Carola Frediani, La Stampa 26/6/2016, 26 giugno 2016
IL GRANDE RISIKO DEI PADRONI DELLE SCOMMESSE
Sono le sorelle del gioco d’azzardo legale in Italia, in particolare delle macchinette, newslot (Awp) e videolotteries (Vlt). Nel 2015 erano tredici società - Lottomatica Videolot (poi Igt), Bplus (poi Global Starnet), Gamenet, Sisal, Hbg, Cogetech, Snai, Gmatica (poi Admiral Gaming Network), Codere, Cirsa, Intralot, Nts Network, Netwin Italia - e producevano metà del fatturato annuale del settore, che è di 88,8 miliardi di euro. Sono le concessionarie cui i Monopoli di Stato hanno affidato la gestione della rete telematica degli apparecchi e gli incarichi ai gestori che li installano nei locali: bar, ristoranti, tabaccherie, sale dedicate. In pratica sono il vertice di una filiera che ha sotto di sé 4mila gestori. E che allo Stato devono versare un prelievo fiscale le cui aliquote sono solo uno dei vari contenziosi aperti nel settore. Pochi mesi fa, ad esempio, è scoppiato il caso del pagamento incompleto, da parte di alcune società, delle rispettive quote dovute all’erario. Il governo aveva chiesto in totale 500 milioni di euro entro lo scorso ottobre, divisi in base al numero delle macchinette gestite. Due mesi fa ne mancavano ancora 160, segnalava a fine aprile l’associazione Asso-consum presentando un esposto alla Guardia di Finanza. Prima ancora c’era stato il pasticciaccio della vertenza con lo Stato da 98 miliardi di euro: tanti ne aveva contestati, per violazioni contrattuali, evasione e penali, la Corte dei Conti alle dieci concessionarie del 2007. Il processo aveva ridotto drasticamente la sanzione (portandola a 2,5 miliardi), scesa ancora a 857 milioni tra una sanatoria nel 2013 e una ulteriore sentenza.
Il settore resta un garbuglio burocratico, contraddistinto da debiti, acquisizioni e fusioni, intrecci societari, sedi operative sul territorio e holding in Paesi come il Lussemburgo, nonché la recente espansione del ruolo dei fondi di investimento in capitale di rischio. Il 2015 ha visto cambiamenti per le due società originariamente più italiane: Snai e Lottomatica. La prima ha acquisito la concorrente Cogetech (attraverso Cogemat) divenendo così potenzialmente il secondo operatore nel settore delle macchinette mangiasoldi e il primo in quello delle scommesse sportive. Lottomatica, di proprietà del gruppo De Agostini ha invece operato una fusione con il gruppo Gtech e anche con il gruppo americano Igt.
Il gruppo Sisal, che nel 2015 ha registrato ricavi in calo, a fine maggio è passata di mano: dai fondi di private equity lussemburghesi raccolti in GameInvest a un’altra finanziaria lussemburghese, CVC Capital Partners, specializzata in hedge funds. Operazione dal valore di impresa di 1 miliardo di euro.
Codere Italia, parte di una multinazionale spagnola che nel 2014 ha rischiato l’insolvenza, nel 2015 si è allargata ulteriormente nella penisola acquisendo alcune società di giochi. La sua casa madre iberica - controllata da una holding con sede in Olanda - ancora a fine 2015 era impegnata in una faticosa ristrutturazione dei debiti.
Nei mesi scorsi invece Gamenet, anch’essa controllata da un fondo di private equity, Trilantic Capital Partners, si fondeva con la concorrente Intralot Italia, parte di una multinazionale greca. Gmatica è diventata Admiral Gaming integrandosi del tutto nel colosso Novomatic, che a sua volta fa capo a tre holding, due svizzere e una austriaca. Mentre l’ex BPlus, commissariata nel 2014, e divenuta Global Starnet a fine 2015.
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