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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

YES WE CAN

Il sorriso sornione, i film di successo e l’impegno umanitario hanno fatto di lui una celebrità globale a tutto tondo. Il matrimonio da favola nella perfetta cartolina di Venezia è stato uno dei più mediatici e discussi di sempre, dopo 21 anni di celibato incrollabile popolato da una sequenza ininterrotta di avventure brevi e calibrate, con donne dalle particolarità ben precise: «Belle, molto più giovani, mai in concorrenza con lui sul terreno del cinema e della politica», mi dice in un bar parigino del nuovo Forum des Halles, davanti al primo di tanti caffè, Maëlle Brun, che assieme ad Amelle Zaïd ha firmato George Clooney, Une Ambition Sécrète (Éditions du Moment), prima importante biografia non autorizzata della coppia che l’attore forma con l’irresistibile Amal Alamuddin, avvocato di fama internazionale, famosa per il suo impegno per i diritti umani e per i suoi famosissimi clienti, arrivata come un uragano tre anni fa nella vita di lui.
Una settimana dopo l’uscita francese del libro, accolta da George e Amal senza reazioni né smentite, abbiamo incontrato le due giornaliste per ripercorrere, attraverso estratti esclusivi e particolari inediti, l’inchiesta minuziosa (è durata un anno) «su una coppia che», scrivono, «secondo i più attendibili osservatori dei media e della politica si prepara a dare la scalata ai piani più alti del potere, con il sogno di arrivare un giorno alla Casa Bianca». Un sogno che, in un’America capace di dare la nomination a una scheggia impazzita come Trump, non sembra più tanto audace. «Soprattutto», aggiungono le autrici durante l’intervista, «per due come loro che, unendo le loro personali ambizioni in un matrimonio di interesse – di interesse nel senso più nobile del termine –, possono arrivare molto lontano. Perché, nonostante le differenze culturali e di esperienza, hanno parecchi punti in comune».
CASA CLOONEY

Figlio di Nick Clooney, famoso giornalista televisivo impegnato in politica nelle file dei democratici, George è sempre stato oggetto di aspettative ambiziose da parte dei genitori, che fin da piccolo lo hanno preparato alla vita pubblica.
«Abbiamo voluto dedicare il primo capitolo», spiegano le giornaliste, «al rigore e al senso di responsabilità inculcati dal padre, da sempre capace di un’enorme influenza sulle scelte di George, compresa la decisione di sposare Amal, che a Nick è piaciuta moltissimo. Ancora oggi, a 82 anni, Nick ha un ruolo importantissimo nella vita del suo unico figlio maschio. George ha nei suoi confronti un amore e un’ammirazione sconfinati, e non perde occasione per ringraziarlo pubblicamente per tutto quello che gli ha insegnato».
Anche la madre, l’ex reginetta di bellezza Nina Bruce Warren, è sempre stata molto attiva nella vita politica e sociale di Lexington, la loro città, e dello Stato del Kentucky. «Più morbida, come spesso succede nella dialettica di queste coppie ad alto tasso di impegno, con il figlio ha fatto da cuscinetto rispetto al rigore del padre». Ma l’educazione del piccolo George è stata a tutti gli effetti quella di un bambino destinato a svolgere il ruolo di figlio di una power couple.

