donati è stato convocato dalla commissione presieduta da Rosy Bindi dopo che 18 tra parlamentari e senatori hanno deciso di vederci chiaro sulle parole rilasciate a Repubblica, in cui l’allenatore ha detto di temere per la propria vita e ha denunciato una “santa alleanza tra settori corrotti della federazione internazionale di atletica e i russi”. Lasciando intendere che intorno al suo pupillo Alex Schwazer si sia consumata una sporca vendetta a seguito dell’inchiesta della Wada e dell’esclusione dell’atletica leggera russa (e non solo) dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.
Donati, che in passato con le sue denunce aveva contribuito a far cadere il sistema del “doping di stato” italiano gestito dal Coni e da Conconi incontra Schwazer in qualità di consulente della Procura di Bolzano, all’interno di un’indagine che partendo proprio dalla positività del marciatore a Londra 2012 sta scoperchiando il nuovo sistema dei mancati controlli antidoping dell’atletica italiana. Donati non si limita però a questo, contribuisce anche a far emergere un dossier di un medico italiano che dimostrerebbe la complicità della federatletica mondiale (Iaaf) nella gestione del doping internazionale.
Quando Donati decide di allenare Schwazer in un programma all’insegna della trasparenza assoluta, con l’idea di portarlo a Rio, sa che i nemici sono molti: “Ho ricevuto pressioni perché Alex non vincesse alla Coppa del mondo di Roma – dice –. Diciannove anni fa seguivo un’ostacolista, Annamaria Di Terlizzi, e fu manipolata la sua urina. Stavolta probabilmente l’hanno fatto in maniera un po’ più professionale”.
E infatti sono molte le anomalie della positività di Schwazer, a partire da quell’unico campione positivo su oltre trenta, che dovrebbe essere anonimo ma su cui è segnato il luogo del prelievo (Racines, dove si allena Alex), l’anomala lungaggine del test, fino al curioso ruolo esercitato nei controlli da Thomas Capdevielle, dirigente antidoping della Iaaf tirato pesantemente in mezzo a Bolzano.
L’inchiesta della commissione Antimafia e i nuovi faldoni delle Procure saranno inevitabilmente lunghi, e Schwazer non riuscirà a partecipare a Rio 2016. Come non ci andrà Vincenzo Abbagnale, figlio del campione olimpico Giuseppe, sospeso per avere saltato alcuni controlli antidoping: il fallace sistema italiano dei whereabouts (comunicazioni per controlli a sorpresa) per cui, in attesa della giustizia penale, il Tribunale Nazionale Antidoping del Coni ha invece predisposto l’archiviazione per una ventina di altri atleti.
A Rio non dovrebbero andare nemmeno i 31 trovati positivi nei nuovi controlli effettuati sui campioni di Pechino 2008, sempre che le indagini si concludano in tempo, così come non andranno buona parte degli atleti del Kenya e quasi tutta la spedizione atletica russa: oltre alla tennista Maria Sharapova, mentre è stata riammessa la nuotatrice Yulia Efimova, sono infatti sospesi una settantina di atleti tra cui la due volte campionessa olimpica di salto con l’asta Yelena Isinbayeva, il campione olimpico di salto in alto Ivan Uchov, e il campione del mondo dei 110 ostacoli Sergej Subenkov.
In attesa della sentenza del Tas del 21 luglio, che non potrà comunque cambiare le carte in tavola, saranno solo due le atlete russe in Brasile. La prima è Yuliya Stepanova, la whistleblower che ha permesso di scoprire il sistema di doping russo e che da allora ha vissuto sotto falso nome in Germania e poi negli Usa: gareggerà sotto la bandiera neutrale del Cio. La seconda è Darya Klishina, saltatrice in lungo e bellezza mozzafiato: gareggerà con il tricolore russo.
Dopo queste squalifiche e l’allontanamento del pericoloso Schwazer, la Wada ha annunciato che il laboratorio antidoping di Rio de Janeiro, presentato come avanguardia e deputato ai controlli olimpionici, è stato sospeso perché non conforme agli standard. Non sarebbero riusciti a trovare nel sangue degli atleti nemmeno dosi massicce di doping. Evviva.
di Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 15/7/2016