Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 10 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I FUNERALI DEL NIGERIANO DI FERMO FERMO - È iniziato il funerale nel Duomo di Fermo di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso martedì scorso a Fermo

APPUNTI PER GAZZETTA - I FUNERALI DEL NIGERIANO DI FERMO FERMO - È iniziato il funerale nel Duomo di Fermo di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso martedì scorso a Fermo. Ad accogliere la sua bara, sull’uscio, era stato il sindaco della città, Paolo Calcinaro, presente "con il Gonfalone del Comune perché - ha spiegato - questa è una tragedia che riguarda tutta la comunità". È adagiata in terra su un tappeto, davanti all’altare, la bara di legno chiaro con la salma di Emmanuel. Sopra al feretro, un cuscino di rose rosse e la foto del giovane migrante, sorridente nel giorno in cui don Vinicio Albanesi lo aveva simbolicamente unito in matrimonio con la sua compagna Chinyere. In prima fila, in un lato della chiesa, siede la compagna di Emmanuel. Sempre in prima fila nella navata centrale hanno preso posto la presidente della Camera, Laura Boldrini, la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi e il vice presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. In chiesa ci sono molti rappresentanti del’associazionismo, ma anche tanta gente comune. Tra i banchi spicca la comunità nigeriana che indossa vestiti rossi e neri e fasce rosse sulla fronte in segno di lutto. La messa è celebrata dall’arcivescovo Luigi Conti, con don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e della Fondazione Caritas in veritate che ha accolto i due migranti all’arrivo in Italia. REPUBBLICA.IT FERMO - La bara di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano ucciso martedì scorso a Fermo, è entrata all’interno del Duomo nel quale, alle 18, inizieranno i funerali. Ad accoglierla, sull’uscio, il sindaco della città, Paolo Calcinaro, che sarà "in Duomo con il Gonfalone del Comune perché - ha spiegato - questa è una tragedia che riguarda tutta la comunità". Il centro storico di Fermo è blindato in vista delle esequie: off limits alle auto già da ore il Colle del Girfalco dove si trova il Duomo. La messa sarà celebrata dall’arcivescovo Luigi Conti, con don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e della Fondazione Caritas in veritate che ha accolto i due migranti all’arrivo in Italia. Don Vinicio: "Anche l’aggressore di Emmanuel è vittima". Ai giornalisti che gli hanno chiesto se intendesse perdonare Mancini, don Vinicio Albanesi ha risposto: "Noi perdoniamo tutti, noi accogliamo tutti". "Anche l’aggressore di Emmanuel è una vittima - ha aggiunto - E se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività e la sua aggressività, avrebbe fatto bene". Al funerale rappresentati del governo, delle istituzioni e della politica. Alle esequie, per il governo, parteciperà il ministro Maria Elena Boschi. Ci sarà anche la presidente della Camera Laura Boldriniper testimoniare la vicinanza dell’Italia alla vedova di Emmanuel, ai profughi ospiti del seminario vescovile. E per incontrare don Vinicio Albanesi (capo della Comunità di Capodarco nella quale era ospite Emmanuel). Sinistra Italiana sarà presente con una sua delegazione, composta dai Capigruppo di Camera e Senato, Arturo Scotto e Loredana De Petris, dalla deputata marchigiana Lara Ricciatti e dalla deputata Celeste Costantino. Annunciata la presenza del presidente del Consiglio regionale delle Marche, Antonio Mastrovincenzo, di altre autorità e di rappresentanti di movimenti e associazioni laici e religiosi. Il lutto cittadino. Fermo sarà in lutto cittadino il 12 luglio, giorno in cui è prevista una manifestazione in memoria di Emmanuel. Polemiche e scontro sulle indagini. Il dolore e il lutto si mischiano alle polemiche a Fermo nel giorno del funerale di Emmanuel, a quattro giorni dalla sua morte. Morte che è conseguenza di una lite con un ultrà locale che aveva insultato la compagna di Emmanuel, Chinyery, chiamandola "scimmia". Ma sulla dinamica dell’omicidio manca ancora chiarezza, le ricostruzioni sono diverse e in accertamento. IL PAPA: "IL PROSSIMO E’ ANCHE QUEL MIGRANTE CHE VOGLIONO CACCIARE" Secondo la prima ricostruzione a caldo, sostenuta ancora oggi dalla moglie e da don Vinicio Albanesi, Emmanuel avrebbe reagito all’insulto e poi sarebbe stato massacrato di