Nella Lexington degli anni Sessanta e Settanta, Nick e Nina erano una coppia famosa. Non potevano passeggiare per strada senza essere riconosciuti e fermati. La famiglia veniva regolarmente invitata a situazioni mondane, dove i bambini dovevano dar prova di conoscenza delle buone maniere. George e la sorella maggiore Adelia hanno rapidamente imparato a esprimere una sorta di sdoppiamento di personalità. Entrare in un ruolo, prendere la postura, stringere mani, fare conversazione e rispondere educatamente decine di volte alla stessa domanda. Questa immersione è stata per lui una specie di allenamento, che gli permette ancora oggi di essere perfetto in pubblico. «I miei genitori», ha raccontato a Parade, «tenevano talmente tanto a proiettare la giusta immagine che, in pubblico, dovevamo sempre fare attenzione a come eravamo vestiti e a come tenevamo la forchetta a tavola. Era straniante, come avere due famiglie diverse».
E ancora, a Esquire: «A volte, in macchina, mamma e papà non si parlavano perché avevano litigato. Io e mia sorella, intanto, facevamo baccano sul sedile posteriore. Ma appena arrivavamo a destinazione e si apriva la portiera, lui scendeva, la abbracciava e partiva con un “Bellissimo essere qui, vero Nina?”. Lei rispondeva con un gran sorriso: “Davvero bello, giusto ragazzi?”. E noi, improvvisamente sorridenti: “Certo, fantastico”. In un attimo ci eravamo trasformati nella famiglia perfetta. Ma al ritorno, appena ripartiti in macchina, calava di nuovo quel silenzio assurdo e pesante» (...).
Il ruolo pubblico dei due bambini comprendeva anche l’obbligo di partecipare, seppur controvoglia, alle trasmissioni televisive del padre. O comunque di esserne parte. «Quando venne assassinato Bobby Kennedy», ha raccontato George, «il Paese si trovava in un periodo parecchio complicato, Martin Luther King era stato ucciso da poco. Papà entrò in camera mia e mi ordinò: “Dammi le tue pistole, tutte”. Obbedii, gli consegnai tutti i giocattoli che rappresentavano un’arma. L’indomani, li portò in Tv e disse: “Me li ha dati mio figlio, non vuole più armi giocattolo”. Quello è stato un grande momento televisivo, mio padre sapeva che il messaggio sarebbe stato recepito con maggior forza se veniva da un bambino di sette anni, fu intelligente da parte sua usarmi» (...).
Non era certo solo esteriorità. A George, Nick trasmise con grande forza l’odio per il razzismo. «Quando a scuola sentivo qualcuno usare l’insulto nigger, subito gli saltavo addosso. Ma non ero bravo a fare a botte, e regolarmente le beccavo. Così, qualche volta, ho fatto finta di niente». E ricorda ancora la lavata di capo ricevuta dal padre, a fine giornata.

CASA ALAMUDDIN

Altro continente, altra realtà, educazione poi non così diversa. Amal nasce a Beirut il 3 febbraio del 1978. Due anni dopo, per sfuggire alla guerra che sta devastando il Libano, i genitori la portano in Inghilterra assieme ai suoi tre fratelli – Samer e Ziad nati dal primo matrimonio del padre, la sorellina Tala nata come lei dal secondo. Sarà Gerrards Cross, villaggio molto benestante del Buckinghamshire, ad accogliere gli Alamuddin, discendenti da un potente clan druso (i drusi sono seguaci di una religione monoteista mediorientale). Il padre Ramzi è stato professore dell’Università Americana di Beirut, il nonno è stato ministro. La madre Baria Miknas, soprannominata «la Elizabeth Taylor libanese» per la sua bellezza, ha come Nick Clooney un curriculum da giornalista televisiva, autrice di interviste a Bill Clinton, Fidel Castro, Indira Gandhi e altri grandi della terra. «Al pari del padre di George», dicono Maëlle Brun e Amelle Zaïd, «ha esperienza di vita pubblica e impegno politico, e anche lei ha esercitato una influenza importante, attraverso la sua agenzia di pubbliche relazioni Communication Experts, sulla carriera e l’immagine della figlia».
Amal ha studiato nelle migliori scuole: prima alla Dr Challoner’s High School, liceo di Little Chalfont famoso per il suo elitarismo, poi al Saint Hugh’s College della Università di Oxford, dove la retta è la più costosa di tutto il sistema educativo britannico.
Ma la famiglia di Mrs. Clooney non si esaurisce qui. Maëlle Brun, capo servizio politico del settimanale Closer, ha attivato tutti i suoi contatti nel mondo del gossip politico parigino per indagare sullo zio paterno Ziad Takieddine, un uomo tanto potente quanto legato alla nipote, cui pare abbia finanziato una parte consistente del fiabesco matrimonio veneziano. Secondo le due giornaliste Amal, se vuole davvero scalare il potere politico, dovrà prima o poi allontanarsi dalla sua ombra. E non solo dalla sua: leggete questa pagina.
Impossibile parlare della famiglia di Amal senza citare la figura di Ziad Takieddine. Questo uomo d’affari franco-libanese, amico ingombrante dell’Eliseo, ha fatto fortuna grazie alla vendita d’armi, ed è stato sfiorato da vari scandali politico-finanziari. Fra i più famigerati il «dossier Karachi», che ha gettato luce sul suo lavoro di mediatore pagato a peso d’oro nella vendita al Pakistan di una flotta di sottomarini francesi. Ziad è anche citato nell’«affaire Gheddafi», come intermediario della Francia in una commessa di materiale da guerra da parte del regime libico. La stampa ha messo in evidenza i suoi legami con diverse personalità politiche di prim’ordine, a partire da Nicolas Sarkozy. Un’ombra che incombe sul percorso di Amal, minacciando di intaccarne l’immagine perfetta.
Qualche domanda imbarazzante potrebbe poi arrivarle da un altro ramo del suo albero genealogico. Nello specifico dal cugino materno Tarek Miknas, che due estati fa ha sposato a Firenze la figlia di Ilia Pavlov, uomo d’affari assassinato nel 2003, accusato da certa stampa di relazioni sospette con la mafia bulgara. Ma un sospetto non è una prova e c’è da dire che Amal non ha certo preso le distanze da questa parentela, anzi: è andata al matrimonio assieme a George, e ha celebrato lei stessa la cerimonia.

