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 2016  giugno 18 Sabato calendario

ISOLE FELICI TRA LE PATRIE GALERE


Asinara, il supercarcere dove furono rinchiusi brigatisti e mafiosi al 41 bis. Pianosa, isola fortezza dove tra il 1931 e il 1935 finì il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini. E, ancora, le colonie penali di Capraia e Gorgona. La prima chiusa nel 1986, la seconda è rimasta l’unica “isola-carcere” ancora attiva in Italia, dove una settantina di detenuti scontano la pena prendendosi cura di uliveti e vigne.
Quattro isole dai trascorsi “galeotti”, ma non solo. Perché tutte possono vantare mare e spiagge incontaminate, sono poco urbanizzate e offrono la possibilità di compiere escursioni nel verde, tra i profumi pungenti della macchia mediterranea. Una ricchezza che è stata tutelata anche grazie alla presenza degli istituti di pena: l’inaccessibilità forzata ha permesso a questi piccoli paradisi di restare incontaminati. Tanto che oggi si propongono come mete per un turismo di nicchia e consapevole.
Il caso più significativo è Pianosa, parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano: il carcere di massima sicurezza venne chiuso nel 1998 e l’isola restituita al turismo, ma con alcune restrizioni. L’accesso è limitato a soli 250 visitatori al giorno che la possono raggiungere solo a bordo dei traghetti con partenza da Piombino e dall’Isola d’Elba. Alle barche private è vietato avvicinarsi. Molte attività sono gestite da un gruppo di detenuti del carcere di Porto Azzurro (sull’isola d’Elba). Una trentina lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria: si prendono cura del verde, puliscono i sentieri e sistemano staccionate e belvederi. Altri cinque invece sono cuochi, camerieri e receptionist alle dipendenze della cooperativa “San Giacomo”, che gestisce un albergo e un ristorante dell’isola.
«Il nostro obiettivo è aiutare i detenuti nel loro percorso verso il ritorno alla libertà. Insegniamo un lavoro e una professionalità che poi potranno spendere quando avranno terminato di scontare la loro pena», spiega Giulia Manca, socia lavoratrice della cooperativa. Un impegno che ha prodotto buoni risultati: «Una quarantina di detenuti passati da Pianosa hanno trovato un lavoro all’esterno», sottolinea.
Il lavoro all’albergo abbonda, soprattutto nei mesi estivi quando il via vai di turisti è molto intenso. «Alcuni gruppi di visitatori si sono affezionati a noi e tornano, anno dopo anno», prosegue. «Si sono innamorati della pace che scende sull’isola la sera, dei suoi colori. E di un cielo stellato che solo qui si può ammirare».
«Chi arriva a Pianosa può svolgere tante attività», aggiunge Giampiero Samurri, direttore del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano. «Rilassarsi sulla spiaggia di Cala Giovanna, fare snorkeling o escursioni guidate alla scoperta degli aspetti naturalistici e storico-culturali dell’isola». Tra questi le strutture residenziali marittime risalenti al periodo imperiale romano e una catacomba cristiana del III-IV secolo. In futuro ci saranno altre novità. Un recente accordo siglato dall’ente Parco con il comune di Campo all’Elba e il ministero della Giustizia prevede nei prossimi anni la ristrutturazione di alcuni importanti edifici dell’isola per creare un museo, un albergo e un ostello.
Del Parco fanno parte anche Gorgona – dove, nonostante la presenza di un carcere ancora attivo, piccoli gruppi di turisti possono accedere regolarmente per dei trekking guidati – e Capraia. Ex colonia penale oggi votata alla produzione agricola biologica, è possibile accedervi liberamente pernottando in uno degli eco-alberghi presenti sull’isola. Un’occasione unica per scoprire il Santuario dei cetacei, alla ricerca di delfìni e balenottere.
Simile, per certi versi, la storia dell’Asinara. L’isola è rimasta inaccessibile tra il 1885 e il 1997, anno in cui venne chiuso il carcere di massima sicurezza dove, tra gli altri, erano stati detenuti Totò Riina e Raffaele Cutolo. L’isola si trova in un’area estremamente appetibile della costa sarda, che tra gli anni Settanta e Ottanta è stata investita da una massiccia colata di cemento. «Il carcere ha permesso di mantenerne intatto l’ambiente naturale», spiega Sebastiano Venneri, responsabile aree marine di Legambiente. «Quando il governo ha deciso di dismetterlo, sul finire degli anni Novanta, si era già sviluppata una maggiore attenzione per la tutela del territorio». L’istituzione del parco nazionale, nel 1997, ha “liberato” l’Asinara che è tornata a essere accessibile a tutti, grazie a visite guidate e immersioni alla scoperta delle sue bellezze sottomarine. Ma solo da poco tempo è possibile restare a dormire sull’isola, nell’ostello ricavato dai locali dell’ex caserma a Cala d’Oliva.