botte da Amedeo Mancini, agricoltore e ultrà di destra fermato nelle ore successive alla morte. Ma la procura ha ricostruito i fatti in maniera diversa. Ecco la ricostruzione dei magistrati: Mancini insulta i due, Emmanuel reagisce in difesa di Chinyery, probabilmente usando un palo di un segnale stradale. Poi si allontana e a questo punto viene raggiunto da Mancini che lo colpisce con un violentissimo pugno tra la mandibola e il labbro. Il nigeriano cade all’indietro, sbatte la testa contro il marciapiedi. Colpo che lo avrebbe ucciso. Da qui l’accusa di omicidio preterintenzionale. Ma la versione di don Vinicio Albanesi è diversa: "Posso dire che Emmanuel è morto di botte, è stato schiantato da una mole enorme e stiamo vedendo l’ipotesi che non sia nemmeno un omicidio preterintenzionale". L’autopsia, tuttavia (i cui risultati preliminari trapelati non vengono confermati dalla procura) sembra dare ragione, al momento, alla ricostruzione del pm. L’interrogatorio di Mancini. Mancini, nell’interrogatorio di fermo giudiziario, ha cercato di difendersi, ma non smentisce gli insulti, né nega di avere sferrato un pugno. "Sì, li ho insultati perché erano di colore - ha detto Mancini - ma pensavo stessero rubando una macchina. Sono fascista? Non sono politicizzato, sono un po’ di destra, un po’ di sinistra, ma i fascisti hanno fatto delle cose buone come le bonifiche. Non volevo ammazzarlo, ma è lui, con l’amico e la moglie che è venuto contro di me. Io ho solo reagito". Da qui la versione di Mancini si differenzia da quella dei pm: ha spiegato che dopo l’insulto sono passati alcuni minuti, da tre a cinque, quando i nigeriani si sono fatti sotto. Sostiene fossero in tre e lo hanno affrontato con il segnale stradale in mano. Emmanuel lo ha colpito, lui è caduto e poi ha reagito. "Lascia perdere, c’è una donna, non reagire, c’è una donna" gli avrebbe urlato l’amico che era con lui, A.F., secondo la ricostruzione di una seconda testimone. E invece Mancini ha raggiunto l’uomo di colore, colpendolo con il pugno. Lunedì la convalida del fermo per Mancini. È prevista per lunedì, alla scadenza dei termini, l’udienza di convalida del fermo di Mancini. Lo ha reso noto l’avvocato Francesco De Minicis, suo difensore. QUELLO CHE HA DETTO IL PAPA CITTÀ DEL VATICANO - "Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti, i miei amici, i miei connazionali, quelli della mia stessa religione?". Papa Francesco, nell’Angelus della domenica, non cita casi specifici ma si limita a enunciare la parabola del buon Samaritano. Ma il riferimento non può che essere alla cronaca, anzi alle cronache del mondo. A partire dalla morte di Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo ("quel migrante che volevano cacciare via", dice il Papa), un esempio concreto di razzismo che allontana il prossimo, che separa. "Non devo catalogare gli altri - ha detto Francesco - per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere il prossimo delle persone che hanno bisogno del mio aiuto. Fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà". LEGGI ALLE 18 A FERMO I FUNERALI DI EMMANUEL Papa Francesco: "Il prossimo è anche il migrante che vogliono cacciare". Alle 18 i funerali di Emmanuel Condividi E ancora: "Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento. Il baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri". Il buon Samaritano è l’unico che "ebbe compassione dell’uomo a terra, gli si avvicinò, gli fasciò le ferite e si prese cura di lui". Il buon Samaritano quindi è colui che "ha avuto compassione". "Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento: mi viene in mente quella canzone ’parole, parole, parole’...", ha continuato. "Fare e mediante le opere buone, che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo, la nostra fede germoglia e porta frutto. Domandiamoci: la nostra fede è feconda? Produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Selezione le persone a secondo del mio proprio piacere". Papa Francesco: "Mio prossimo è anche migrante che vogliono cacciare" Condividi "Queste domande è bene farcele spesso - ha concluso il Pontefice - perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia; il Signore potrà dirci: ’Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Quel migrante che volevano cacciare via ero io. Quel nonno abbandonato ero io. Quel malato che nessuno va a trovare in ospedale ero io".