Notizie tratte da: Bianca Cappello, Storia della bigiotteria italiana, Skira, 160 pagg. 40€, 11 luglio 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 109 (Storia della bigiotteria italiana) Vedi Biblioteca in scheda: 2359361 Vedi Database libro in scheda: 2361968 BIGIOTTERIA, SUPERSTIZIONE E MODA – Parole/1
LIBRO IN GOCCE NUMERO 109 (Storia della bigiotteria italiana) Vedi Biblioteca in scheda: 2359361 Vedi Database libro in scheda: 2361968 BIGIOTTERIA, SUPERSTIZIONE E MODA – Parole/1. La parola bigiotteria dal vocabolo francese bijou, usato per indicare genericamente un gioiello. Parole/2. L’oggetto che rientra nella produzione di bigiotteria anche definito monile, vezzo, gioia, gingillo, gioiello fantasia. Aste. Negli ultimi venti anni sono andate all’asta molte famose collezioni di bigiotteria. Nel 1987, i bijoux de couture appartenuti a Diana Vreeland, caporedattrice di «Vogue America» dal 1963 al 1971, sono stati venduti all’asta di Sotheby’s a New York. I bijoux e i gioielli veri della scrittrice di romanzi rosa Barbara Cartland sono apparsi nell’asta di Sotheby’s di Londra nel 1995. Tra i pezzi una collana di diamanti veri del XIX secolo, che la scrittrice era solita accostare a un filo di perle a goccia di imitazione. Barbara Cartland amava mescolare il vero con il falso e diceva che, quando era in televisione, di fronte alle luci delle telecamere, i diamanti falsi davano lo stesso effetto di quelli veri. La vasta collezione della duchessa di Windsor, all’asta Sotheby’s di New York nel 1997: uno dei lotti più acclamati è stata una collana con orecchini a clip abbinati, firmata Coppola e Toppo, realizzata in Italia nel 1960, disegnata come una cascata di cristalli sfaccettati digradanti dall’azzurro pallido al blu scuro. Ambulante. Giulio Galluzzi, entrato nel mondo della bigiotteria come rivenditore ambulante di merce proveniente dalla Germania, estese poi la sua attività alla riparazione e alla produzione di ornamenti in placcato oro, un’assoluta novità per l’Italia. Galluzzi la realizzò per la prima volta nel 1882, utilizzando una morsa da fabbro e un martello come laminatoio. Mani di fede. In epoca vittoriana e edoardiana erano di moda spille sentimentali a forma di cuore e i gimmel rings o mani di fede, anelli che riproducevano due mani congiunte. Amuleti. Nella sua forma più popolare, la bigiotteria si ispira al gioiello-amuleto riprendendo nei ciondoli le forme apotropaiche delle mani a scongiuro, il cornetto, il quadrifoglio, il ferro di cavallo, il gobbo ecc. Cravatte. La bigiotteria da uomo, oltre a qualche pendente religioso o scaramantico, comprende soprattutto le spille da cravatta poiché, tra il XIX e la prima metà del XX secolo, la cravatta è ricavata da una pezza di stoffa più grande di quelle usate attualmente e, per tenere a bada tanto tessuto, lo spillone è un ornamento funzionale in grado di sottolineare in modo elegante il nodo ben fatto. Lidel. Nel 1919 Lydia De Liguoro fondò la rivista di moda «Lidel» che, in linea con i nascenti precetti del fascismo, porterà avanti, oltre a una campagna nazionalista, anche una fervente attività contro il lusso, identificato con gli abiti e i gioielli provenienti da Parigi. Pelle di pesce. La lotta ai beni voluttuari è anche in linea con la corrente futurista che arriverà a redarre nel 1920 un Manifesto Contro il Lusso Femminile il cui concetto è già in parte contenuto in Il Vestito Antineutrale, pubblicato da Giacomo Balla nel 1913, in francese e in italiano, con l’intento di «colorare l’Italia di audacia e di rischio futurista, dare finalmente agli italiani abiti bellicosi e giocondi» e creare una moda «alla portata di tutte le borse delle belle donne, che in Italia sono legione», realizzata con materiali poveri come gomma, carta, stagnola, canapa e pelle di pesce. Propaganda politica. La propaganda politica entrò in una serie di spille decorate con i motti del duce: «Io me ne frego», «Pericolo», il simbolo del fascio, il teschio, il ritratto di Mussolini e il colore nero. Questo clima politico e culturale si manifestò anche attraverso una serie di soggetti allusivi come i tralicci dell’alta tensione oppure la rivisitazione della falce e martello, usata dal Partito Socialista italiano fin dal 1919. Maggiori produttori. Nel 1963 la rivista americana «Women’s Wear Daily» riportò i maggiori produttori di bigiotteria italiana dell’epoca: Canesi, Coppola & Toppo, Luciana e Giuliano Fratti. Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 11/7/2016