Alessandro Da Rold, Lettera43 5/7/2016, 5 luglio 2016
ANGELINO SEMPRE IN PIEDI
Accerchiato dagli scandali, senza più un voto, con il suo Nuovo Centrodestra in brandelli e ormai scomparso dalle urne, il ministro dell’Interno Angelino Alfano non si muove di un millimetro. Non sono ore facili per l’ex delfino di Silvio Berlusconi, una volta il prescelto e il preferito di Gianfranco Micciché e Marcello Dell’Utri, siciliano con un passato nella Democrazia Cristiana, finito nelle carte dell’Operazione Labirinto della procura di Roma, dove si parla dell’assunzione di suo fratello Alessandro alle Poste. Alfano risponde colpo su colpo («C’è un uso politico di scarti di inchieste giudiziarie») e, come successo più volte negli ultimi anni, non pensa minimamente di farsi da parte.
Raccontava Luigi Bisignani nel libro L’uomo che sussurra ai potenti che Alfano «ha la debolezza di consultare sempre l’oroscopo e di regolare le giornate in base a quel che c’è scritto». Sarà un caso ma proprio il 5 luglio quello di Paolo Fox, per lo Scorpione, recita così: «A metterti in difficoltà saranno i giudizi degli altri, o i commenti di chi proverà a sminuire il tuo lavoro. Anche se hai forti dubbi, non esitare a portare avanti quello che stai facendo».
Di fatto nell’inchiesta non c’è nulla di penalmente rilevante a suo carico - anche se c’è chi teme strascichi nei prossimi giorni - ma come ogni volta il suo nome continua a circolare ricoperto di fango sui quotidiani.
«Più è sotto attacco, più diventa inamovibile», spiega una fonte vicina ai servizi segreti italiani. Ormai la lista di problemi, scandali e critiche che stanno piovendo sul Viminale è diventata lunga, pesante.
A quanto pare per lo stesso premier Matteo Renzi che, come riportato da Lettera43.it, avrebbe già un sostituto, ovvero il deputato del Pd Emanuele Fiano.
Ma l’ex delfino del Cavaliere, figlio di Angelo, ex ras della Dc di Agrigento, ha ormai una scorza dura, ci ha fatto il callo. E dal Viminale, dicastero sensibile e potente, da dove passano le nomine di prefetti e i rapporti con i servizi, continua a mantenere intatto il suo potere. Anche la richiesta di Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle di riferire in parlamento non lo tocca più di tanto. Del resto è dall’inizio della legislatura, nel 2013, che Angelino fa fronte a critiche e bordate. Ci furono i ritardi sulla nomina del sostituto di Antonio Manganelli alla Polizia di Stato nel 2013, nello stesso anno lo scandalo Shalabayeva, persino una casa avuta grazie a Salvatore Ligresti in via delle Tre Madonne a Roma nello scandalo Premafin, e un’inchiesta sull’Università Kore di Enna dove era indagato per abusto d’ufficio. Ma sono stati schizzi di acqua fredda che non hanno mai fatto indietreggiare l’ex ministro di Grazia e Giustizia del governo Berlusconi.
Chi gli sta intorno riconosce ad Alfano una capacità innata di ragionare a freddo, di attutire i missili in arrivo, ma di essere allo stesso tempo veloce nel capire le situazioni.
Già due settimane fa, il suo nome spuntò in un’inchiesta di Rec su Raitre, da cui emersero i rapporti con Rosario Basile, titolare di più di 10 aziende nel settore della vigilanza privata, tra cui l’Ivri. Interrogazioni parlamentari, richiesta di chiarimenti, ma anche lì nessuno smottamento alla poltrona del Viminale.
Del resto, la rete di potere che protegge Angelino è invidiabile.
Circondato da consiglieri giuridici, avvocati e boiardi di stato, Alfano può contare su un professore di diritto privato di spessore come Salvatore Mazzamuto, già sottosegretario alla Giustizia del governo Monti. Un altro degli uomini del suo cerchio più stretto è Baldassarre Di Giovanni, con lui sin dai tempi della regione Sicilia negli Anni 90.
Poi c’è la storica portavoce Daniela Subranni. E ancora l’amico di una vita e avvocato Andrea Gemma, da due anni nel Consiglio di amministrazione di Eni, la più importante azienda pubblica italiana. Professore di Istituzioni di Diritto Privato presso l’Università di Roma Tre, dove insegna anche Giulio Napolitano, figlio dell’ex presidente della Repubblica Giorgio, è membro del board strategico dell’American University of Rome. È avvocato cassazionista e socio dello Studio legale e tributario Gemma & Partners.
Di potere ne ha anche la moglie di Alfano, Tiziana Miceli (i due stanno insieme sin dai tempi del liceo, ndr), avvocatessa dello studio Rm Associati, di cui - come rivelò in un’inchiesta L’Espresso - è titolare anche Fabio Ruscioli, legale del ministro. Entrature nella pubblica amministrazione, conoscenze a tutti i livelli politici, come ogni buon democristiano, Alfano tiene il punto e la poltrona.
Si mormora che vorrebbe entrare nel Pd, forse sarebbe stato più semplice se Renzi avesse vinto le ultime Amministrative. Ma ora che è strattonato da Maurizio Lupi e Roberto Formigoni, nessuno in Ncd sa cosa potrebbe succedere da qui al referendum sulle riforme. Lui intanto si tiene stretto la guida del Viminale. Ma fino a quando?