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 2016  luglio 13 Mercoledì calendario

UOMINI, TOPI E CARTONI. GARA A CHI È PIÙ FURBO

Uomini che si nascondono come topi. Topi che camminano come uomini, alla luce del sole. Chi crede nei numeri potrebbe giocarsi l’ambo: 23 e 25 sulle ruote di Napoli e Roma. Ventitré furbetti del cartellino, ancora. Stavolta a Boscotrecase, dove si scorge “l’arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo”. Ma Giacomo Leopardi fu italiano anomalo. Decisamente più normale, il dipendente che si copre con un cartone e timbra per sé e per gli altri, in flagranza di telecamera. Nascosto come un topo, appunto. Boscotrecase, provincia di Napoli, nella zona rossa del Vesuvio. A Roma, invece, grandi tumulti per venticinque topi che sbucano da un cassonetto dei rifiuti, nella famigerata periferia di Tor Bella Monaca.
Ratti sfacciati che escono allo scoperto come in una vecchia storia di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo. Uomini e topi. Corruzione e degrado. Un incubo atavico e reale. Nulla di nuovo sotto il sole, non solo di luglio.
Eppure per riconnettere il Paese alla politica, come usa dire di questi tempi, è un dotto fiorire di dibattiti su Italicum e spacchettamento del referendum sulle riforme. Accipicchia. La materia appassiona renziani, antirenziani del Pd e grandi giornali. Magari, sempre in omaggio a questa benedetta riconnessione, i succitati patiti della legge elettorale, compresi i bersaniani, potrebbero fare un esperimento e andare a parlare dello spacchettamento ai residenti di Tor Bella Monaca che contano i topi oppure ai cittadini arrabbiati di Boscotrecase. Senza dimenticare i liguri di Sanremo che videro il loro compaesano timbrare il cartellino in mutande, per poi fare rientro nella sua magione. La verità è che ci sarebbe da spacchettare una volta per sempre il nostro eterno machiavellismo, che ha impedito la nascita in questi secoli di una religione civile, al contrario degli altri Paesi europei, meno barocchi e più luterani.
La furbizia è il nostro stellone nazionale, altro che la retorica patriottarda e un po’ fascista dell’Italia di Conte e Buffon. Il tengo famiglia dei fratelli Alfano, il primo (Angelino) ministro e il secondo (Alessandro) funzionario ad personam delle Poste con 160 mila euro annui di stipendio, è l’anello di una catena che stritola le basi di una convivenza civile e onesta, a Tor Bella Monaca come a Boscotrecase. E i topi ci sono perché altri dipendenti comunali non fanno il loro dovere fino in fondo. Questione di fondamentali, questo il punto. I furbetti del cartellino non fanno altro che emulare i pianisti di Montecitorio o Palazzo Madama. La prima volta che Denis Verdini, oggi alleato di Renzi plurinquisito e plurimputato, fece scrivere e parlare di sé fu quando venne beccato dall’allora presidente della Camera, Casini, a votare al posto di un altro. E poi ci si meraviglia, con cinico snobismo, che il Movimento 5 Stelle vinca al grido di “O-ne-stà, o-ne-stà”.
Proprio a Boscotrecase, quasi dieci anni fa, nel 2007, un vulcanico candidato-sindaco si presentò così agli elettori: “Per tutti gli onesti che come lui vivono l’instabile cultura del millantato possibile, nell’impossibile del leale non può non rinunciare alla difesa dei suoi soli interessi per scegliere la difficile via della politica”. Millantato possibile, nell’impossibile del leale: una roba che avrebbe fatto impazzire Totò, Peppino e Borges. Però a leggerla bene, quella del millantato possibile è l’età che viviamo da un bel po’, da Berlusconi a Renzi senza colpo ferire. Che cos’è in fondo lo spacchettamento se non un millantato possibile per coprire la nostra sporcizia endemica? E quei dipendenti infedeli che timbrano in mutande o con la testa coperta dal cartone non millantano di essere lavoratori che rispettano le regole?
A Roma, è da trent’anni almeno che si parla delle invasioni dei topi, tra leggenda e realtà. Ha governato la destra. Ha governato la sinistra. Adesso tocca alla grillina Virginia Raggi. E i furbetti del cartellino esistono da nord a sud, variano solo le modalità estetiche della truffa, dalle mutande al copricapo in cartone. Al prossimo conteggio di topi e indagati ci ricorderemo del 23 e del 25 e indi si potrà puntare su una quaterna, se non una cinquina. Nell’attesa continueremo a seguire l’intenso dibattito sull’Italicum e sullo spacchettamento. Vuoi mettere?
Il premio di coalizione è più sexy di un cassonetto dei rifiuti dell’Ama, tracimante rifiuti. E la divisione dei quesiti referendari provoca brividi inediti e fortissimi a differenza delle solite sequenze degli impiegati pubblici e furbetti che truffano una comunità. Lo spacchettamento è l’urgenza divina del momento e investe ogni materia dell’umano agire, non solo politico. Dovesse arrivare, tra un topo e un furbetto, finanche il giorno del giudizio descritto nell’Apocalisse, i soliti bersaniani proporrebbero al Padreterno di spacchettare la fine del mondo e di applicare il premio di coalizione alla divisione tra buoni e cattivi.
FABRIZIO D’ESPOSITO, il Fatto Quotidiano 13/7/2016