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 2016  luglio 15 Venerdì calendario

NETANYAHU E I FONDI SOSPETTI: TORCHIATO PER ORE L’EX CAPOSTAFF

Da mesi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non dorme sonni tranquilli a causa di almeno due inchieste per frode che lo vedono coinvolto. Ma la notte scorsa potrebbe non aver dormito affatto. Nonostante la tanto attesa decisione del procuratore generale Avichai Mandelblit circa il presunto finanziamento illegale ricevuto dall’amico pokerista miliardario franco-israeliano Arnaud Mimran sia stata posticipata, ieri Bibi deve aver sentito il cerchio stringersi pericolosamente. L’ex capo del suo staff, Ari Harow, tuttora il più ascoltato consigliere, è stato infatti platealmente trattenuto dalla polizia non appena atterrato all’aeroporto di Tel Aviv.
LA SOCIETÀ DA 3 MILIONI E LA STRANA QUOTAZIONE
Fedelissimo di Netanyahu fin da quando era al vertice dell’ala giovanile del Likud, Harow si era dimesso nel 2015 per poter organizzare la raccolta fondi per la seconda campagna elettorale di Bibi. Nel dicembre del 2015, era quindi finito agli arresti domiciliari per cinque giorni nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta falsificazione della vendita della sua società di consulenza politica internazionale. La società sarebbe stata venduta per ben 3 milioni di euro, anche se era stata quotata molto meno, ma secondo gli inquirenti questa cifra non sarebbe finita nei conti di Harow e della sua famiglia. Dove allora? Il sospetto è che possa essere servita a finanziare il primo ministro. Così come i soldi, frutto di numerosi crimini – tra cui il rapimento di un finanziere svizzero, riciclaggio e frode fiscale – donati da Mimran al premier. L’uomo, noto per la sua abilità come giocatore di poker e affarista, il 7 luglio scorso è stato condannato a 8 anni di carcere dal tribunale di Parigi per quella che è stata definita dai media francesi “la frode del secolo”.
LA CAMPAGNA DI HAARETZ E MEDIAPART
Da quattro mesi il quotidiano progressista israeliano Haaretz e l’autorevole sito francese Mediapart, stanno investigando sui reali rapporti “finanziari” tra Netanyahu e Mimran e forse già oggi potrebbero pubblicare rivelazioni dirimenti. Dov Alfon, ex direttore di Haaretz, è l’autore per il quotidiano di Tel Aviv dell’inchiesta sul caso francese. “Con Mediapart stiamo lavorando da mesi, perché se emergesse che Netanyahu ha avuto 200 mila dollari da Mimran, il premier avrebbe commesso un reato che potrebbe portarlo a processo e costingerlo a dimettersi”.
“ORMAI È UN AFFARE INTERNAZIONALE”
In Israele è infatti illegale ricevere più dell’equivalente di 1.900 shekel ( circa 500 euro) da un singolo cittadino per finanziare la propria campagna elettorale. A carico di Netanyahu c’è anche un’inchiesta per l’uso di denaro pubblico per questioni private come viaggi e vacanze. Ma di certo a tenere sulle braci il premier è il caso francese. “Il motivo è evidente perché si tratta di un affaire non solo israeliano ma internazionale che avrebbe una ricaduta ben più ampia e grave. I magistrati devono stabilire quanto e quando Bibi ha ricevuto questo denaro”, prosegue Alfon. Netanyahu inizialmente aveva sostenuto di non aver mai ricevuto soldi da Mimran. In seguito aveva cambiato versione affermando di aver avuto 40 mila dollari, ma nel 2001, cioè più di otto anni fa e pertanto il reato risulta prescritto. Mimran invece ha specificato che ha dato al leader del Likud, due tranche: nel 2002 e nel 2009. La prima equivalente a 1 milione di euro, la seconda di 200 mila. Il procuratore Mandelblit che il 10 luglio aveva ammesso di aver ordinato un’inchiesta a carico del premier, prima di procedere si riserva di esaminare le carte chieste al tribunale di Parigi. Che non sarebbero ancora state consegnate.
“LE RICEVUTE NON LE FACCIO VEDERE”
Nel frattempo Netanyahu si è sempre rifiutato di mostrare le ricevute delle “donazioni”. Intanto sia i suoi avversari all’interno del Likud sia i ministri di estrema destra del suo governo conservatore, così come l’opposizione, stanno cercando la strada migliore per approfittarne. Saranno però il neo ministro della Difesa Avigdor Lieberman e il ministro dell’Educazione Naftali Bennett, rispettivamente leader di due partiti ultranazionalisti strenui sostenitori dei coloni ebrei in Cisgiordania, a poter trarre maggiormente vantaggio da un’eventuale uscita di scena di Bibi. Portando così Israele ancora più a destra.
di Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 15/7/2016