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 2016  luglio 07 Giovedì calendario

QUANTO SONO CARI GLI SPICCIOLI


Quanto costa una monetina da un centesimo? Un centesimo, risponderete voi. Invece no, ne costa 4,5. Sembra impossibile, ma come ricorda una mozione che giace alla Camera, è questa la cifra che lo Stato spende per produrre ogni moneta di rame da un centesimo, tenendo conto anche dello stoccaggio e del trasporto. Non solo. Per coniare i 2 cent ce ne vogliono 5,2, mentre le monete da 5 cent costano 5,7 cent ciascuna. I conti, insomma, non tornano. Tant’è che la Camera nel 2014, all’alba del governo Renzi, aveva approvato una mozione che impegnava il governo a sospendere il conio delle monete da 1 e 2 centesimi. «Ma da allora nulla è cambiato» avverte Sergio Boccadutri, primo firmatario della mozione «cashless», per favorire l’uso della moneta elettronica. Boccadutri, che era di Sel e ora è del Pd, in maggio ha presentato alla Camera un’interrogazione in attesa di una risposta da parte del Tesoro: chiede al governo quali iniziative ha assunto per porre un freno a questa emorragia di risorse. «Finora la Zecca avrebbe fuso oltre 2,8 miliardi di monete da 1 centesimo, più 2,3 miliardi di monete da 2 cent e circa 2 miliardi di monete da 5 cent, per un costo complessivo di 362 milioni di euro a fronte di un valore reale di 174 milioni» ricorda il deputato nell’interrogazione. Il problema è che appena immesse in circolazione, spariscono: è stato calcolato che il 70 per cento dei 7 miliardi di «ramini» prodotti è finito nei salvadanai delle persone, e lì rimane.
Una situazione paradossale, che ricorda una singolare vicenda avvenuta negli Usa. Nel 2011 il manager di hedge fund Kyle Bass presentò alla Federal reserve questa richiesta: voleva acquistare 20 milioni di nichelini, la moneta da 5 centesimi americana, per il valore di 1 milione di dollari. Gli chiesero che razza d’investimento fosse mai quello. Lui, con il sorriso sotto i baffi, spiegò che il valore effettivo di un nichelino, grazie al rialzo del prezzo del nichel, era pari a 6,8 cent e dunque superava quello nominale. Fu accontentato.
(Francesco Bisozzi)