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 2016  luglio 05 Martedì calendario

SALAH, CELLA D’ORO-SCANDALO: QUATTRO VANI CON PALESTRA

Ricordate Salah Abdeslam, il ventiseienne terrorista della mattanza di Parigi la notte del venerdì 13 novembre 2015, rimasto uccel di bosco per quattro mesi e quattro giorni, arrestato il 18 marzo a Bruxelles poco prima degli attentati all’aeroporto e alla metropolitana della Capitale belga ed estradato in Francia il 23 aprile?
Beh, l’ex Primula Islam, l’unico di quei commando a essere in carcere, sconta una reclusione dorata, gode di alcuni privilegi.
Dicono per garantirgli la massima sicurezza. Un regime carcerario di riguardo.
Perché Salah non sta rinchiuso in una cella d’isolamento, di quelle che si vedono nei film, piccola, buia, assai punitiva. No: il suo isolamento è… vasto. Comprende persino una palestra personale.
Il tutto, nel supercarcere di Fleury-Mérogis afflitto da micidiale sovraffollamento, il più alto in percentuale d’Europa, ben il 190%: ha 2.855 posti, è costretto a ospitare 4.500 detenuti. Una caienna: coi materassi stesi per terra.
Un disagio che il misterioso Salah non condivide. Eppure, almeno ufficialmente, si sarebbe sempre rifiutato di parlare durante gli interrogatori. Lo hanno confinato al quarto piano dell’edificio D3. Gli hanno assegnato due stanze a uso personale.
Si sveglia ogni mattino alle undici. Si occupa di cucina, legge qualche volta il Corano, segue in tv i reality show. E fa ginnastica. Accanto, nella piccola palestra: per ora attrezzata con un moderno vogatore, al quale si aggiungeranno due macchine per il body building. Non può infatti usufruire, per sicurezza, delle attività fisiche previste negli spazi comuni.
E tuttavia, comincia a dare segni di insofferenza: “All’inizio era molto educato. Ma oggi non parla più: si è chiuso in uno strano mutismo”, riferiscono i secondini che non lo perdono di vista nemmeno un istante, grazie a un sistema di sei videocamere, e una postazione di sorveglianza 24 ore su 24 ore in un quarto locale, contiguo agli altri tre.
A sollevare il velo sul caso Salah è il deputato Thierry Solère, autorevole membro del partito di destra Les Republicains. Il 29 giugno ha compiuto una visita a sorpresa, scortato da due giornalisti del Journal de Dimanche, per verificare le condizioni dei detenuti di Fleury-Mèrogis. Il primo luglio ha inviato una lettera di protesta al ministro della giustizia, Jean-Jacques Urvoas. Domenica 3 luglio è apparso il reportage. Che ha scatenato polemiche e tanta indignazione: “Non c’è alcun motivo per cui Salah debba avere un trattamento diverso. Deve stare nella sua cella, deve essere protetto per evitare che si tolga la vita e che non possa testimoniare, ma questo è tutto”, ha sintetizzato l’ex premier conservatore François Fillon.
Senza chiedersi perché Salah sia trattato coi guanti e perché la sua fuga sia durata così tanto. La Commissione parlamentare francese ha appurato che l’intelligence belga sapeva della radicalizzazione di Salah ma non lo segnalò alla banca dati consultata dalla Géndarmerie che lo fermò e identificò poche ore dopo le stragi.
di Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 5/7/2016