Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 01 Venerdì calendario

UNICREDIT PUNTA SUL BANCHIERE ESPERTO DI DERIVATI

Dopo il primo gruppo assicurativo, le Generali, anche la prima banca italiana sarà guidata da un manager francese: Jean Pierre Mustier è il nuovo amministratore delegato di Unicredit. Lo ha voluto Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente che ha seguito la successione infinita a Federico Ghizzoni, che si è dimesso cinque settimane fa lasciando l’istituto senza guida in un momento difficile sui mercati. I soci alla fine si sono convinti, i fondi internazionali azionisti di Unicredit volevano un profilo internazionale, Mustier è l’unico banchiere noto oltre i confini che si è rivelato disponibile. Francesco Gaetano Caltagirone, azionista influente ben più che per il suo 1 per cento sulla banca, avrebbe voluto un banchiere retail, vecchio stile, uno col profilo di Corrado Passera, ex ad di Intesa che era tra i papabili.
Invece arriva Mustier, campione di una finanza più creativa e aggressiva e con un curriculum singolare: 55 anni, diplomato all’Ena, la scuola di formazione dell’élite francese, nel 1987 entra in Société Générale, il colosso bancario francese. Nel 2009, all’inizio della grande crisi, è così in ascesa che dicono possa diventare il prossimo capo azienda.
Mustier guida la divisione di investment banking, dove lavora anche Jerome Kerviel, l’impiegato più famoso della storia della finanza: con operazioni spericolate prive di copertura per 50 miliardi riesce a causare a SocGen una perdita di 4,9 miliardi di euro. La verità giudiziaria dice che Kerviel, condannato a cinque anni nel 2014, ha fatto tutto da solo. Possibile che i suoi capi non sapessero nulla? “Ho avuto la sensazione, poi la certezza, che i superiori di Kerviel non potevano ignorare le posizioni prese da quest’ultimo”, ha spiegato al giornale francese online Mediapart Nathalie Le Roy, ex capo del nucleo reati finanziari della polizia francese che ha condotto la prima parte delle indagini. Mustier, mai toccato dalle inchieste, si dimette.
Dopo un breve purgatorio entra in Unicredit, chiamato da Federico Ghizzoni, si occupa della CIB, cioè Corporate Investment Banking, il ramo che si occupa dei clienti con esigenze finanziarie più sofisticate. I giornali internazionali celebrano il suo stile manageriale drastico, il risultato netto di gestione della CIB è di 2,5 miliardi nel 2011, in perdita di 199 milioni nel 2012, di 1,6 miliardi nel 2013 e 1,9 nel 2014. Poi Mustier ringrazia e se ne va, aveva finito il suo lavoro, spiegano da Unicredit. Passa a Thikeau, una società di nicchia per operazioni finanziarie sofisticate, nel cui azionariato c’è anche Unicredit (2,2 per cento di Thikeau Capital Advisors che controlla Thikeau Capital Partners).
I rapporti con Unicredit restano buoni: la banca guidata da Ghizzoni indica Mustier per il cda di Alitalia, dove rafforza il suo rapporto con Montezemolo, che ne è presidente. Il banchiere francese siede anche nel consiglio di consulenti internazionali guidato da Romano Prodi che delinea scenari macroeconomici.
Mustier è banchiere riservato che gode di buona stampa, rare le critiche anche per il suo ruolo nello scandalo Kerviel. Nel 2012 il giornalista Lorenzo Dilena gli dedica però un lungo ritratto su Linkiesta.it. Tra le altre cose, Dilena rivela quella che è probabilmente la vera ragione delle dimissioni di Mustier da SocGen: l’Amf, l’autorità francese che vigila sui mercati finanziari, gli commina una multa per insider trading da 100.000 euro per “aver venduto 6 mila azioni SocGen sulla base di informazioni privilegiate di cui disponeva nell’agosto del 2007, quando cioè la crisi di liquidità originata dai mutui subprime americani era cominciata da poco più di un mese”.
Mustier, con informazioni interne, poteva prevedere l’evoluzione negativa del contesto e vendere in tempo. In tribunale il banchiere viene scagionato dall’accusa, perché dimostra di aver tenuto la maggioranza del suo pacchetto azionario, subendo delle perdite connesse al crollo delle quotazioni della banca. Ma non evita la multa.
Storie da un passato lontano, i mercati, sia pure con un po’ di altalena, hanno apprezzato la nomina di Mustier ma lo misureranno in quella che sembra una missione impossibile: lanciare un aumento di capitale tra i 5 e i 10 miliardi per rafforzare la banca il cui indice di solidità patrimoniale è sceso al 10,5 per cento, con 80 miliardi di crediti in sofferenza.
Trovare tutti quei soldi in un mercato agitato dalla Brexit e incerto sui destini delle banche italiane non sarà facile. Nelle sue prime dichiarazioni Mustier promette un “nuovo piano strategico”. Molti degli azionisti si aspettano però un segnale immediato di cambiamento, appena si insedierà il 12 luglio: cacciare tutte le prime linee del management, responsabili di quella gestione contestata per la quale finora ha pagato soltanto Ghizzoni.
di Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 1/7/2016