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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

IL SACRO NAPOLETANO IMPERO DI DE MAGISTRIS, SINDACO «RE» CON LA CORONA SENZA SPINE

Eccotela là, come poteva mancare all’appello dei simboli riemersi in questo tempo regressivo, buffo e sciaguratello? La corona, dunque, che qualcuno ha deposto sul capo di Gigi De Magistris nella notte dei festeggiamenti elettorali, o se si vuole durante il rito paganeggiante, fra Marte e Dioniso, del trionfo e della consacrazione del riconfermatissimo sindaco di Napoli. Una corona giocattolo, a occhio, di plastica con finte gemme e croci, modello bizantino o Sacro Romano Impero; una corona per bambini o per qualche recita, e tuttavia un emblema di inconfondibile e segnaletica regalità, tale cioè da elevare chiunque la indossi al di sopra di ogni altra persona, nel caso specifico dei tanti fedeli e fan che certamente avranno acclamato quest’investitura spontanea, dal basso, gioiosa, scherzosa e un po’ selvaggia, a furor di popolo e di monarchico populismo.
Da quel che si vede, De Magistris sembra aver accolto con entusiasmo la spontanea incoronazione, e il fatto stesso che nel caos non si sia capito chi materialmente l’abbia officiata, l’assenza di qualsiasi intermediario fra il re e la folla conferma e anzi accresce le credenziali dello zapatismo cerimoniale ormai stabilmente insediatosi sotto il vulcano.
Pochi altri scatti come questo di Ciro Fusco per l’Ansa rendono il senso, l’intensità e l’estetica del potere nella post-politica: il sovrano, pseudotifoso dell’Inter, veste i paramenti calcistici del Napoli con tanto di sponsor pubblicitario; attorno a lui figure di ogni età che lo abbracciano o lo toccano, alcuni con fasce e braccialetti arancioni sulla fronte e ai polsi; in alto a sinistra si nota un telefonino che scatta foto; in basso a destra un microfono pronto a raccogliere parole che difficilmente passeranno alla Storia. Ma il punto è che quest’ultima ogni tanto s’impone al presente da tempi lontanissimi, in vesti per lo più deformate, tra il ludico e il tecnologico, come in un sogno. Ritorna con giuramenti, troni, processioni, oracoli, predicatori, roghi, maghi, giullari, acclamazioni, maledizioni; e corone, appunto – mai però di spine.