Sebastiano Vernazza, SportWeek 2/7/2016, 2 luglio 2016
LA PARABOLA DEGLI STADI “PENTOLONE”
Ormai è una costante, a ogni Mondiale o Europeo di calcio i rifacimenti o le costruzioni ex novo di stadi ci procurano dei colpi al cuore. All’interno si assomigliano tutti, domina il grigio-bianco ospedale. All’esterno prevale al 90% il modello “pentolone ovaleggiante”, qualcuno ondulato qualcuno più classico. L’omologazione fatta architettura. Francia 2016 ha confermato la tendenza. Qualche esempio. L’impianto di Nizza è una replica in piccolo dell’Allianz Arena di Monaco: non a caso si chiama Allianz Riviera. Il Velodrome di Marsiglia, che era un impianto vissuto, dove percepivi e sentivi la grande storia dell’Olympique, è stato trasformato in un’astronave. Quello di Lille ha il tetto mobile e alcune partite, compresa Italia-Irlanda, sono state giocate al chiuso: il calcio indoor però è un’altra cosa, toglie respiro e gusto. Per fortuna non hanno violentato il Municipal di Tolosa: piccolino era e piccolino è rimasto. Così è stata grande la sorpresa quando ci siamo trovati davanti l’Atlantique di Bordeaux, che a differenza degli altri non è tondeggiante ma rettangolare, in ossequio alla forma del campo da calcio. All’esterno poi è punteggiato da una “foresta” di pali bianchi, singolare. Lo si deve agli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron, già autori dell’Allianz Arena. Buon segno che i due si siano stufati dello stadio a pignatta. Ora l’ultimo sforzo, illustri progettisti: inventatevi qualcosa per differenziare gli interni copia e incolla. I vostri predecessori, nel Novecento, dimostravano superiore creatività.