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 2016  luglio 05 Martedì calendario

PIANETA BIELSA

Non vuol mai perdere tempo. È quella la vera ossessione di Marcelo Bielsa. Nel 1991 dopo aver vinto il primo titolo in Argentina, col Newell’s, dotò il suo furgoncino di un video registratore: così poteva vedere le partite mentre si dirigeva al campo d’allenamento. Non riesce a stare senza studiare e insegnare. Il suo calcio è un abbraccio totale. Di idee e di emozioni. L’arrivo di Marcelo Bielsa è una grande scintilla di entusiasmo per la Lazio. Il tecnico argentino è atteso domani mattina a Roma (ma la prenotazione potrebbe anche slittare di un giorno) ed il tifo biancoceleste si sta organizzando per accoglierlo a Fiumicino come l’uomo che potrebbe avviare una nuova era vincente della storia laziale.
In questi giorni di attesa, Marcelo Bielsa piace, affascina e intriga. Un pianeta da esplorare e scoprire. Passando dal tecnico all’uomo. Un abbraccio fortissimo come quelli che Bielsa distribuisce ai suoi giocatori sul campo: anche dopo una giocata d’allenamento riuscita. Perché esige una simbiosi assoluta. Di progetti e anche di sofferenze. Le sue sedute durano quasi tre ore. Il campo viene tagliato e scomposto con strisce e coni di plastica. Per provare schemi a ripetizione, da effettuare ad alta velocità. C’è sempre il pallone in scena. Per coltivare la tecnica individuale e i movimenti al servizio della squadra. Ogni istante contiene una lezione: come calciare, come spostarsi, come occupare gli spazi. I suoi allenamenti sono stati quasi sempre chiusi al pubblico, ma all’Atletico Bilbao e al Marsiglia ha concesso molte deroghe. Sarà così anche nel ritiro di Auronzo di Cadore, che scatterà domenica: off limits solo le sedute in cui si proveranno i meccanismi tattici più «strategici». Già per la preparazione precampionato ha chiesto alla Lazio di dotarsi di nuove strutture che costerebbero sul centinaio di migliaia di euro: per Formello ha in mente interventi più radicali. In allenamento Bielsa si muove su un veicolo simile a quello utilizzato per soccorrere gli infortunati. A Marsiglia la chiamavano «Bielsamobile»: una car ipertecnologica ideata dallo stesso tecnico. Con lavagna tattica, schermo ad alta risoluzione per spiegare gli esercizi e per analizzare le singole fasi dell’allenamento, sistema slow-motion per correggere errori in tempo reale. Nel suo staff ha cinque collaboratori, che lo chiamano «professore»: a Roma potrebbero diventare sei, se ci sarà pure Ever Demaldé. Che lavorava in una drogheria di Mendoza e gli mandava lettere sulla sua visione di calcio. Dopo sette mesi di corrispondenza, Bielsa lo chiamò al telefono per convocarlo a un corso con i suoi collaboratori. Ever poi è diventato un’osservatore del Marsiglia.
Bielsa è un appassionato di cinema. Quando allenava l’Argentina, vedeva anche quattro film al giorno. Li considera messaggi di vita da utilizzare nel mondo del calcio. Parlò molto di cinema anche in quel colloquio che fece scegliere a Guardiola la panchina come binario della sua vita. Aveva appena smesso di giocare, viveva un’esperienza da giornalista, era incuriosito da Bielsa: l’ex centrocampista del Barcellona lo raggiunse nella casa della Pampa in compagnia del regista Fernando Trueba, amico personale dell’argentino. L’incontro divenne una chiacchierata e durò ben sette ore. Da quell’intervista nacque il tecnico Guardiola. Che considera Bielsa suo maestro.
Divora dvd di partite, mangiando biscotti o pizza, con coca cola. Cede facilmente ai piaceri della cucina: nei Paesi Baschi adorava le alubias, famosi fagioli del posto. In questo senso sarebbe piaciuto molto a Bud Spencer, cuore biancoceleste. Apprezza il caffè: ne beve diversi durante gli allenamenti. Vuol tenere sempre alta l’attenzione. Due anni fa «festeggiò» la prima vittoria del Marsiglia in campionato sorseggiando un caffè appena servitogli a bordo campo mentre Gignac esultava per il gol al Guingamp. In Francia seguiva le partita seduto su una ghiacciaia sistemata davanti alla panchina. Se in Argentina era stato soprannominato «El Loco», per le stravaganze dei suoi comportamenti, in Europa è stato etichettato come «El Magico» già ai primi successi. Salvo poi diventare «loquace» quando c’era da attaccare i dirigenti. A Marsiglia si è congedato dicendo: «Il presidente ha mentito presentandomi un programma che non può realizzare». Per Claudio Lotito – pronto anche lui a partire per il ritiro di Auronzo con la sua nuova guida – non sarà facile seguire tutte le richieste di Bielsa. Tra le ultime recapitate al presidente della Lazio quella di avere un volo charter per le trasferte, che quest’anno saranno solo in Italia (senza coppe europee).
Bielsa va in giro in tuta (non le chiede al club ma ne compra una scorta al negozio ufficiale: almeno a Marsiglia ha fatto così) e in una tasca porta le chiavi del centro sportivo. Perché anche a notte fonda può decidere di andare nel suo ufficio o nella sala del maxi schermo a vedersi una partita. Sarà così a Formello, dove comunque alloggerà, almeno nei primi mesi. Si rivede subito la partita appena giocata anche per dare un giudizio sui singoli che diventa voto dopo aver sentito i suoi collaboratori. Chi ha voti più bassi, non gioca. E distribuisce chiavette usb per illustrare azioni specifiche degli avversari o errori commessi sul campo. Il suo calcio: «Più che un’idea la definirei una voglia: il desiderio che in campo succeda ciò che preferisco. Come passare più tempo nella metà campo avversaria...». Firmato Marcelo Bielsa, nuovo profeta della Lazio.