di Stefano Feltri e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 5/7/2016, 5 luglio 2016
PRONTO IL DECRETO PER CARRAI: SARÀ A PALAZZO CHIGI CON RENZI
Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri è pronto: un provvedimento che ridistribuisce le competenze in materia di cyber security, senza passare dal Parlamento, così da creare le condizioni per assegnare un incarico a Marco Carrai, amico, collaboratore e sostenitore di Matteo Renzi. Il quadro è definito, il Dpcm è blindato. Palazzo Chigi s’è già assicurato che non arrivino obiezioni di forma e di sostanza. Carrai e Renzi hanno discusso gli ultimi dettagli, la settimana scorsa, in un incontro romano. A giorni è attesa la nomina.
Carrai è un imprenditore che ha guidato la Firenze Parcheggi, oggi è presidente degli Aeroporti Toscani, ma dal 2014 è entrato anche nel ramo della sicurezza cibernetica che è la frontiera delle attività di intelligence, dove si concentrano investimenti (in Italia ci sono 135 milioni già stanziati) e minacce. È azionista di una società, la Cys4, che offre servizi di cyber security alle grandi imprese: sta chiudendo il bilancio 2015 con un fatturato di circa 720.000 euro, ma da diversi mesi è congelata, da quando il 16 gennaio scorso il Fatto ha pubblicato la notizia dell’imminente nomina di Carrai a Palazzo Chigi e sono cominciate le polemiche sul conflitto di interessi.
Per questo motivo Carrai ha deciso di mettere in liquidazione la società: un modo per attutire le critiche. L’imprenditore fiorentino rinuncia a un fatturato ancora modesto e se al termine dell’incarico vorrà tornare a fare l’imprenditore cyber, impiegherà un attimo a tornare a quei ricavi, agevolato dalle competenze e dalle conoscenze maturate negli anni.
La nomina di Carrai è diversa da quelle dei tanti consulenti che Renzi ha portato a Palazzo Chigi. Perché richiede, di fatto, una riforma dell’intelligence italiana, regolata da una legge del 2007 e poi da un Dpcm del governo Monti di gennaio 2013. L’attività di intelligence su misura di Carrai funzionerà così: un dirigente di Palazzo Chigi sarà responsabile di una nuova struttura che eredita le competenze dell’Nucleo per la sicurezza cibernetica , che oggi dipende dall’ufficio del generale Carmine Masiello, il consigliere militare della presidenza del Consiglio. Carrai diventerà, a sua volta, consigliere del presidente del Consiglio: dal punto di vista procedurale, risponderà al sottosegretario con delega ai Servizi segreti, Marco Minniti (Pd), e avrà la responsabilità politica della nuova struttura che accentra le competenze di cyber security.
Non si limiterà soltanto al coordinamento fra i tanti pezzi della Pubblica amministrazione (come il Cert, l’infrastruttura informatica di emergenza presso il ministero dello Sviluppo), Carrai assumerà davvero il ruolo di una specie di zar cyber, secondo la formula americana, con il compito di delineare una strategia di difesa informatica dello Stato. Un compito non semplice e molto tecnico che richiederà la creazione di uno staff di almeno venti persone, selezionate tra gli specialisti della Guardia di Finanza e dei servizi segreti.
Per mesi una domanda ricorrente nei palazzi del potere, è rimasta inevasa: Carrai verrà elevato al rango di un agente segreto per decreto? La verità sta nel mezzo: il “miglior amico” di Renzi (etichetta condivisa dai renziani più ortodossi) non potrà occuparsi di attività di intelligence classica, cioè spionaggio e controspionaggio, che resta di competenza dell’Aise e dell’Aisi, le due agenzie coordinate dal Dis guidato da Alessandro Pansa. Però Carrai avrà pieni poteri nella difesa delle infrastrutture, fisiche e digitali, della Repubblica. Quindi avrà anche un “nulla osta di sicurezza” (in sigla, nos) di alto livello, cioè il permesso a maneggiare informazioni molto confindenziali che serve a interagire con le imprese e le strutture che si occupano di dossier rilevanti per l’intelligence.
Renzi è consapevole della delicatezza della nomina di Carrai e delle ripercussioni mediatiche che dovrà patire. Dopo lo scetticismo di questi mesi, si è accertato che dal Quirinale e dagli Stati Uniti ci sia un via libera. Ha aspettato i ballottaggi e che la sconfitta del Pd uscisse dalle prime pagine dei giornali. Adesso è pronto. L’arrivo di Carrai a Palazzo Chigi segna una rivoluzione nei rapporti di potere tra i renziani, perché finora Carrai si era mosso in maniera parallela e complementare alla scalata al potere di Renzi, stringendo contatti internazionali. A Palazzo Chigi finora Renzi si appoggiava a Luca Lotti, sottosegretario con delega all’Editoria, ma appassionato alle questioni di intelligence. Con il trasferimento a Roma di Carrai, Lotti perderà il monopolio, e dunque è tutt’altro che entusiasta.
Per la nomina manca l’atto ufficiale, le firme in calce al Dpcm ci sono già. Ma finché non si legge il comunicato di Palazzo Chigi, niente è scontato.
di Stefano Feltri e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 5/7/2016