I PERCHÉ DI UN «SÌ»

L’amore non è in contraddizione con le ragioni pragmatiche legate ai progetti di vita. «George e Amal si sono sposati per vari motivi, tutti validissimi», dice Maëlle Brun. «Prima di tutto lei è intelligentissima e ha enormi ambizioni, ereditate dalla sua famiglia di immigrati libanesi che hanno inculcato nei figli la voglia di riuscire. Ha imparato presto ad attirare microfoni e riflettori per mettersi in luce, perché non è da tutti essersi già aggiudicata a 38 anni – decisamente pochi, per un avvocato – cause di risonanza mondiale, dalla difesa di Julian Assange al genocidio degli Armeni. Ma diciamo la verità: essere ricevuta da David Cameron o prendere il tè con Angela Merkel non sono cose che le sarebbero riuscite senza il suo matrimonio con Clooney».
Anche lui ci ha guadagnato, e non stiamo parlando delle illazioni – perché di illazioni, e di nulla di più concreto, si è sempre trattato – sulle sue preferenze sessuali. «Sposandola, ha acquisito un nuovo spessore intellettuale. Non è più quello delle starlette. Si è scelto una compagna brillante dalla cultura cosmopolita».
«Non mi risposerò mai», aveva giurato a più riprese, nei 21 anni passati tra il doloroso e misterioso divorzio dalla prima moglie Talia Balsam e l’incontro con Amal. Che lo ha folgorato anche e proprio comportandosi in modo così diverso rispetto a quelle che l’avevano preceduta. «Lo ha subito snobbato, sottoponendolo all’umiliazione di un rifiuto a cui non era abituato. L’entourage ricorda bene la scena: lei che appena gli viene presentata gira i tacchi e va a chiacchierare con altri invitati, lui che la bracca tutta la serata, alla fine le chiede il numero di cellulare e si sente rispondere seccamente “no”».
Vero disinteresse o furba strategia? Solo lei può dirlo. Sappiamo però con certezza quando, come e dove il «no» è diventato «sì». L’episodio è ricostruito nel libro.

L’anello di fidanzamento, un diamante dal 750 mila dollari, era pronto. Clooney però era nervosissimo. «Avevo deciso che lei era la persona con cui volevo passare la vita», ha raccontato in Tv nella trasmissione di Ellen DeGeneres. «Speravo che provasse quello che provavo io, ma non ne avevamo mai parlato prima. E se mi avesse preso per matto?». La proposta di matrimonio venne fatta nella cucina dell’attore, con una messinscena accuratamente studiata. George l’aveva invitata nella sua villa a Los Angeles, e aveva preparato la cena. Come colonna sonora del momento cruciale, dopo il dessert, aveva scelto la canzone di Frank Sinatra Why Shouldn’t I?, composta a suo tempo per la sua zia cantante, Rosemary Clooney. «Era tutto pronto, la musica è partita... E in quel preciso momento lei si è alzata per andare a lavare i piatti, cosa che non fa mai! Allora ho tentato il tutto per tutto. Ho spento di nascosto una candela e, con la scusa di riaccenderla, le ho chiesto di passarmi l’accendino. Le ho indicato una scatolina dietro di lei: “Lì dentro”. L’ha aperta, ha trovato l’anello e ha detto, semplicemente: “C’è un anello”. Come se qualcuno lo avesse lasciato lì per caso. Il suo sguardo passava dall’anello al mio, e poi di nuovo all’anello. Grazie alla mia playlist, sappiamo che tutta la cosa è durata 25 minuti: 25 minuti! Ho finito per dirle che avevo bisogno di una risposta, perché a 52 anni, mi sarei lussato l’anca a forza di stare in ginocchio. E lei mi ha risposto sì».

