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 2016  giugno 22 Mercoledì calendario

IO BIANCA– [Bianca Balti] La brezza di Capri scosta le tendine della camera ed è come se bisbigliasse “entra, coraggio”

IO BIANCA– [Bianca Balti] La brezza di Capri scosta le tendine della camera ed è come se bisbigliasse “entra, coraggio”. Lei è accoccolata sul copriletto bianco, il braccio disteso per poggiare il capo, così leggera che le lenzuola non fanno pieghe, ma probabilmente è suggestione. Sembra importargliene poco di essere colta così, in un attimo d’abbandono, dopo una giornata di shooting per promuovere la nuova serie limitata del profumo Light Blue di Dolce & Gabbana. «Piacere, Bianca!» dice, porgendo la mano e dando gas a questi occhi di un azzurro che invade tutto lo spazio lasciato disponibile dalle palpebre. «Andiamo a fumarci una sigaretta in terrazza, dai», propone, tornando subito sulla terra, il luogo dove le piace stare. Considerando quella che segue come categoria sia professionale che del sogno, a 32 anni Bianca Balti è la “modella italiana” più importante del mondo, ultima incarnazione della femminilità accogliente, mediterranea, pizzo nero e maternità, gradini assolati e sudore, amore, valori. Eppure s’è impegnata e s’impegna molto per sfuggire allo stereotipo che la chiama: a quattordici anni è caduta di faccia dal motorino, rompendosi i denti davanti, precedente rischioso per una futura top. A diciotto è andata a vivere in una casa occupata di Milano, finché il fidanzato non è stato arrestato per aggressione e una giovane romena violentata da alcuni connazionali che bivaccavano al piano di sopra. A 22 s’è sposata, è diventata mamma di Matilde e poi si è subito separata. E ora vive una storia d’amore sperimentale, di monogamia transatlantica, col padre americano della secondogenita Mia, nata un anno fa. Lui a Los Angeles e lei a Marbella, «a vivere felice l’esistenza più noiosa del mondo». Vittimismo? No. Il film che segue è prodotto, scritto, diretto e interpretato da lei. Come reagisce un uomo quando s’accorge che di lui non c’è bisogno? «Ma io non ho bisogno di nessuno in generale. E in particolare, di quel tipo di uomo che si trasforma in una creatura da accudire. Ho già due figlie, una carriera, la casa. Per carità». Amazzone Balti. «Ammettiamolo: quando vuoi che un uomo stia sempre al tuo fianco, è solo perché lo vuoi controllare, e viceversa. Io porto la bambina a scuola, vado in palestra, alle nove sono a letto: fidarsi di me è facilissimo». E fidarsi di lui? «Ma con chi deve tradirmi, dai? Con una Britney o una Tiffany, come si chiamano tutte in California? Se ti piace quella roba lì, non hai classe. Se invece hai classe, prendi un aereo e vieni da me». Ipotizzando che di classe in effetti difettasse? «Mi sentirei ferita. Gli taglierei le palle». Non si sente una specie di vedova nera che attira e intrappola l’uomo nella sua ideologia? «No, sono generosa. L’indipendenza non è solo “non mi stare addosso”: è un regalo. È un esercizio di maturità che si ripete tutti i giorni». Sul cento per cento di un anno, in che percentuale è giusto stare assieme? «A me fa star bene l’idea di avere un uomo, in astratto, ma non di averlo lì. Quindi facciamo il venti». E per il sesso, basta l’otto? «Oddio, così tanto? Non ho mica l’ormone così impazzito, io». Sotto lo spot della sua vita sentimentale farebbe scrivere “Non rifatelo a casa” oppure sì? «Sono state le mazzate sentimentali a portarmi fin qui. Uomini insicuri che cercavano di farmi sentire piccola. Che mi davano della puttana per aver intrattenuto relazioni sociali durante eventi lavorativi o per essere stata simpatica con un fotografo. Poi c’è la consapevolezza che il maschio è stupidotto, si fa coinvolgere nel rapporto, finché un giorno ti rinfaccia di non aver fatto esperienze per colpa tua. Allora spingo all’eccesso: sei libero, vai». C’è qualcosa di altrettanto crudo anche nel modo in cui offre la sua nudità: poco ninfa, molto umana. «Sono completamente disinibita. Se mi dici “apri di più la gamba”, io lo faccio, è una cosa naturale». E collegabile alla sua adolescenza, a quando faceva la