Jacopo Frenquellucci, pagina99 2/7/2016, 2 luglio 2016
NOI DI RIMINI ANCORA ABITIAMO IN VACANZA
Rimimi. Al Bagno 24 di Rimini è ricomparsa alla fine di giugno una altalena sulla riva del mare. Erano sparite tra il 1990 e il 1991, dopo essere state dagli anni ‘60, insieme ai trampolini al largo, una delle principali attrazioni della spiaggia. Il merito di questo ritorno è di una pagina Facebook poi diventata associazione culturale, “Rimini Sparita”, che si è mossa dopo aver realizzato l’incredibile successo social di tutte le foto che riguardavano la vecchia altalena. E infatti l’hashtag #guardacomedondolo spopola anche tra chi è nato quando il gioco era già un ricordo.
Rimini del resto è una città che vive di nostalgia. Non a caso la stampa locale ha dato ampio risalto all’iniziativa di una ventina di signore svedesi che hanno voluto festeggiare i 30 anni di una loro evidentemente indimenticabile vacanza a Rimini nel 1986 con un weekend nei locali che più avevano amato. L’ospite più atteso, alla fine assente, era Maurizio Zanfanti, nome d’arte Zanza, il playboy per antonomasia della Riviera degli anni ruggenti. A lui ha dedicato servizi anche la Bild, e un gruppo di giovani startupper ha scelto di chiamare in suo onore una versione locale di Tinder, l’app per incontri.
Per chi ha trent’anni nella Rimini di oggi parrebbe inevitabile provare la mancanza di epoche mai vissute. Dagli anziani nei bar fino ai fratelli più grandi, chiunque racconta di una città che non per caso era diventata la capitale del divertimento a livello europeo e che oggi inevitabilmente non lo è più.
Suona quasi beffardo allora che Luca Santese, classe 1985, abbia scelto proprio Pasquale Bove, storico fotografo di cronaca nel riminese, per Italy&Italy, un progetto che nasce dalla volontà di far emergere la contraddizione per cui gli anni ‘90 sono percepiti come vicini ma appaiono subito lontani quando si guardano le immagini di quel decennio. Vent’anni paiono secoli per chi è cresciuto in una città che subito prima era il centro del mondo.
Il Paradiso, storica discoteca sui primi colli della città nata nel 1957, ha chiuso definitivamente i battenti nel 2011 dopo un decennio di caduta libera, e oggi è un edificio abbandonato e devastato, un ricovero per senzatetto e sbandati. Una delle tante leggende, perché è impossibile togliere alla gente di mare l’abitudine a gonfiare le narrazioni, racconta di una serata con il principe Alberto di Monaco nel privé insieme a Claudia Schiffer e Naomi Campbell e Jamiroquai che, annoiato dalla musica, chiede al dj di poter salire lui in consolle. Non è facile crescere ascoltando certe storie, aspettando il momento di essere abbastanza grandi per poterle vivere e poi ritrovarsi però al massimo Ruby Rubacuori come ospite d’onore.
L’Embassy era invece il cuore della vita notturna di Marina Centro. Nel 2010 la discoteca è stata smantellata, per permettere la ristrutturazione del villino originale in un ristorante con annessi spazi commerciali e la costruzione di decine di appartamenti di lusso. Durante tutti i lavori il cantiere è stato coperto da una serie di pannelli che raccontavano la vita del locale, dalle serate con Fred Buscaglione residente ai tempi del boom al cabaret negli anni ‘80 con Beppe Grillo ospite fisso, passando per le selezioni di Miss Italia, i big della musica leggera (da Battisti a Mina a Morandi), gli artisti (Fellini era di casa).
Rimini ha passato tutto l’inizio del nuovo millennio a ricordare e ricordarsi cosa non era più. Ecco perché per chi li ha visti con la prospettiva degli occhi del bambino gli anni immortalati da Bove sembrano secoli fa. I bambini riminesi sono gli unici a non aver esultato per l’arrivo di un McDonald in città: c’era già un fast food, era quell’Italy&Italy da cui Santese ha preso il nome e, semplicemente, era meglio. Anche per chi difficilmente poteva averne conservato qualche memoria.
«Prima era meglio», è il mantra della città. C’è però un’altra frase che ritorna sempre, questa invece ogni volta che un riminese viaggia in Italia: «Sei di Rimini? E cosa ci fai qua allora?». Il senso è semplice: perché va in vacanza chi in vacanza ci abita?
E hanno ragione. Rimini oggi forse, anzi sicuramente, non è più una città di luoghi unici. Ora Rimini è una città di eventi unici. Deve solo convincere i suoi abitanti che essere stati speciali per anni in un modo non comporta per forza non poterlo più essere. Basta esserlo in maniera diversa.
Da cinque anni l’ultimo sabato di giugno è la serata della “Molo Street parade”: 200.000 persone si riversano su un porto canale che diventa più rave party che discoteca a cielo aperto. Dieci pescherecci ormeggiati lungo il Molo ospitano altrettante console, si spazia dal latino americano all’elettronica più spinta e in pochi metri si incontrano anziani con la piada con i sardoni e ragazzini scatenati. A 100 chilometri di distanza Bologna si preoccupa degli orari di chiusura dei locali per combattere il degrado e rasserenare i residenti del centro storico, a Rimini è il Comune ad organizzare un appuntamento del genere.
La Notte Rosa, a inizio luglio, è dal 2006 il Capodanno dell’estate e porta in Riviera almeno un milione di persone. Il lungomare viene chiuso e, soprattutto, un’ordinanza dell’amministrazione abolisce qualunque limite di orario per la musica. E allora succede che alle 9 del mattino, i locali sulla spiaggia continuano le loro feste, mentre i tiratardi più convinti, occhiale da sole di ordinanza e mani al cielo, si mischiano con gli anziani e le famiglie che già iniziano la loro giornata sotto l’ombrellone. Ed è un momento che non ha nulla da invidiare alla più folle foto dei favolosi anni ‘90. Perché, adesso come allora, non potrebbe accadere in nessuna altra città. Ecco in cosa Rimini non è mai cambiata.