AMICI E NEMICHE

«Il matrimonio di George e Amal è agli antipodi di quello tra Johnny Depp e Amber Heard, tanto passionale quanto avventato e pericoloso», dice Maëlle Brun. «È stato orchestrato quasi come le nozze reali tra Kate e William, ha permesso al mondo di condividere una favola moderna dalla scenografia perfetta, con il Canal Grande sullo sfondo, gli abiti da sogno e gli invitati famosi». Cindy Crawford e il marito Rande Gerber, Matt Damon e la moglie Luciana Barroso, John Krasinski ed Emily Blunt, Bono, Ellen Barkin, Bill Murray, Anna Wintour.
Non sono bastati tutti questi nomi stellari a nascondere l’assenza di due nomi in particolare. Brad Pitt e Angelina Jolie, ufficialmente trattenuti da obblighi professionali. Ma siccome c’è sempre chi pensa male, i sospetti si sono concentrati su una presunta incompatibilità tra Amal e Angelina. «A dar retta a questa strampalata teoria», dicono le giornaliste, «l’esistenza della neo signora Clooney, con i suoi titoli di studio e il suo curriculum professionale, offusca le aspirazioni “politiche” della signora Pitt, che fino a due anni fa era l’ambasciatrice hollywoodiana delle organizzazioni umanitarie, e che ora deve accettare la concorrenza dell’ultima arrivata». Ci sarebbe poi, chissà se e quanto meritato, un pregiudizio di superbia a carico di Amal. Si è parlato di tensioni con Julia Roberts, la migliore amica di George, sul set di Money Monster. E di incomprensioni con l’amico fraterno Rande Gerber, che di lei ha detto, non si sa quanto per scherzo: «Se non le parli di politica estera, lei ti ignora».
Certo è che, rispetto alla pubblica promessa iniziale di non stare mai più di una settimana separati, i Clooney sembrano aver fatto parziale marcia indietro: a giudicare dai paparazzi che li inseguono, i periodi di separazione hanno anche superato abbondantemente il mese. Questo, forse, lascia a lui spazio di continuare a coltivare le sue amicizie maschili, e certe abitudini goliardiche che a una come lei potrebbero sembrare adolescenziali, ma su cui si fonda da 20 anni l’equilibrio personale di George.

Niente figli, e una sequenza di donne a tempo determinato: per gran parte della sua vita adulta, Clooney è sembrato allergico a tutto quello che sa di costruzione. Solo in un campo ha dato prova di costanza: l’amicizia. Le stesse persone gli sono legate da decenni. (...) Con Brad Pitt ha una relazione molto stretta. La loro specialità sono gli scherzi goliardici, ormai leggendari a Hollywood. Nel 2004, sul set italiano di Ocean’s Twelve, Brad mette in giro la voce che George proibisca al suo entourage di guardarlo negli occhi, ed esiga di essere chiamato Danny, come il suo personaggio Danny Ocean. La stampa, ovviamente, prende tutto molto sul serio. (...) La vendetta arriva qualche mese dopo, quando George mette sul retro dell’auto di Brad un adesivo con la foglia di marijuana e la scritta «Fottetevi sbirri», e lo fa fermare dalla polizia. In precedenza, gli aveva attaccato adesivi con le scritte «Piccolo pene a bordo» e «Sono gay e voto». (…) Altro bersaglio Matt Damon, che sul set di Monuments Men non riusciva a capacitarsi del perché stesse ingrassando senza apparente ragione. Finché scoprì che Clooney aveva chiesto alla sarta di restringergli, settimana dopo settimana, i pantaloni.

Maëlle Brun e Amelle Zaïd – che scrive sul settimanale alternativo Les Inrockuptibles – sono croniste piuttosto audaci, ma su un punto non hanno scritto nulla nel libro: l’assenza, finora, di un baby Clooney. La domanda gliela faccio io.
«Escludo», dice Zaïd, «che i Clooney cercherebbero un figlio, magari attraverso l’adozione che garantisce “la bella figura”, giusto per completare il quadretto della famiglia perfetta che nel mondo della politica americana è stato finora un requisito essenziale. E magari in futuro non lo sarà più, perché le cose cambiano. Ma a differenza di altri figli di famosi, George è cresciuto in una famiglia vera e solida e ambiziosa sì ma piena di amore, e lo stesso vale per Amal. Hanno troppo rispetto verso la maternità e la paternità per concepire un erede come strumento dei loro sogni. Se avranno un figlio sarà per amore».