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 2016  luglio 03 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 97 (Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca HAMID, IL CINEMA E YOUTUBE – Profeta

LIBRO IN GOCCE NUMERO 97 (Le civiltà del disagio. Dispacci da Lahore) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca HAMID, IL CINEMA E YOUTUBE – Profeta. «ALLAHU AKBAR!!!! Il cinema che oggi a mezzogiorno in America stava per proiettare il film sul Profeta. Un terremoto ha colpito quell’area spezzando in due l’edificio. Gli americani sono così scioccati da questo miracolo che hanno impedito ai media di dare la notizia, ed è per questo che oggi al telegiornale non ne avete sentito parlare! Condividete questo messaggio così la gente saprà che ALLAH protegge il Profeta!!! FATE GIRARE QUESTO MESSAGGIO! Per favore non fatelo arenare sul vostro telefono!» (messaggio telefonico che circolava in Pakistan in occasione dell’uscita nelle sale americane del film Innocence of Muslims , nel 2012). Indignazione. Reazioni dello Stato all’ondata di indignazione per il film: blocco di Youtube, Internet tornato ai tempi della connessione via telefono. Si aggiunsero le proteste dei politici radicali, che provocarono due morti. La sensazione diffusa era che la situazione fosse destinata a precipitare, e tutti concordavano che il ciclone antifilm islamico avrebbe toccato il venerdì, dopo la preghiera collettiva settimanale. Per finire, il governo istituì per quel venerdì la prima «giornata dell’amore per il Profeta» nella storia del Pakistan. E il ciclone colpì. India. Sessant’anni fa l’India britannica si vide riconosciuta l’indipendenza e si divise in due: da una parte l’India a maggioranza indù e dall’altra il Paese natio di Hamid, il Pakistan, a maggioranza musulmana. Ricorda lo scrittore: «Di generazione in generazione è giunta fino a me la storia dell’uomo di cui porto il nome, il mio bisnonno nato in Kashmir. Fu pugnalato da un musulmano durante la sua passeggiata quotidiana ai Lawrence Gardens di Lahore. All’indipendenza mancavano solo pochi mesi, e la violenza fra le comunità che avrebbe accompagnato la partizione cominciava a ribollire. Il mio bisnonno fu aggredito perché lo scambiarono per un indù. Non c’è da stupirsene: essendo un avvocato, la maggior parte dei suoi colleghi era indù, e anche molti suoi amici. Durante le sanguinose sommosse che sarebbero seguite, avrebbe nascosto in casa sua alcune loro famiglie. Ma il mio bisnonno era musulmano. Non solo: era membro della Lega musulmana, che si era battuta per l’indipendenza del Pakistan». Inferno. Fra le citazioni che Hamid tiene attaccate alla stampante sulla sua scrivania: «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio» (Italo Calvino, Città invisibili). Forza. «Scrivere un romanzo lungo è come un corso di sopravvivenza. La forza fisica è necessaria quanto la sensibilità artistica» (Murakami Haruki). Camminare. Dopo aver letto L’arte di correre di Murakami, uno scrittore che corre moltissimo e ha partecipato a numerose maratone, gare di triathlon, eccetera, Hamid iniziò a camminare. «La citazione di Murakami parla dello scrivere romanzi lunghi. Io scrivo romanzi brevi. Perciò, pensavo, se lui, per tenersi abbastanza in forma per fare quel che ha da fare, deve correre, io posso limitarmi a camminare». Simpatici. L’editor di Hamid a New York, visita spesso uno dei più importanti siti di commercio elettronico – nonché il sito di una comunità di lettori – per vedere cos’hanno da dire i lettori sui libri che pubblica lei. Una delle cose di cui discutono di più è se i personaggi sono o meno simpatici, dato che per loro l’antipatia dei personaggi è una grave pecca. Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 3/7/2016