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 2016  giugno 26 Domenica calendario

GIOIRE DI UN CORNER COME SE FOSSE UN GOL? ROBA DA INGLESI

Uno degli esempi più belli di analisi del calcio da parte di un economista è quello di Thomas Schelling, premio Nobel nel 2005, che aveva osservato un evento che si ripete spesso. Quando un attaccante si trova da solo davanti alla porta avversaria, in un numero assai alto di casi, colpirà il portiere anziché portare la palla in rete. Perché? Perché il portiere costituisce un punto prominente nello spazio - un «punto focale», direbbe Kurt Koffka, lo psicologo cognitivo cui Schelling si è ispirato - che attrae lo sguardo dei calciatori posti di fronte a lui più di ogni altra cosa. Per evitare questo effetto - chiamato “effetto Schelling” - colui che si appresta al tiro deve cercare un punto nello spazio diverso da quello del portiere e assegnargli la stessa centralità. Osservare situazioni di questo genere può essere un buon diversivo, una tecnica per non annoiarsi, creandosi, da spettatori, dei motivi di interesse diversi da quelli usuali, in tutte quelle situazioni in cui magari, pur non essendo fanatici di calcio, ci si ritrova comunque con gli amici a seguire il campionato europeo. Questo tipo di esercizio può essere proficuamente continuato grazie ad altri due economisti, non dei “teorici dei giochi” come Shellling, bensì uno statistico, Chris Anderson, e un economista comportamentale, David Sally, i quali si sono ripromessi di confutare, dati alla mano, molti elementi del «credo conservatore» di buona parte dei seguaci di questo sport. Tutti i numeri del calcio, edito da Mondadori, è un libro ricco di esempi per spiegare «perché tutto quello che sapevi sul calcio è sbagliato». Ma se il volume è un vademecum del «Calcio per scettici», al tempo stesso vuole essere una guida per i riformatori che vogliano migliorarne le strategie. Il cambio d’allenatore dà una scossa alla squadra? No, i numeri mostrano che tenere o cambiare allenatore è praticamente uguale. E lo sapevate che le squadre che tirano di più e ottengono più calci d’angolo non sono quelle che segnano di più, e che il totale dei gol segnati non aumenta con i calci d’angolo battuti? Eppure, quando siamo in compagnia dei nostri amici tifosi, il calcio d’angolo o la punizione non lontana dalla porta, che fanno parte della categoria generale «azioni su palla inattiva», sono quasi sempre momenti di grande tensione e aspettativa. I dati mostrano quanto ciò sia ingiustificato: nella Premier League un calcio d’angolo produce 0,022 gol. È importante, forse decisivo, solo una volta ogni dieci partite. «I calci d’angolo non valgono quasi nulla - commentano gli autori. - E, considerato il rischio di farsi prendere in contropiede, con i difensori centrali alla deriva nell’area avversaria, il loro valore in termini di differenza reti netta è vicino allo zero. La prossima volta che la vostra squadra ottiene un corner, prima di incitare i vostri giocatori più alti ad avanzare, pensateci due volte. Potrebbe essere meglio batterlo corto, mantenere il possesso, piuttosto che calciare e sperare. I numeri possono aiutarci a vedere il gioco sotto una luce diversa. Ciò che si fa in un certo modo da sempre non è necessariamente ciò che dobbiamo sempre fare». Ne sono consapevoli anche alcuni allenatori non conformisti, come Mourinho, che, osservando l’esultanza dei tifosi quando si guadagna un corner, una volta ha commentato: «D’altronde, in quanti Paesi si applaude a un corner così come a un gol? Uno solo, l’Inghilterra». È vero peraltro che buona parte dei dati del libro derivano dall’analisi del campionato inglese. Ma a ben vedere la lezione che se ne trae vale per tutti. Alla domanda «esiste il campionato più bello del mondo?» segue impietosa la rispopsta dei dati: no, più o meno sono tutti uguali.