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 2016  luglio 01 Venerdì calendario

LA QUESTIONE BANCARIA RIGUARDA TUTTA EUROPA

La questione bancaria riguarda tutta Europa
Fa certamente impressione vedere Deutsche Bank, colosso tedesco, che in Borsa scende ai minimi da 30 anni. Ma non fa certamente meno effetto vedere un gruppo come UniCredit che due giorni fa quotava sul listino anch’esso ai minimi da oltre 30 anni. Come non fa meno clamore il fatto che tutte le banche europee in meno di una settimana abbiano registrato perdite a due cifre. Ciò che la Borsa sta dicendo da mesi è molto semplice: in Europa c’è una questione bancaria. Aggravata proprio quest’anno dalla normativa del «bail in», che in un sistema reso vulnerabile da anni di recessione, ha aumentato l’incertezza.
Le banche europee hanno infatti tutte lo stesso problema: quello dei tassi d’interesse a zero. Dato che vivono intermediando denaro (prendono in prestito ad un tasso ed erogano finanziamenti a tassi più elevati), se gli interessi scendono a zero per effetto della politica monetaria della Bce, loro guadagnano sempre meno. Secondo i dati di Capital IQ, l’attività di erogazione di prestiti nel 2007 produsse ricavi pari a 709 miliardi per le prime 20 banche europee, mentre nel 2015 il dato risulta sceso a 433 miliardi. Insomma: in pochi anni i ricavi derivanti dall’erogazione del credito si sono quasi dimezzati. Considerando che i costi sono ancora elevati e che molti sistemi bancari (come quelli di Italia e Germania) hanno ancora troppe filiali per l’era di Internet, ecco che la crisi è di tutti.
Poi, in ogni singolo Stato, ci sono i problemi specifici ad aggravare la situazione. In Germania ci sono i derivati, che hanno ingolfato pericolosamente i bilanci delle banche maggiori: la sola Deutsche Bank ne ha in bilancio per una cifra pari a 15 volte il Pil della Germania stessa. In Germania ci sono poi le piccole banche, le Landesbanken, che troppo spesso sono concentrati di politica locale e di governance poco trasparente. In Italia, per contro, abbiamo i crediti deteriorati, pari ormai a 360 miliardi di euro lordi. Oltre ai problemi di governance che le più recenti riforme stanno cercando di superare. E ogni Paese ha le sue specificità. I suoi punti deboli, tutti concentrati su un sistema bancario già reso fragile per i tassi a zero e per la normativa del «bail in».
Ecco perché la questione bancaria va affrontata. Non solo in Italia, ma in tutta Europa. Perché il Vecchio continente è banco-centrico: le imprese, molto spesso piccole o micro, hanno solo il canale bancario per finanziarsi. Se questo canale è in difficoltà, appesantito da mille problemi, in difficoltà ci finisce l’intero sistema produttivo. Soprattutto nei Paesi del Sud, sui quali si somma una fragilità economica e di conti pubblici. Ecco perché le banche andrebbero ristrutturate nel modello di business, per renderle efficienti. Andrebbero in molti casi ricapitalizzate, in modo da permettere loro di eliminare i problemi (come per esempio i crediti in sofferenza). E andrebbero tolte da quella graticola creata, seppur a fin di bene, dalla rigida normativa del «bail in». Banche sane, in economia sana.