Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 4/7/2016, 4 luglio 2016
«POVERO MIKE, È CHE A ME PIACE PROVOCARE. SONO FATTA COSÌ» – [Intervista ad Antonella Elia] – Non c’è niente di più rivoluzionario della verità, diceva Antonio Gramsci
«POVERO MIKE, È CHE A ME PIACE PROVOCARE. SONO FATTA COSÌ» – [Intervista ad Antonella Elia] – Non c’è niente di più rivoluzionario della verità, diceva Antonio Gramsci. Per carità, il leader comunista combatteva altre battaglie, ma nel suo piccolo (schermo) anche Antonella Elia non si è sottratta, ed esattamente vent’anni fa è stata protagonista di uno dei siparietti più celebri della tv, un siparietto ancora in grado “di far sempre ridere. E non capisco il perché”. Questa la scena: durante le fasi finali alla Ruota della fortuna, la concorrente vince una pelliccia Annabella, Mike Bongiorno consegna il trofeo, soliti elogi per “l’amico sponsor”, ma la signora rifiuta: “Sono contro le pellicce”. Silenzio di Mike. Dolore di Mike. Giustificazioni di Mike. E lei cosa fa? Ovvio, do ragione alla concorrente, le stringo la mano per il gesto. Una bestemmia per Bongiorno. Totale. Per lui lo sponsor era religione, e infatti in bassa frequenza si sono sentiti tutti gli insulti per me: “Stronza, sei una stronza, ma chi pensi che ti dà i soldi”. Ci stava… Lei aveva tradito la causa. Ma sono sempre stata così, non sa le volte che sono andata fuori copione e infischiandomene delle conseguenze. È più forte di me. Ah, aspetti, oltre a della “stronza”, ricordo anche un ripetuto “rincoglionita”. Lei immobile. Per forza. Ma dopo sono scoppiata a piangere in camerino, non riuscivano a calmarmi, poi Mike è arrivato e mi ha abbracciato: “Dai non prendertela”. Era così, personaggio straordinario, con una profonda umanità. Magari neanche del tutto dispiaciuto per la scenetta appena conclusa… Qualcuno lo sostiene, non lo so. Un dato è certo: Mike era un vero e profondo conoscitore dei meccanismi televisivi, era uno in grado di guidare qualunque situazione, di capire come sfruttare il mezzo. Lo sapeva. Aveva fiuto. Nella sua carriera ha lavorato con i big della televisione: Mike Bongiorno, Raimondo Vianello e Corrado. Le manca solo Pippo Baudo. Tre maestri e tutti e tre mi volevano bene. In quanto a Pippo oramai è tardi, oramai è passata la mia tv, il mio ruolo non serve, la ragazzina da sfottere è superata, mentre io sono sempre quella. Il primo è stato Corrado. Un giorno mi vede silenziosa, quasi da parte. Mi chiama e dice: “Che hai?”. Niente, rispondo, solo che l’altra è così brava, perfetta, bella da crearmi dei complessi. Mi sento cretina, sono una gaffe perenne. E lui: “Non cambiare mai, fai la scema che va benissimo”. Lei si è sempre definita “una spalla”. Perché mi viene bene, amo essere presa in giro da questi grandi. Con Vianello infiniti siparietti durante “Pressing”. Ma lo sa che mi vietavano di imparare qualcosa di calcio. Non potevo! Quando gli altri si riunivano per guardare il match del pomeriggio o della sera, io mi curavo le unghie o magari altro. Insomma, qualunque cosa ma niente pallone, altrimenti temevano per le mancate gag della diretta. È contenta della sua carriera? No. Ho sbagliato a lasciare la televisione, ed ero anche nel momento migliore. Come mai questa scelta? Per il teatro, avevo in progetto un musical. Un errore fatale, mentre dovevo essere più solida. Oggi, magari, sarei a condurre un programma un po’ più serio. Cosa intende per “più solida”? Gran parte delle mie scelte sono basate sull’istinto, il problema è che lui mi dice delle gran cazzate. Quindi pentita? Molto, il problema è che sono fatta così: non riesco a mantenere rapporti a lungo termine, non riesco a far parte di una famiglia per troppo tempo. Abbandono. Devo cambiare. E a un certo punto la famiglia di Mediaset mi stava stretta. Aggiungo un aspetto: sono stata consigliata male. Da chi? Dal mio agente di allora, Lele Mora. Non era in grado di offrire consigli artistici. Gli interessava altro… Pensi la stupidaggine: quando lascio la tv per il teatro, Mediaset mi dà una sorta di aspettativa di sei mesi. Bene. Poco dopo Mora mi fa firmare per un programma di Tmc2, una cosa pessima, vado in onda, disattendo l’esclusiva e mi stracciano il contratto con il Biscione. E Mike non l’aveva avvertita? Eccome, non ha idea degli insulti. Ripeto: lui mi voleva bene. Non immagina quanti soldi ho buttato in questo modo, ma ero realmente sola. A volte una famiglia alle spalle, dei fratelli, o un uomo sono fondamentali. Qualcuno in grado di consigliare. E senza doppi fini. È celebre anche la sua lite a colpi di schiaffi e capelli tirati durante “l’Isola dei famosi”. Con la Yespica! Quando ho rivisto il filmato, ho riso molto. Che scena. Se non ci avessero diviso, mi avrebbe sbriciolato le ossa, era il doppio di me. Sì, sono una provocatrice nata, però in questo caso non mi pento, ho solo sbagliato a chiederle scusa. Glielo chiesero gli autori della trasmissione? No, in quel periodo avevo paura a stare sola, e temevo l’isolamento da parte del gruppo. Il regista mi disse: “Hai sbagliato a pentirti, da eroina avresti vinto l’Isola”. Forse aveva ragione. Lei ha recitato in “Ocean’s Twelve” di Soderbergh. Ah sì? (Silenzio) È vero, giusto… Ma solo una posa, è successo quando vivevo a Los Angeles, e per entrare nel sindacato attori era necessario partecipare ad almeno tre produzioni, e così è stato. Nel sindacato per questioni politiche? No, no. Solo per motivi economici: se ne fai parte ti pagano il doppio. Il suo curriculum racconta di una serie amplissima di esperienze. Sì. Ma nel mio cuore sento sempre una lunga serie di “però”: dovevo essere più coerente e concentrata, avrei dovuto costruire la mia vita in maniera più quadrata. Qual è il rovescio della medaglia? Non mi annoio mai, ricomincio sempre. Eppure soffro delle mie insicurezze. Una volta ha manifestato la sua passione per la letteratura russa. Davvero? Sì. Beh, non posso darmi delle arie, ho solo sostenuto un esame di “Estetismo e formalismo russo” al Dams di Bologna, una materia che ho amato moltissimo, e da lì ho letto tantissimo. Però non scriva che sono un’esperta, sarebbe sbagliato. Mettiamo solo appassionata? Mi sembra troppo anche così. A me non piace bluffare, non mi piacciono le maschere, eppure siamo circondati da persone in maschera. E magari anche io ne ho una. Va bene, non entriamo troppo nell’analitico, in fin dei conti siamo qui per i vent’anni del siparietto con Mike… E quindi: allegria!!! Twitter: @A_Ferrucci di Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 4/7/2016