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 2016  luglio 06 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ALFANO NEI GUAI REPUBBLICA.IT ROMA - "Dobbiamo uscire dal governo. Quando? Già domani

APPUNTI PER GAZZETTA - ALFANO NEI GUAI REPUBBLICA.IT ROMA - "Dobbiamo uscire dal governo. Quando? Già domani. Renzi non reggerebbe? Non è un mio problema". Uno dei senatori più influenti del Nuovo centrodestra al Senato, Giuseppe Esposito, alza il tiro contro Matteo Renzi. Chiede ad Angelino Alfano di lasciare la compagine di governo e non si preoccupa delle conseguenze politiche: "Quello che dovevamo fare, l’abbiamo già fatto". Esposito, legato al capogruppo Renato Schifani, è uno degli otto senatori alfaniani che lavorano per ricostruire il centrodestra e spingono per una rottura immediata con il Pd. Per la crisi di governo, insomma. LEGGI Cricca delle nomine puntava sui tribunali 2.0 Senatore Esposito, volete abbandonare l’alleanza con Renzi e ricostruire il centrodestra? "Innanzitutto non utilizzerei la formula ’volete’, perché ancora non ci siamo confrontati: speravo nella riunione di gruppo di ieri sera, ma purtroppo è stata sconvocata. Spero si tenga presto, per permettere a singole posizioni di confrontarsi. Comunque non voglio lasciare il Nuovo centrodestra". E allora cosa chiede? "Voglio che Ncd diventi un soggetto pronto ad approdare in un centro moderato. Fino ad oggi, invece, l’esperienza del nostro partito è stata sacrificata alla nostra presenza nel governo". Avete rotto con Berlusconi per partecipare a questo esecutivo. "Abbiamo fatto cose buone per l’Italia, altre che non sono state il massimo. Adesso però è finita la fase d’emergenza. Dobbiamo uscire dal governo". Parole pesanti. Quando pensa che dovreste lasciare l’esecutivo? "Domani. Dobbiamo lasciare il governo e ricostruire l’area moderata". Una parte del partito non è d’accordo. E anche Alfano nutre dubbi. "Senta, ci chiamiamo Nuovo centro destra: io resto ancorato con entrambi i piedi nel centrodestra, gli altri non so, magari hanno cambiato idea...". Non è il caso di attendere almeno luglio, il dibattito sulle eventuali modifiche all’Italicum, e magari anche il referendum costituzionale di ottobre? "Non dobbiamo aspettare nulla. Noi abbiamo contribuito ad approvare anche buone leggi, ma il referendum non rappresenta un passaggio politico: riguarda i cittadini e non è vincolante per il governo. Possiamo lasciare il governo e poi ciascuno può decidere se stare con il Sì o con il No". Ma se uscite dal governo, come si regge l’esecutivo? Sarebbe crisi. "Possiamo anche uscire dal governo e far sì che l’esecutivo resti comunque fino al referendum". Non credo Renzi accetterebbe. "Senta, comunque non è un mio problema. Il mio problema era portare l’Italia fuori dal guado. Diciamo che ci siamo riusciti, o quantomeno possiamo dire che adesso il Paese almeno sta galleggiando". Sulle sue posizioni ci sono otto senatori. Siete una minoranza nel partito, pensa che sia possibile convincerne altri? "Sono convinto che nel partito si debba aprire una discussione. Solo allora si vedrà se c’è una maggioranza schiacciante o se magari si verifica uno splittamento consensuale tra due posizioni diverse. Sa qual è il problema? Che ormai non siamo più al partito dei leader, ma dei sottoleader. Ognuno parla per se stesso, e non si da spazio al confronto e alla condivisione". Lei andrà alla riunione del centrodestra che si terrà oggi al Senato, in nome del No al referendum? "Sì, anche se penso sia un errore legare questo incontro al No al referendum. Vado per ascoltare e per comprendere le posizioni. Vado per partecipare alla riflessione sul centrodestra". Tutto questo mentre Alfano è sotto i riflettori dei media, dopo l’inchiesta che ha lambito il padre del ministro e il fratello per l’assunzione alle Poste. Tutto questo influirà sulle scelte del leader, rispetto alla permanenza di Ncd al governo? "Alfano è inutilmente sotto i riflettori, perché sono convinto che non c’entri nulla in questa storia. E’ fango nel ventilatore. Detto questo, non penso che i fatti personali possano influire sulle scelte politiche". REPUBBLICA.IT ROMA - Angelino Alfano si dimetta da ministro dell’Interno: a chiederlo sono le opposizioni, dopo i nuovi sviluppi dell’inchiesta che ha lambito il fratello del responsabile del Viminale, Alessandro Alfano, per l’assunzione a Poste. Il primo a chiedere un passo indietro del leader del Nuovo centrodestra è Matteo Salvini, a nome della Lega: "Ministro Alfano - scrive su Facebook il numero uno del Carroccio - faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l’assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell’Ordine". Salvini lancia anche l’hashtag #angelinoacasa. Ma il ministro dell’Interno non ci sta e contrattacca: "Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto ’pressioni’ presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni". Il titolare del Viminale aggiunge che è "indegno" dare credito a "due signore che parlano, anche insultandomi" e "non so chi siano". E il Partito democratico si schiera al suo fianco, con il capogruppo alla Camera Ettore Rosato: "Alfano sta facendo bene il suo lavoro e le cose che leggiamo non coinvolgono né il suo lavoro né la correttezza del suo comportamento. La richiesta di dimissioni è pretestuosa". Non c’è alcun rilievo giudiziario, non ci sarà un caso ’Lupi 2’, le dimissioni sono escluse. E’ questo, secondo un deputato Ncd, il senso delle parole che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha rivolto ai suoi nel corso di un incontro avvenuto a Montecitorio dopo il question time. Il titolare del Viminale ha incontrato per diversi minuti i suoi deputati parlando, tra gli altri, con Antonio Bosco, Dore Misuraca, Paolo Alli, Sergio Pizzolante. "Le dimissioni non sono neanche prese in considerazione", spiega uno dei presenti all’incontro che osserva: "qui non stiamo parlando del destino personale di Alfano, ma della tenuta complessiva del governo. Cosa significherebbe per l’Italia rinunciare ora a un ministro dell’Interno?" Tra i primi a chiedere al ministro di lasciare il Viminale c’è il Movimento cinque stelle. "Poste Italiane SpA, sta per ’Poste Italiane Società per Alfano’? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi - sostengono i capigruppo di Camera e Senato, Laura Castelli e Stefano Lucidi - Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni. Tra l’altro il caso dell’assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle il 18 settembre 2013 in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti che non ha mai avuto risposta. Chiediamo le immediati dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare un raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite ’Poste Società per Alfano’...". Anche Sinistra Italiana è dello stesso avviso e chiede la testa di Alfano: "Le vicende familiari, sulle quali avevamo presentato una interrogazione già nel 2013 senza ottenere nessuna risposta, e quelle di alcuni esponenti del partito del ministro dell’Interno sono gravi - sostiene il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto - e destano parecchie preoccupazioni. L’Italia, in un momento così particolare, non può avere a capo del Viminale un ministro dimezzato e distratto da altro. Alfano faccia un gesto di responsabilità e si dimetta". In difesa del ministro dell’Interno si schiera invece il capogruppo Ncd a Montecitorio Maurizio Lupi, un altro dei dirigenti pronto a chiedere il ritorno a un’alleanza di centrodestra: "Trovo indecente - dice l’ex ministro - lo sciacallaggio mediatico che si nutre di bocconi di intercettazioni ritenute irrilevanti dai magistrati che le hanno visionate ma date in pasto illecitamente da qualche manina alle redazioni dei giornali. Angelino Alfano e le persone a lui care si ritrovano così sbattute in prima pagina per il contenuto di telefonate in cui persone terze parlando fra loro citano presunti fatti di favoritismi tutt’altro che dimostrati e che sia nel tono che nel contenuto sanno di millanterie". Anche Forza Italia, pur dall’opposizione, si schiera con il ministro: "Forza Italia è sempre e comunque garantista - giura Renato Brunetta - Alfano è un nostro avversario, eletto nelle fila di Berlusconi presidente, che è passato dall’altra parte, che sorregge un governo che noi avversiamo, il governo Renzi. Però continuiamo ad essere e saremo sempre garantisti".