di Gianluca Roselli, il Fatto Quotidiano 6/7/2016, 6 luglio 2016
“QUEL COMICO DI RENZI STA TUTTI I GIORNI IN TV E COSÌ CI RUBA IL LAVORO” – [Intervista a Paolo Rossi] – I politici italiani hanno preso il posto dei comici
“QUEL COMICO DI RENZI STA TUTTI I GIORNI IN TV E COSÌ CI RUBA IL LAVORO” – [Intervista a Paolo Rossi] – I politici italiani hanno preso il posto dei comici. Ma poi, come i comici, non devono inflazionarsi. Se stai troppo in tv, se ti fai vedere troppo, la gente si stufa e cambia canale. O magari non ti vota. Mi sembra sia quello che sta accadendo a Renzi”. Paolo Rossi in trent’anni di carriera è passato dalla tv al teatro, dagli spettacoli impegnati al teatro-canzone, fino a una partecipazione a Sanremo, sempre con il suo modo di essere attore, ma anche un po’ menestrello. Bertolt Brecht e Dario Fo. Ora sta portando in giro per l’Italia RossoinTesta, spettacolo dove interpreta le canzoni di Gianmaria Testa. Sul Fatto Alessandro Robecchi ha scritto un articolo in cui sostiene che Matteo Renzi ha perso le Amministrative perché “inizia a stare sulle palle agli italiani”. Cosa ne pensa? È una spiegazione plausibile, dovuta anche alla sovraesposizione mediatica. Renzi è sempre in tv, comunica di continuo sui social, parla per radio. Alla fine quello che arriva alle persone è che una battuta, un tweet, conta di più rispetto al contenuto. Io, per esempio, faccio teatro, ma ogni tanto vado in televisione per tranquillizzare la mia portinaia: crede che io lavori solo quando sto in tv. Lo stesso dovrebbe fare un premier: dosare molto le sue apparizioni televisive. È solo una questione di sovraesposizione mediatica? Renzi ha un fare da guascone, a tratti arrogante, che alle persone di sinistra risulta indigesto. Così non votano o scelgono i Cinque Stelle. A proposito di comici prestati alla politica… Grillo ha capito prima di tutti il ribaltamento in atto: siccome i politici diventano comici, i comici per riequilibrare si mettono a fare politica. E ha funzionato. Torniamo a Renzi. Chi le ricorda dei leader del passato? Non Craxi, perché il leader socialista non faceva battute. Forse più Berlusconi, con la differenza che Silvio è un barzellettiere, Renzi è quello che gli inglesi chiamano uno “stand-up comedian”, un battutista. I politici hanno preso molto dal repertorio teatrale, dovrebbero pagarci i diritti. Renzi è di sinistra? Le racconto una storiella. Ci sono i bianchi e i rossi, un bianco voleva far carriera, ma tra i bianchi non ci riusciva. Allora si è finto uno dei rossi e tra quelli ha conquistato il potere spacciando per rosse le sue idee bianche. Poi, però, a complicar le cose sono arrivati i verdini… Capito, Renzi non è di sinistra. Mi dice un pregio e un difetto del premier? Faccio fatica a trovare un pregio… Diciamo la grinta, quando non sfocia nell’arroganza. Il maggior difetto, invece, è il suo sarto: o gli allarga la giacca o lo fa mettere a dieta. Come sta messa la satira nella tv italiana? Da quando i politici si sono messi a fare i teatranti è sempre più difficile, fare la parodia della parodia è impossibile. Se mi metto a fare Brunetta, Brunetta mi batte. Lei si fece conoscere al grande pubblico con Su la testa, programma di culto del 1992. Oggi lo rifarebbe? Mi piacerebbe e a volte se n’è anche parlato, ma, a parte l’ambientazione in periferia e il tendone, lo farei completamente diverso. Ha votato a Milano? Al primo turno sono arrivato davanti al seggio, poi ho avuto un pulpito e sono tornato indietro. Non ce l’ho fatta. Al ballottaggio mi hanno deportato a forza e sì, ho votato. Lei ha fatto spettacoli anche sulla Costituzione. Voterà al referendum di ottobre? Sì. E voterò no. Ma ci vorrebbe ben altro. Ovvero? In Italia servirebbe una rivoluzione culturale per svegliare un popolo sempre più dormiente. Nessuno reagisce più. Siamo diventati dei tifosi passivi. Lei si considera un uomo di sinistra? Io sono un anarchico, ma di quelli che il sabato e la domenica si vestono bene. di Gianluca Roselli, il Fatto Quotidiano 6/7/2016