squatter: un modo per tornare selvaggia, forse. «All’inizio utilizzavo la nudità come provocazione, per far incazzare i miei, che sono pudicissimi. Ora invece è espressione della mia libertà, del mio essere aperta. Un simbolo dell’odio verso il moralismo. Sono nuda e nemmeno lo so, in un certo senso». Dopo lo shooting per GQ, ha detto: voglio far innamorare gli italiani. Con quali strumenti pensa di riuscirci? «Agli uomini piacciono il seno e il sedere, no? Quindi mi son detta: Bianca, facciamoli vedere. Tra l’altro sto allattando, e ho un décolleté fantastico. E in più, quando avevo posato per Playboy non mi avevano fotografato il “lato B”. Circostanza che Karl Lagerfeld non ha apprezzato». In che senso? «Lui è un fan. Dice che nel mondo della moda è il più bello. L’unico non palestrato. Vero». Ma Lagerfeld non ama la donna eterea, disincarnata? «Ormai sono gli eterosessuali a volerla così. Non si può più vedere un peletto che, oddio!, si sconvolgono. A un uomo vero dovrebbe far sangue la donna naturale, anche non proprio fresca d’estetista, per capirci». Mentre parlava al Salone del libro di Torino, Checco Zalone ha detto: «Una come Bianca Balti adesso me la darebbe». «Ma vedi ’sto stronzo». Occorre conferma o smentita. «Intanto precisiamo: pare che qualcuno gli abbia suggerito il nome di Belén, sul quale Checco ha glissato. Alla fine ha nominato me. E quasi mi lusinga. Indica il raggiungimento di un suo status, per lui. Comunque smentisco: manco morta». Neanche fosse l’ultimo uomo sulla terra? «Neanche». Ma cosa urlate in continuazione, lei e la Bellucci, nelle foto della campagna D&G? «È tutto un continuo “Hei!”, “Oh!”, “Ueee!”. La scena è questa: c’è Domenico Dolce che dirige, mentre Stefano Gabbana mette in loop vecchie canzoni italiane, da Peppino di Capri a ’O sole mio, tutto il giorno. E col megafono in mano dà le indicazioni: “Bianca strilla! Bianca ridi!”. Uno spasso». Prime lezioni di recitazione, per lei che ha sempre detto no al cinema. Perché? «Dico no perché non so recitare. Al limite posso interpretare la fatalona che entra nella stanza, come Madalina Ghenea». Tra venti minuti la chiamerà Christian De Sica. «Ecco, no, scusate, sono occupata. In un film straniero importante però, se ci fosse da fare la parte dell’italiana conturbante, mi ci vedrei». Chi è Bianchina? «È il mio nomignolo da bambina. E sono ancora io, in fondo. Una donna che in casa balla anche come una deficiente, che canta l’opera in cucina, a cui piace fare la stupidona. Amica di tutti». La stessa che s’è fratturata due volte la stessa gamba. «Esatto. Cadendo in motorino su una lastra di ghiaccio e ricadendo un mese dopo, salendoci con le stampelle». Si dice sia un po’ narcolettica. «Di certo sono una tipa da giorno. Amo svegliarmi con le prime luci e andare a letto appena fa buio». E le notti da ragazzina, nei centri sociali di Milano? «Mi addormentavo ovunque ci fosse un divanetto. Mi è sempre piaciuta la sensazione di dormire mentre le cose vanno avanti. Mi piaceva percepire la presenza degli altri, e intanto sognare». Ha fobie ingestibili, oltre a quella di cadere dai tacchi in passerella? «Ho paura che scoppi la guerra. Quando ci sono stati gli attacchi a Parigi sono rimasta chiusa in casa tutto il giorno, con i passaporti in mano, pronta a scappare in un luogo sicuro. Spesso vado in giro con molto contante, per ogni evenienza. Oppure nascondo un orologio, o altre cose di valore, da barattare in caso non abbia più da mangiare per le mie figlie, o debba pagarmi un tragitto in gommone per andare chissà dove. Sono sempre all’erta. Anche se per cosa non si sa». Da ex estremista, s’è innamorata del Papa anche lei? «Tanto, e lo vorrei incontrare. Ce l’ho anche tatuato qua, sotto il seno: Saint Francis. Dice le cose che avrebbero dovuto dire gli altri. E nutre la fricchettona che è in me: vado a messa, mando a catechismo mia figlia». È una fase, come le altre, passerà. «Non credo. Gesù è un figo. E mi sta sulle balle che siano i moralisti a portarne la bandiera. Gente che alla fine vota Donald Trump. Dico io: ma allora non avete capito niente. A Gesù, Donald Trump non sarebbe piaciuto».