Filippo Ceccarelli, il venerdì di Repubblica 1/7/2016, 1 luglio 2016
IL SACRO NAPOLETANO IMPERO DI DE MAGISTRIS, SINDACO «RE» CON LA CORONA SENZA SPINE
Eccotela là, come poteva mancare all’appello dei simboli riemersi in questo tempo regressivo, buffo e sciaguratello? La corona, dunque, che qualcuno ha deposto sul capo di Gigi De Magistris nella notte dei festeggiamenti elettorali, o se si vuole durante il rito paganeggiante, fra Marte e Dioniso, del trionfo e della consacrazione del riconfermatissimo sindaco di Napoli. Una corona giocattolo, a occhio, di plastica con finte gemme e croci, modello bizantino o Sacro Romano Impero; una corona per bambini o per qualche recita, e tuttavia un emblema di inconfondibile e segnaletica regalità, tale cioè da elevare chiunque la indossi al di sopra di ogni altra persona, nel caso specifico dei tanti fedeli e fan che certamente avranno acclamato quest’investitura spontanea, dal basso, gioiosa, scherzosa e un po’ selvaggia, a furor di popolo e di monarchico populismo.
Da quel che si vede, De Magistris sembra aver accolto con entusiasmo la spontanea incoronazione, e il fatto stesso che nel caos non si sia capito chi materialmente l’abbia officiata, l’assenza di qualsiasi intermediario fra il re e la folla conferma e anzi accresce le credenziali dello zapatismo cerimoniale ormai stabilmente insediatosi sotto il vulcano.
Pochi altri scatti come questo di Ciro Fusco per l’Ansa rendono il senso, l’intensità e l’estetica del potere nella post-politica: il sovrano, pseudotifoso dell’Inter, veste i paramenti calcistici del Napoli con tanto di sponsor pubblicitario; attorno a lui figure di ogni età che lo abbracciano o lo toccano, alcuni con fasce e braccialetti arancioni sulla fronte e ai polsi; in alto a sinistra si nota un telefonino che scatta foto; in basso a destra un microfono pronto a raccogliere parole che difficilmente passeranno alla Storia. Ma il punto è che quest’ultima ogni tanto s’impone al presente da tempi lontanissimi, in vesti per lo più deformate, tra il ludico e il tecnologico, come in un sogno. Ritorna con giuramenti, troni, processioni, oracoli, predicatori, roghi, maghi, giullari, acclamazioni, maledizioni; e corone, appunto – mai però di spine.