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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

LA BELLEZZA PAGA

Mentre la cantante americana Alicia Keys lancia la sua sfida make up free – per la promozione del nuovo singolo. In common, posa acqua e sapone e promette di non truccarsi mai più al grido di «tutto quel rimmel sta coprendo la mia autostima» – proprio negli Stati Uniti uno studio su aspetto fisico e lavoro dimostra che le dorme che si truccano guadagnano di più.
La ricerca si chiama Gender and the retuns to attractiveness ed è firmata dai sociologi Jaclyn S. Wong, dell’Università di Chicago, e Andrew M. Penner, dell’Università della California Irvine. Basata sui dati di uno studio decennale effettuato su un campione di circa 15 mila persone tra il 1994 e il 2008, la pubblicazione dimostra che le persone attraenti – indifferentemente dal genere – guadagnano circa il 20 percento in più delle persone mediamente avvenenti. Uomini o donne che siano, quando si parla di lavoro la bellezza pesa. Soprattutto sullo stipendio.
Ma non solo. Lo studio di Wong e Penner si è focalizzato sull’aspetto del grooming, quello che in italiano tradurremo con «trucco e parrucco», per stabilire che la cura del corpo rappresenta una variante positiva che può influenzare totalmente il fattore avvenenza – e quindi il guadagno – di una donna lavoratrice, mentre può influenzare solo al 40 per cento un lavoratore. Per esempio, una donna considerata non attraente ma ben curata può arrivare a circa 37 mila dollari all’anno, mentre una donna dalla bellezza media con una cura del corpo nella media guadagna 24 mila dollari annui e una donna attraente ma con scarsa cura del corpo si ferma a 22 mila dollari.
«Lo studio mostra che prendersi cura del proprio aspetto è un fattore associato a guadagni più alti soprattutto per le donne», spiega Jaclyn S. Wong. Spendere in prodotti di bellezza sarebbe dunque un buon investimento. E, secondo i dati diffusi dal Centro studi cosmetica italiana, il settore è in salute. Con un fatturato di 10 miliardi di euro e un mercato in crescita del 2,2 per cento, il segmento «cura del corpo» domina le vendite con il 16,2 per cento. «La cura del corpo e lo stipendio rischiano di essere direttamente collegati, così chi guadagna di più finisce per potersi permettere trattamenti migliori, in una sorta di circolo chiuso che penalizza chi non può», spiega Irene Tinagli, economista e parlamentare. «Per evitare che siano gli stereotipi a dominare il mondo del lavoro si potrebbe intervenire con aspetti di policy, come i curricula senza fotografie e senza età del candidato». E aggiunge: «Esiste anche un aspetto legato alla performance che vuole i belli più capaci. Lo studio mostra che bisogna intervenire per superare i preconcetti e aiutare i lavoratori che si sentono meno attraenti a recuperare fiducia in se stessi». Un dato che preoccupa se pensato in termini di differenziale retributivo di genere che in Europa si attesta intorno al 16,4 per cento e in Italia al 6 per cento. «Domandare alle donne di spendere più tempo e denaro nella cura del corpo rafforza un problema di sessismo nel mondo del lavoro e conferma le disparità di genere» commenta Jaclyn S. Wong. «Credo che i datori di lavoro abbiano la responsabilità di valutare quanto l’aspetto fisico influenzi il giudizio che hanno sulla qualità del lavoro di quella persona, soprattutto se è una donna».