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 2016  luglio 13 Mercoledì calendario

CACIARONI «Vorrei dietro di me una squadra caciarona come siamo noi italiani, sarà bello ed emozionante, saranno belle notti d’estate per gli italiani» (Federica Pellegrini, nuotatrice, portabandiera italiana alle Olimpiadi di Rio)

CACIARONI «Vorrei dietro di me una squadra caciarona come siamo noi italiani, sarà bello ed emozionante, saranno belle notti d’estate per gli italiani» (Federica Pellegrini, nuotatrice, portabandiera italiana alle Olimpiadi di Rio). PAZZA «Mi fanno passare come una procuratrice pazza, come una mercenaria, ma non è vero. Di offerte ce ne sono tante, ma non è il mio mestiere trattare con i club. Parlo solo del contratto di Mauro, quello è il mio ruolo, non fare le trattative. Ma so che Atletico Madrid, Tottenham e Arsenal si sono fatte avanti. Ora ci sono pure Roma e Napoli» (Wanda Nara, moglie e procuratrice di Mauri Icardi, calciatore dell’Inter). RAGAZZINO «Lo so che per gli altri è un mito, ma per me resta il ragazzino che alle partite con Il Canaletto di La Spezia, quando ancora non giocava tra i pali, correva con due guancione rosse, i capelli a porcospino, le gambe magre magre e poi una pancia così, perché gli piaceva mangiare, anche adesso, vabbé, ma allora non smaltiva» (Guendalina Buffon, sorella maggiore di Gianluigi, portiere della Juventus e della Nazionale). DOLCI «Sto benissimo. Mi alleno bene, ho lo spirito di un ragazzino. Voglio giocare ancora un paio d’anni. Mangio bene, ho quasi abolito il pane e, se proprio devo, mangio quello integrale, so equilibrare carboidrati e proteine. E gli sfizi me li tolgo: nel giorno libero mangio libero, pure i dolci» (Marco Storari, calciatore, portiere del Cagliari, quarant’anni il prossimo gennaio). BRUTTO «Sto bene fisicamente e di testa. Ho voglia di arbitrare e lo farei già domani. Fino a quando ho queste sensazioni vado avanti. E di brutto» (Nicola Rizzoli, arbitro di calcio, uno degli “internazionali” italiani, che a ottobre compirà 45 anni). RUDE «Fino a dieci anni fa il rugbista era l’uomo rude sempre nel fango, con i calli, un po’ asociale. E anche se di fatto non è mai stato così, la percezione che se n’è avuta è stata sempre un po’ quella. Oggi tutto ciò è cambiato e noi rugbisti abbiamo conquistato anche la parola, grazie ad attività collaterali: calendari, una maggiore apertura ai media e alla pubblicità, una più attenta cura dell’immagine. Questo ha modificato un bel po’ l’immaginario che ruota intorno al rugby» (Mauro Bergamasco, ex rugbista, ora allenatore).